‘Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice’: la recensione del film di Zack Snyder su Netflix | Rolling Stone Italia
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10 cose molto importanti che ho imparato guardando ‘Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice’

La seconda parte dell’epopea spaziale by Zack Snyder, ora su Netflix, mescola pathos, pulp e action (rigorosamente in slow motion). Ecco cosa ci insegna – spoiler: che è meglio non perdere tempo con ’sta roba

10 cose molto importanti che ho imparato guardando ‘Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice’

Sofia Boutella in ‘Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice’

Foto: Netflix

1. Chiamare sempre Anthony Hopkins quando c’è da spiegare qualcosa. Quest’uomo ha vinto due Oscar, ha interpretato chiunque, da Amleto a Hannibal Lecter, e ha un accento british in grado di sciogliere il burro. Quindi, se siete Zack Snyder – o anche se non siete Zack Snyder, ma state per lanciare il secondo capitolo di una saga spaziale inutilmente complicata (Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, disponibile su Netflix, ndt) e avete bisogno di fare un bel riassunto per gli spettatori – arruolate Sir Anthony per dire cose come: “Ai confini del Mondo Madre, intorno al gigante gassoso Mara, si trovava la piccola luna di Veldt…. Fu così che una donna di nome Cora e un uomo di nome Gunnar partirono dal villaggio per radunare guerrieri che potessero opporsi alla dreadnought. In un’imboscata sui moli galleggianti di Gondoval, Cora trionfò sull’Ammiraglio Noble, lasciando il suo corpo in mille pezzi sulla costa rocciosa”. È sempre un’assurdità, ma cavolo se suona bene quando la pronuncia lui con la massima solennità. Inoltre, Hopkins ha già dato voce a un robot con una predilezione per i copricapi pagani, e qui non andiamo molto lontano.

2. Sofia Boutella è figa. Attrice, ballerina, ginnasta e modella algerina, Boutella si è costruita un curriculum da urlo da quando, nel 2014, Kingsman – Secret Service l’ha fatta definitivamente notare sul grande schermo (era l’assassina con una protesi alla gamba). Ad oggi l’avrete vista in un gran numero di film, da Atomica bionda a La mummia, fino a Climax di Gaspar Noé, un’opera praticamente sotto acido. Riesce a fronteggiare anche i più duri, la sua fisicità la rende la scelta perfetta per interpretare l’eroina action, e quando serve qualcuno che conduca gli spettatori dentro una mitologia che continua a incartarsi su sé stessa e che non riesce a reggere il peso della sua stessa narrazione sovraccarica, lei è comunque la donna giusta. Se le date una pistola e poi posizionate la macchina da presa in modo che lei spari proprio accanto all’obiettivo, allora ripeterete l’inquadratura un milione di volte. Se invece le date una spada, ancora meglio. Perché….

3. Le spade sono fighe. Soprattutto se sono incandescenti. Soprattutto se sono impugnate da un personaggio come Nemesis (altro nome figo), una specie di samurai mistico con un braccio cyborg (braccio figo) interpretato da Bae Doo-na (attore figo, già apparso in cose fantascientifiche stravaganti come Jupiter – Il destino dell’universo e Sense8; è bravissima anche in The Host di Bong Joon-ho, che dovreste guardare al posto di questo). Soprattutto se la persona che le impugna ha due spade luminose e le fa roteare in un modo che ti fa sentire come se le droghe stessero finalmente facendo effetto. Soprattutto se le conficchi nel corpo di alcuni cattivi che sembrano sorpresi di vedere una spada incandescente spuntare dal loro petto. Ripetete anche questo un milione di volte.

Rebel Moon - Parte 2: La Sfregiatrice | Teaser ufficiale | Netflix Italia

4. Lo slow motion è figo. Arrabbiarsi con Zack Snyder perché gira le sue sequenze d’azione al ralenti è come urlare contro l’acqua perché è così dannatamente bagnata. Da quando con 300 ha trasformato l’epopea degli spartani in una galleria di uomini che uccidono altri uomini alla velocità di una lumaca, quello è diventato il suo marchio di fabbrica. Non ricordo chi abbia detto che i film di Snyder durerebbero solo 22 minuti se si facessero scorrere tutte le scene a velocità normale ma, chiunque sia stato, spero che abbia vinto un Pulitzer per questa affermazione. Il nostro Zack sfodera l’insta-majestic slo-mo per un sacco di cose: soldati che saltano in aria, salti da ponti su cumuli di carbone, pugni, calci, camminate lungo la passerella di un’astronave, trebbiatura del grano da soli, trebbiatura del grano in gruppo, trebbiatura del grano in qualsiasi momento sia l’equivalente cosmico dell’ora magica nel Veldt. Sul serio, se questo film farà appassionare i più giovani alla trebbiatura del grano solo perché il film la fa sembrare così bella al rallentatore, allora ha ragione lui. Fa’ quel che devi fare, TikTok.

5. Le danze della vendemmia tra i contadini spaziali sono fighe. Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice passa buona parte della sua prima ora trasformando un ballo del raccolto prima della battaglia in un’occasione per fare grandi discorsi, un po’ di solito chiasso e ciò che dovrebbe passare per la formazione della banda di guerrieri che difenderà questa comunità agraria spaziale dai malvagi nazisti spaziali. Ci sono sequenze che mostrano l’addestramento dei vari membri e momenti di intimità tra l’ex soldatessa tormentata turned salvatrice delle galassie interpretata da Boutella e il bel contadino cui dà il volto Michiel Huisman. Ma, soprattutto, è un’occasione per tutti di confessare in modo poetico i traumi passati, che danno il via a mini film in slo-mo all’interno del film principale. E per i fotogenici membri del cast, con le loro T-shirt sudicie e maglioni spaziali d’ordinanza, per urlare frasi ispirazionali e fare un po’ baldoria. Anche in questo caso, TikTok dovrebbe rendere tutto questo una nuova tendenza.

6. I titoli dei sequel troppo lunghi e verbosi sono fighi, soprattutto se hanno un sottotitolo. Vedi titolo.

7. I robot che soffrono di crisi esistenziali sono fighi. IMDb ci informa che il nome dell’androide doppiato da Sir Anthony Hopkins è “Jimmy”, ma noi abbiamo preso a chiamarlo “robot di Čechov” da quando Snyder e i suoi co-sceneggiatori Shay Hatten e Kurt Johnstad ce lo hanno presentato nella Parte 1, cioè Figlia del fuoco. Membro delle forze di sicurezza della guardia reale lasciato sul pianeta come una sorta di misura di difesa dai nazisti spaziali malvagi, Jimmy è invece diventato un pacifista e ha preso a indossare bizzarri copricapi con le corna e a fissare intensamente l’orizzonte, facendo di tanto in tanto visita al villaggio per riflettere filosoficamente sulla vita, l’universo e tutto il resto. Non è uno spoiler notare che, come la proverbiale pistola del drammaturgo russo, Jimmy è destinato a esplodere nel terzo atto. O forse è uno spoiler. Onestamente, a questo punto, chi se ne frega?

Anthony Hopkins dà la voce al robot Jimmy. Foto: Netflix

8. Le pirotecniche sequenze di battaglia con carri armati simili a ragni, astronavi che precipitano, un sacco di esplosioni e persone che sbucano dalla terra con dei lanciarazzi sono fighe. E a suo merito, Rebel Moon – Parte 2 dedica quasi tutta la sua seconda metà agli scontri a fuoco, ai combattimenti al rallentatore (ma dai!) e a far saltare in aria tutto. Dopo che Cora si è tagliata i capelli – quindi ora fa sul serio! – e il risorto Ammiraglio Noble di Ed Skrein si presenta sul pianeta per lanciare minacce e ultimatum, Gunnar dà l’allarme e poi… boom!, si parte. Snyder è nel suo elemento, prolunga ogni colpo nelle budella e/o infilzamento sacrificale fino a tre volte la lunghezza richiesta, inserendo cori luttuosi e fanfare trionfali, e persino dando occasionalmente vita a immagini che sembrano rubate alla copertina di un vecchio libro pulp. Perlopiù, però, si tratta solo di un sacco di rumore e furia, e voi sapete cosa significa tutto questo. In caso contrario, chiedete a Sir Anthony. Conosce bene Shakespeare.

9. Far finta che si tratti di un’epopea in due parti per poi all’ultimo minuto spalancare la porta a un terzo episodio grazie a un confuso dettaglio della trama che improvvisamente diventa fondamentale è… figo? Siete avvertiti, gente.

10. La vita è tristemente breve. E anche troppo breve per leggere recensioni di film come questo. Certamente troppo breve per guardare brutti film. Sicuramente troppo breve per immergersi in una saga spaziale mal costruita che minaccia di occupare ancora di più il vostro tempo e la vostra attenzione, limitandosi a fornire avanzi riscaldati della cultura pop sommersi da chili di salsa piccante digitale. State lontani dagli schermi. Andate a fare una passeggiata. Fondate il vostro collettivo di trebbiatori di grano. Tutto tranne che soffrire davanti a questo film.

Da Rolling Stone US