Tutti i film di Jim Jarmusch, dal peggiore al migliore | Rolling Stone Italia
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Tutti i film di Jim Jarmusch, dal peggiore al migliore

Il regista di 'Solo gli amanti sopravvivono' sta arrivando a Venezia 82 con il suo nuovo film, 'Father Mother Sister Brother'. Ecco un ripassino della sua filmografia, ma attenzione: nella classifica non sono compresi i documentari musicali

Jim Jarmusch - Foto Stampa

Jim Jarmusch - Foto Stampa

Pure Akron, in Ohio, deve essere un posto “più strano del paradiso”, come recita il titolo del secondo, seminale film di Jim Jarmusch. Una provincia abbastanza sonnolenta da mettersi in dialogo con la città, facendola fermare: e infatti il suo esordio, Permanent Vacation, va al ritmo di una strada secondaria, non certo a quello dell’alto scorrimento della cintura di New York City nella quale è pur ambientata. Jarmusch ha questo suo modo di essere snervante: non imbocca mai la strada che ti aspetteresti, almeno sullo schermo. La tensione del mondo interno al film è sempre più importante della tensione esterna che può sviluppare quella stessa storia.

Tredici film in 45 anni sembrano pochi (tra poco quattordici). In realtà, a me paiono un miracolo: mai parte della New Hollywood, una prima formazione a mestiere da Nicholas Ray, nessun salto nel mainstream. La proprietà diretta di tutti i suoi negativi, così da potersi dichiarare veramente indipendente, e la carriera parallela da musicista, solista, con gli Sqürl, con Jozef Van Wissem: c’è chi arriva al filmmaker in un modo, chi al chitarrista nell’altro.

Tredici film, dicevamo, ma il numero è falso. Ci sono video musicali (Cat Power, The Raconteurs, Tom Waits, Talking Heads tra gli altri), documentari musicali (Gimme Danger su Iggy Pop e gli Stooges, Year of the Horse su Neil Young & Crazy Horse), alcuni cortometraggi (a volte confluiti in lungometraggi). Non Li prenderemo in considerazione, qui, limitandoci ai lavori narrativi maggiori. Narrativi, naturalmente, à la Jarmusch. Ma ora arriviamo anche a questa storia.

13

Permanent Vacation

1980
Permanent Vacation - Jim Jarmusch

L’esordio di Jarmusch fece probabilmente impazzire i suoi insegnanti alla Graduate School di Cinema della New York University (da cui infatti non si diplomò mai). Assistente di Nicholas Ray durante la lavorazione di Lightning Over Water, usa alcune pizze di pellicola avanzate per lavorare a questa ora e quindici di Allie, aka Aloysius Parker (interpretato da Charlie Parker, perché Jarmusch potrebbe aver inventato il metaverso, o applicare benissimo l’ironia infinita dei romantici tedeschi), e qualcosa del regista che sarà già lo capiamo. Omaggio al musicista Charlie Parker nel personaggio e nell’attore (perché le coincidenze non esistono), movimenti di macchina quasi inesistenti, conversazioni del peso di un aforisma in cui tutti i coinvolti, però, capiscono sempre tutto. Permanente Vacation è un film difficile da guardare, nel 2025 e allo scoccare dei suoi 45 anni. Ma è seminale e imprescindibile per chiunque voglia dire: “ah, Jarmusch, il suo cinema lo conosco!”. Un saggio, più che una narrazione.

12

The Limits of Control

2009
The Limits of Control - Official Trailer

Dal 1990 (sarebbe ’91, ma vabbè, ci siamo capiti), Jarmusch cambia. Lui no, i suoi film sì. Pasticcia con i generi, «un classico esempio di instabilità artistica», parlando come Stanis La Rochelle. Non impiastri però, ma pastiche. Divertenti, scanzonati, e un centro di serietà permanente. Immaginazione infinita, un mondo strettissimo, e vincoli causali che stanno in piedi solo chiudendo gli occhi. Nessun genere soddisfa le aspettative dei suoi appassionati. Sono film “inutili” e liberi. Nemmeno in questo caso, però, tutte le ciambelle riescono con il buco. Un genere è provato una volta e poi scartato. Nel caso del film di spie o di assassini, il protagonista Isaach De Bankolé è un ottimo convitato di pietra al suo stesso destino, da compiere eseguendo una trafila di ordini inspiegabili e meticolosi esercizi di simil-tai chi. Senza arrivare mai al dunque dell’azione. Un brutto film mai, da pelo sullo stomaco, be’, un po’ sì.

11

I morti non muoiono

2019
I MORTI NON MUOIONO di Jim Jarmusch - Trailer italiano ufficiale

Meglio cedere al senso comune e posizionare uno dei film che personalmente preferisco di Jarmusch verso il fondo della classifica. Lo zombie movie del regista di Akron, Ohio (questo il suo luogo di nascita) comincia con un omaggio alla Notte dei morti viventi di George Romero, finisce con gli alieni e nel mezzo ci va a finire un po’ di tutto. Dal ritorno di alcuni attori per lui storici, come Tilda Swinton e Bill Murray, a nuove collaborazioni rinnovate (come con Adam Driver, o Chloë Sevigny), I morti non muoiono è un’enciclopedia che ripercorre la filmografia di Jarmusch e il suo modus operandi, e che nell’estremizzazione delle loro idiosincrasie rischia di perdere molti spettatori per strada. Qui vale: o lo ami, o lo odi. Dato che non c’è motivo di odiare i lungometraggi di Jim Jarmusch, posso consigliare di non cominciare da qui. E di ritornarci una volta sviluppato un certo dente per il suo linguaggio. E se ciò non dovesse accadere, non c’è niente di male a non vederlo. Peccato: è uno dei film più divertenti in circolazione.

10

Daunbailò

1986

Tom Waits, John Lurie e Roberto Benigni si trovano chiusi nella stessa cella di prigione, non riescono a capirsi nella traduzione inglese-italiano, fuggono in modo rocambolesco e durante la ricerca della libertà finiscono per trovare molto di più: loro stessi, e un paio di amici a testa. Se suona artefatto, è perché la trama, per Jarmusch, sembra essere una gentile concessione al pubblico, per metterla con le parole dello scrittore messicano Álvaro Enrigue. Ma lavorare in una certa convezione da una parte riesce a liberare dall’altra. Vien fuori non solo una delle migliori interpretazioni nella carriera di Benigni, sospesa tra finzione e realtà, ma si realizza per la prima volta il progetto del cineasta ma pure musicista Jarmusch: far fare ai suoi amici della musica le cose dei suoi amici del cinema. Lurie, a dire il vero, era già comparso in Permanent Vacation e Stranger Than Paradise. È con l’entrata di Waits sugli schermi che il gioco si dimostra funzionare, e diventa pronto ad allargarsi. Jarmusch è un regista che predilige lasciare i suoi attori così come sono. Funziona, e parecchio.

9

Coffee and Cigarettes

2003
Coffee and Cigarettes [ITA] - Roberto Benigni, Steven Wright

Jarmusch ha girato (per ora) due film a episodi: Coffee and Cigarettes e Taxisti di notte. In questo caso, il concetto è semplice: prendi due attoroni, li metti a interpretare personaggi inventati (ma anche no) in un bar davanti a copiose sigarette e altrettanto abbondanti caffè, e il resto verrà da sé. Una scommessa pericolosa se affidata ad altri, ma come dicevamo, a Jarmusch piace osservare, proprio al pari nostro. Allora eccolo che si mette comodo (esageriamo eh, si fa per dire) e li lascia fare. Accade che Iggy Pop e Tom Waits dicano di sentirsi reciprocamente alla radio (il segmento, presentato come corto al Festival di Cannes, vinse la Palma d’Oro dedicata ai cortometraggi), che Roberto Benigni e Steven Wright parliamo di, appunto, caffè e sigarette – in quelli che sarà il segmento originale del film; ma anche che bizzarri individui espongano teorie del complotto circa il gemello cattivo di Elvis Presley, che Cate Blanchett interpreti se stessa e una sua fittizia cugina, e che Jack White mostri a Meg White una bobina di Tesla. Culto istantaneo.

8

Taxisti di notte

1991
Taxisti di notte - Roma

Il titolo inglese rende meglio l’idea di questo film: Night on Earth, Notte sulla Terra. Ed è quello che accade, cronaca di un giro alto di Luna sul nostro pianeta. Visto, come recita il nome italiano, dal punto di vista di alcuni tassisti; tra New York, Los Angeles, Parigi, Roma ed Helsinki. Per chiudere la “prima fase” della sua carriera, non ci sarebbe potuto essere riassunto migliore: New York, la sua America, e poi quella dell’industria del cinema. Parigi, dove passò un anno da studente di letteratura e dove frequentò la Cinémathèque gestita da Henri Langlois, facendosi spugna di ogni tipo di film, in qualsiasi lingua, senza sottotitoli. Roma per l’amicizia con Benigni, che infatti torna nel segmento italiano, e la Helsinki del suo idolo Aki Kaurismäki. Dialoghi senza sosta, sguardi nello specchietto retrovisore, e un episodio di apertura singolare e notevole: Winona Ryder conduttrice di tassì con a bordo Gena Rowlands, che interpreta un’agente e offre alla ragazza un contratto di rappresentanza. A riprova, se ce ne fosse bisogno, che Jarmusch non è mica solo indie; è cool.

7

Paterson

2016
Paterson : Trailer Italiano Ufficiale del film con Adam Driver | HD

Forse è perché in Italia è uscito come film di Natale, che Paterson si porta dietro un’aria di commozione e grandi sentimenti. È, a tutti gli effetti, il lungometraggio più sentimentale a livello superficiale, e anche probabilmente quello che scava più approfonditamente, facendoci però rimanere sempre con il dubbio: dove sono i confini dell’ironia di Jim Jarmusch? Quanto potremmo prendere di primo impatto, quanto dovremmo rovesciare? Le sento già le voci: Paterson a metà classifica?? Sì. Perché è il film più serio cioè pure prevedibile del regista. Perché lunghe inquadrature e lunghe pause non fanno notizia quando si parla di un conduttore di autobus che scrive poesie. Perché è un unicum scostante nella filmografia di Jarmusch. Ma soprattutto, perché viene usato come jolly nel canone della cinematografia indie statunitense: offusca altri titoli di Jarmusch, senza di fatto aggiungere molto di nuovo al percorso. Ci riproviamo?

6

Broken Flowers

2005
Broken Flowers (film 2005) TRAILER ITALIANO

Genere: giallo misto hard boiled. Protagonista: Bill Murray nel ruolo di Don, che somiglia pericolosamente a lui stesso. La seconda parte del nome dovrebbe suonare “Giovanni”, dato che la trama gira intorno alla sua ricerca di un potenziale figlio mai conosciuto avuto con una delle (parecchie) donne della sua vita. Invece no, è Johnston, ovvero uno degli attori di Miami Vice. L’attore, non il personaggio. Potrebbe essere già abbastanza pirandelliano così, ma Jarmusch ha pure il gusto di metterci dentro altri espedienti da quarta parete, tipo: pensieri di Don che si avverano, fase identificazioni della sua prole, e una busta rosa perfetta per il vicino di casa, investigatore amatoriale da delitti irrisolti. Proprio come questo qua.

5

Mystery Train

1989
MYSTERY TRAIN | Hand-picked by MUBI

Il titolo dice già tutto: è un brano di Elvis Presley, ed eccoci a Memphis. Alle calcagna di una coppia di giapponesi in pellegrinaggio: lui ha un ciuffo da Re del Rock, nessuno dei due parla l’inglese, e saranno piuttosto delusi dalle esperienze turistiche che verranno loro propinate. Ma non sono i soli: come nei Racconti di Canterbury, ogni personaggio porterà la propria storia. Compresa Nicoletta Braschi mentre interpreta una donna italiana intenta a riportare una salma in Italia – che in un multiverso parallelo sia quella di Roberto Benigni di Daunbailò? Un treno misterioso arriva a Memphis, e le vite si incroceranno. E ritroveranno: tra agnizioni da commedia plautina e Screamin’ Jay Hawkins alla reception di un pulcioso hotel con stanze tematizzate su Elvis. Mystery Train è la definizione della figaggine indipendente: musica, interruzioni di comunicazione, e Joe Strummer dei Clash nei panni di “Johnny”.

4

Ghost Dog - IL codice del samurai

1999
Ghost Dog - Il codice del Samurai - L'essenza del codice del Samurai

Generi piegati e ibridati, incontri improbabili fra culture lontane, una lentezza contemplativa che scardina i codici del cinema di azione. In Ghost Dog – Il codice del samurai è Forest Whitaker a vestire i panni, ancora una volta, di un killer solitario che vive secondo i principi del Hagakure, il manuale dei samurai giapponesi del XVIII secolo, però muovendosi tra i tetti e le strade grigie di una città americana contemporanea. Tutto diverso rispetto a The Limits of Control, anche se il messaggio di fondo non cambia; e contrappone l’arte paziente e disciplinato ai suoi nemici, in questo caso la malavita. La battaglia assume connotati esistenziali, poesia e codice d’onore si battono contro il vuoto di violenza dei nemici del killer. Movimenti amplificati dalla colonna sonora by RZA del Wu-Tang Clan. Qui siamo davanti a una parabola esistenziale sull’alienazione e la fedeltà. E a una riflessione sulla possibilità di mantenere integrità e disciplina in un mondo caotico e senza regole.

3

Dead Man

1995
Dead Man (2020): Trailer della Versione Restaurata del film di Jim Jarmusch con Johnny Depp - HD

Robby Müller firmò brillanti direzioni della fotografia. Nato nel 1940, scomparso nel 2018, il suo nome compare nei titoli di coda di Paris, Texas; Le onde del destino; Dancer in the Dark, per dirne alcuni. Fu anche collaboratore proficuo del nostro Jarmusch, a partire da Daunbailò – sua anche la fotografia di Mystery Train e Ghost Dog, ad esempio. Una mano che ritorna anche nel caso di Dead Man, unica collaborazione di Jarmusch con Johnny Depp, almeno per ora, e prima incursione selvaggia nel “genere”. A suo modo, naturalmente: niente machismo, entra in scena un contabile di Cleveland spedito nella fittizia cittadina di Machine, alla frontiera del West, per contribuire a far avanzare la conquista bianca delle terre native. Nel giro di breve tempo, William Blake, questo il nome del mite uomo, si trasforma in un “morto che cammina” e stringe amicizia con Nessuno, un nativo letterato che, saputo il suo nome, lo ritiene immediatamente la reincarnazione dell’omonimo poeta inglese. Tra cicli farmici e finali impietosi, qui, oltre alla dimensione da tableaux vivant delle inquadrature di Müller, c’è ben di più: qualcosa che ci fa perdere, ogni volta. Esattamente come fossimo Blake (con sotto una colonna sonora firmata Neil Young).

2

Stranger Than Paradise - Più strano del paradiso

1984
Stranger than Paradise (Jim Jarmusch, 1984)

Il secondo film di Jim Jarmusch è una seconda dichiarazione d’intenti, più articolata, compiuta e in un certo senso fruibile rispetto a Permanent Vacation. Nato per essere un cortometraggio di 30 minuti, divenne un lungometraggio in tre atti di circa un’ora e mezza. In Stranger Than Paradise si concentra una serie di futuri motivi jarmuschiani: lo straniero, che si tratti di una terra a cui si appartiene o di una a cui si è davvero esterni; il peso relativo della trama; la fotografia intellò (qui curata da Tom DiCillo); le risoluzioni amare e nette; una sorta di antiamericanismo soffuso. Il tutto veicolato attraverso le vicende di due cugini ungheresi negli Stati Uniti e di un loro amico americano. Stranger Than Paradise è annoverato a larghissima maggioranza tra i film più significativi dell’indie americano, anche a livello produttivo, dato che Jarmusch ha sempre fatto punto di non perdere la proprietà dei suoi negativi. Qualcuno potrebbe chiamare questo film “pietra miliare”.

1

Solo gli amanti sopravvivono

2005
Solo gli amanti sopravvivono - Trailer Italiano

Chiunque abbia un po’ di cuore vorrebbe che Christopher Marlowe, grande e scapestrato poeta inglese, il quale, secondo alcune teorie, avrebbe potuto scrivere almeno parte della produzione teatrale attribuita a William Shakespeare, fosse davvero un vampiro nascosto in una città del Maghreb e non sottoterra dal 1593. Chiunque vorrebbe una storia d’amore come quella tra Adam (Tom Hiddleston) ed Eve (Tilda Swinton), vampiri comme il faut, etici, amanti delle arti, legati per l’eternità. E, come sempre, Jarmusch sa instillarci il dubbio: che la trama articolata attorno ai suoi protagonisti altro non sia che un pretesto per speculare attorno a temi che gli stanno cari: differenza vita-morte e amore in primis. O, il che anche di converso è lo stesso, che siano film fatti a tavolino per finire nei corsi universitari di Filosofia del cinema. Complimenti, Jim. Hai vinto su tutta la linea. Ancora una volta.

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