Toronto Film Festival 2020: la Top 5 di Rolling Stone | Rolling Stone Italia
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Toronto Film Festival 2020: la Top 5 di Rolling Stone

Da ‘Nomadland’, già vincitore del Leone d’oro a Venezia 77, a ‘The Father’, con la supercoppia Anthony Hopkins-Olivia Colman. Ma la vera sorpresa è Mads Mikkelsen in ‘Another Round’: ci si rivede agli Oscar?

Toronto Film Festival 2020: la Top 5 di Rolling Stone

Mads Mikkelsen in ‘Un altro giro’ di Thomas Vinterberg

Foto: Movies Inspired

Il primo Toronto Film Festival in forma totalmente digitale (o quasi) si è appena concluso. Il nostro inviato d’eccezione ha scelto i film da non perdere, che da lì – e dalla “concorrente” Mostra di Venezia – hanno già iniziato la loro corsa verso gli Academy Awards 2021 (virtuali anche loro?). Ecco la Top 5 di Rolling Stone.

Another Round di Thomas Vinterberg

Sorprendentemente divertente, critico, tragico e sociale allo stesso tempo. Quattro insegnanti-amici di mezz’età, stufi delle rispettive vite, cominciano a testare una teoria basata sul mantenimento di una gradazione alcolica quotidiana del 0.05%… No spoiler. Mads Mikkelsen è bellissimo, tenero e sempre più bravo, alla regia c’è il Thomas Vinterberg di Festen – Festa in famiglia e Il sospetto. Un punto di vista mai visto sull’alcolismo, una celebrazione della vita.

One Night in Miami di Regina King

A pari merito con Another Round. A volte ci sono film che capitano al momento giusto, storicamente parlando. L’esordio dietro la macchina da presa di Regina King è uno di questi. Socialmente e politicamente impegnato (racconta le lotte per i diritti di oggi attraverso il ritratto della notte passata insieme nel 1964 dagli amici Malcolm X, Cassius Clay, Sam Cooke e Jim Brown), di denuncia, visivamente intrigante. Adorato Kingsley Ben-Adir (che veste i panni di Malcolm X) e Aldis Hodge (alias il campione di football americano Jim Brown), quest’ultimo anche perché sono un fan di Leverage – Consulenze illegali.

Nomadland di Chloé Zhao

Bellissimo, romantico, connesso con la situazione socio-economica degli Stati Uniti e con la distruzione dell’American Dream. Se posso fare un’osservazione, avrebbe potuto e dovuto raccontare molto di più, soprattutto il lato negativo e pericoloso dei perché e delle cause di una scelta di vita simile: ovvero, abbandonare un luogo stabile, mettersi su un van e darsi a un percorso (anche esistenziale) che è appunto nomade. Ma il road movie ci prende sempre. E poi c’è Frances McDormand, magnifica: meno fa, più trasmette. A Toronto ha vinto il premio principale (quello del pubblico): se ne riparla agli Oscar 2021.

The Father di Florian Zeller

Splendido. Uno dei miei preferiti. Anthony Hopkins ci ricorda quanto è bravo e meritevole di un’altra nomination agli Oscar, nei panni di un anziano al principio dell’Alzheimer. Lotta fra padre e figlia (la Olivia Colman della Favorita e The Crown) senza vincitori: ma che guerra! E una storia che ci pone di fronte a un aspetto della vita che prima o poi tutti noi incontreremo: cosa fare di un genitore in là con gli anni?

Beans di Tracey Deer

Più che un semplice film, il coming of age di una ragazzina pellerossa della tribù Mohawk che vive esperienze che pochissimi altri possono dire di aver vissuto. Storia ispirata all’esperienza personale della regista, all’anagrafe Tracey Penelope Tekahentakwa Deer, già autrice nel 2005 del documentario Mohawk Girls, da cui poi è stata tratta l’omonima serie tv.