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50 anni? Ebbene sì. L’eterno ragazzo Ewan McGregor compie mezzo secolo (auguri!). È uno degli attori più sottovalutati della sua (o di qualsiasi altra) generazione. Perché non è un trasformista e la sua forza sta nell’equilibrio. È tutti i suoi personaggi, ma (in fondo) rimane sempre lui. E noi lo festeggiamo con una galleria dei suoi ruoli più cult, dal tossico di Trainspotting all’Obi-Wan Kenobi di Star Wars (su cui è in lavorazione una serie per Disney+). Ne sono rimasti fuori troppi? Provate voi a scegliere…
L’Oscar (come miglior attore non protagonista) è andato al compianto Christopher Plummer, nei panni di un uomo che fa coming out a 75 anni. Ma questa tenera storia famigliare non reggerebbe senza la controparte rappresentata dal “figlio” Ewan, che deve rivedere la sua relazione col padre e la sua visione del mondo in generale. Bravi tutti.
Pare assurdo ma Ewan non è mai stato nominato all’Oscar. Se escludiamo il Golden Globe vinto per la terza stagione della serie antologica Fargo (vedi più avanti), rimangono due candidature sempre ai premi della stampa straniera a Hollywood: una è per Moulin Rouge! (ci arriveremo), l’altra curiosamente per questa dramedy romantica e bizzarra con Emily Blunt. McGregor è un esperto di pesca e l’attrice una consulente governativa che cercano di aiutare uno sceicco a lanciare la pesca al salmone nel deserto.
Il corpo di una donna ritrovato nell'acqua. Una chiatta in mezzo al fiume. Un amour fou clandestino. Siamo in pieno territorio British, e McGregor (più Tilda Swinton) incarna perfettamente il mood richiesto. Bel ruolo da noi non notissimo in un titolo di culto tra i cinéphile, con musiche di David Byrne perfette per l’occasione.
Oggi si parla tanto di camp, ma questo titolo passa ancora inosservato. Andrebbe invece messo nei manuali sull’argomento, perché il crime mélo con un Jim Carrey omosex mai visto prima (e bravissimo come sempre) è, a suo modo, una pietra miliare. Merito anche di Ewan, che ruba la scena nelle t-shirt 70s dell’amato Phillip Morris.
Una commedia alla Doris Day-Rock Hudson negli anni 2000? Si può, se la confezione è impeccabile, lo script funziona e se ci sono due protagonisti come Renée Zellweger, in pieno boom post Bridget Jones, e Ewan McGregor, che trova corde da gagà romantico inedite. Un gioiellino da recuperare.
Basterebbe il nome del suo personaggio: Curt Wild. Ovvero il musicista glam rock amante del leggendario Brian Slade (Jonathan Rhys Meyers). Ma ci sono anche i capelli ossigenati, le tenute di lurex e il tocco di Todd Hayes, che regala a Ewan uno dei suoi ruoli da supporting più belli di sempre. Cultissimo.
Nella favola sentimentale di Tim Burton, McGregor interpreta la versione più giovane di un attore al quale è stato spesso paragonato: Albert Finney, il patriarca anziano costretto a letto che racconta storie incredibili. Ovviamente le scene più emozionanti e vulnerabili sono di quest’ultimo, ma a vivere quelle avventure improbabili è Ewan che, tra stile impeccabile e sicurezza del personaggio, aggiunge anche una certa irrequietezza e tenerezza. Non era facile accostarsi a un attore come Finney, e il nostro centra l’obiettivo, al punto che è difficile pensare alla performance di Albert senza quella di Ewan.
In attesa della nuovissima serie di Disney+, l’Obi-Wan Kenobi di Ewan entra di diritto nella nostra top tre. Se i primi due capitoli vedevano l’ottima interpretazione di McGregor un po’ più fuori dalle linee del racconto, il terzo film ha chiarito che la trilogia prequel in realtà è sempre stata la storia di Obi-Wan, perché il cuore di tutto è la consapevolezza del maestro Jedi di non essere riuscito a guidare il suo giovane apprendista nella giusta direzione. Non solo Ewan spacca, ma riesce a migliorare pure l’Anakin Skywalker di Hayden Christensen. Quell’«Eri mio fratello, Anakin. Ti volevo bene!» durante la loro battaglia finale è ancora uno dei momenti più devastanti dell'intero universo cinematografico di Star Wars.
Bellissimi, bravissimi, divertenti e insieme disperatissimi. Nel musical pop e barocco di Baz Luhrmann, che ha creato un nuovo canone, la star è ovviamente Satine, la cortigiana-ballerina del Moulin Rouge interpretata da Nicole Kidman. Ma Ewan è l’eroe romantico perfetto nei panni di Christian, lo scrittore bohémien povero in canna che si innamora di lei. Fondamentalmente il ruolo di McGregor prevede una buona dose di lamento e canto, con risultati da applausi, vedi il mash up dell’elefante. Nella storia del cinema.
Il ruolo che ha reso Ewan una star nel 1996 rimane ancora la sua performance migliore (ripresa poi anche nel sequel che non era niente male). Perché sono il suo carisma e il suo humour nei panni di Mark Renton, il protagonista / narratore che ci porta nel mondo selvaggio di un gruppetto di eroinomani scozzesi senza via d’uscita, il collante del film di Danny Boyle tratto dal romanzo di Irvine Welsh. La sua onestà, la sua sfacciataggine, il suo altalenare umanissimo tra il desiderio di ripulirsi e di perdersi completamente. E QUEL monologo, Scegli la vita. Cult si dice un po’ troppo spesso, ma qui è on point più che mai.
Interpretare due gemelli è probabilmente il sogno di ogni attore, Ewan lo fa nella terza stagione della serie antologica tratta dai fratelli Coen e centra un Golden Globe: Emmit è il re dei parcheggi del Minnesota, Ray un maldestro agente per la libertà vigilata. McGregor si diverte a sottolineare il contrasti fisico tra i due fratelli, l’accento tutto. Due super performance al pezzo di una.
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