Sanremo 2019, le pagelle della quarta serata del festival | Rolling Stone Italia
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Sanremo 2019, le pagelle della quarta serata del festival

I nostri voti allo show, ai conduttori, ai cantanti e a tutti gli ospiti della quarta serata della 69° edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo

Sanremo 2019, le pagelle della quarta serata del festival

Morgan e Achille Lauro

Foto IPA

Siamo quasi al traguardo di questa 69° edizione di Sanremo. Ed ecco che arriva il primo momento solenne, la prima premiazione. Nella serata dei duetti, non poteva che esserci il riconoscimento per il miglior duetto, appunto. Trionfa Motta con Nada e la loro (re)interpretazione di Dov’è l’Italia. Ma ora, le pagelle.

Lo Show voto: 6 e ½

Si inizia con Baglioni che canta Acqua dalla Luna. Al termine arrivano il clown bianco Raffaele e l’augusto Claudio Bisio. Si va spediti perché ci sono 24 canzoni da sentire. L’unico stop è per Ligabue. Tutto fila nei tempi giusti.

Claudio Baglioni voto: 7 e ½

Oggi Baglioni, sempre defilato, ha fatto un bel duetto con Ligabue sulle note di Dio è morto di Guccini. Si è poi improvvisato imitatore di Costanzo sottolineando che la sua carriera sta scemando.

Claudio Bisio e Virginia Raffaele voto: 7

Composti e con poco spazio per le loro gag, sono stati giustamente più istituzionali: con tutte le esibizioni in programma non erano ammesse sbavature.

Ligabue voto: 7 e ½

Non sono mai stato un grande ammiratore di Ligabue. Nel senso che, per me, l’unica cosa che ha cambiato negli ultimi anni è stato il taglio di capelli. Per il resto ha fatto sempre quella roba lì: il bar Mario, la provincia, il lambrusco, ecc. Però lo rispetto, perché è riuscito ad arrivare al cuore di un target ben preciso nei suoi 29 anni di carriera. Quando la gente ti ama, di solito un motivo c’è. La canzone Luci d’America, comunque, mi piace. Ci vedo una ricerca, un qualcosa di nuovo. Il momento karaoke arriva con Urlando contro il cielo: chi è stato adolescente negli anni ’90 deve conoscere a menadito ‘sto pezzo. È un must.

Anastasio voto: 7 e ½

Ma perché Anastasio – sorpresa del monologo di Bisio sui figli – non partecipa alla kermesse? No, perché la canzone è figa. Così, per dire.

Federica Carta & Shade con Cristina D’Avena voto: 5/6

Questo pezzo ha un ritornello mega orecchiabile, è quello che c’è intorno che non è il massimo. Giusta la scelta di Cristina D’Avena (con il cappello alla Zorro), purtroppo non fa uscire Federica Carta & Shade dalla comfort zone di Rai Gulp.

Motta con Nada voto: 7

Mi sembrano due hippy anni ’70, tra le mani di Nada manca giusto il tamburello. Della serie: Oh, se non l’avete capito vogliamo il Premio della critica. Nada, tra l’altro, è un’artista fantastica. Vi invito a riscoprirla. Merita davvero.

Irama con Noemi voto: 4

Il pezzo era meglio senza Noemi, ma solo perché non si addice a un duetto (e questo inevitabilmente lo rovina). Noemi da il meglio di sé solo con l’urlo black durante il momento gospel della canzone. Una riflessione su Noemi: la ragazza si deve dare una bella svegliata. C’ha una voce che spacca, ma fino a oggi ha tirato fuori dischi che non sono minimamente all’altezza delle sue potenzialità. Pure lo stylist vorrei sapere chi è. Perché vestire una ragazza come una cantante d’opera di 60 anni? Mah.

Patty Pravo & Briga con Giovanni Caccamo voto: 4/5

Ho una serie di domande. Perché questa canzone è stata cantata in duo o in trio? Perché non l’ha cantata solo Briga (che peraltro ha una voce molto interessante)? Perché non l’ha cantata solo Patty Pravo (che ha una voce che mal si amalgama con il resto)? Perché non l’hanno affidata a un interprete sensibile come Caccamo? Da soli sarebbero stati perfetti. Insieme non funzionano. Detto questo, Caccamo è sempre molto bravo.

Negrita con Enrico Ruggeri e Roy Paci voto: 6

Oh, è bastata la tromba di Roy Paci e la voce di Ruggeri (chapeau) per migliorare ‘sto pezzo.

Il Volo con Alessandro Quarta voto: 5

Baglioni, quando li presenta, dice che fanno una musica classica e moderna allo stesso tempo. Ma moderna dove? Comunque il violinista Quarta è bravissimo (e bonissimo), anche se staccato dal contesto e relegato a incursioni che non si miscelano benissimo con la performance. Il mio amato tenorino centrale c’ha la camicia di moquette. Alla fine del brano standing ovation del pubblico. La vittoria è vicina?

Arisa con Tony Hadley e i Kataklò voto: 7

Non mi toglierò più dalla testa la voce di Hadley che intona «Sea non ci penzo piu me sento benea». Scherzi a parte, l’arrangiamento mi piace di più. Ha più ritmo. Arisa è una professionista con una voce cristallina, Hadley è un professionista con una voce potente. Il risultato è una bella esibizione.

Mahmood con Guè Pequeno voto: 8

Nella mia classifica ideale Mahmood è nella top 3. Incursione lampo di Guè Pequeno, ma va bene. Meglio centellinare, troppa roba potrebbe annoiare. Il pezzo resta figo con o senza Guè.

Ghemon con Diodato e i Calibro 35 voto: 6 e ½

Ghemon sembra vestito come Fantozzi dopo che l’ha investito un camion: col completo a brandelli. Bella la scelta di Diodato, ancora più bella quella dei Calibro 35. Il pezzo di Ghemon – l’ho già detto e lo ripeto – potrebbe far parte dell’OST di un B-movie.

Francesco Renga con Bungaro, Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel voto: 3

Posso solo dire che Bungaro è bravissimo e ha scritto gioiellini come Guardastelle. Lui sì che è un vero sottovalutato, e si meriterebbe più considerazione come interprete. La canzone è la solita, grande, immensa, gigantesca lagna.

Ultimo con Fabrizio Moro voto: 6 e ½

Il duetto con Moro ha un inizio abbastanza incerto, verso il finale si riprende. Il pezzo è forte, niente da dire. Ma sarà podio?

Nek con Neri Marcorè voto: 5

Per carità, bravo Marcorè, recita bene, ma no, non ci siamo. La nuova versione (più lenta) provoca sonnolenza. E poi, onestamente, il pezzo comincia a stancarmi.

BoomDaBash con Rocco Hunt e i Musici cantori di Milano voto: 6+

Tutto il calore del Sud arriva e risveglia il pubblico dell’Ariston, assopito dopo la canzone di Nek. C’è una parte del ritornello che fa «Non c’è niente al mondo che farei io senza te/Perché io non ti cambierei nemmeno per…/Nemmeno per un milione». Be’ quella parte non ti esce più dalla testa.

The Zen Circus con Brunori SAS voto: 8+

Appino si è vestito da Jack White dei White Stripes. Brunori Sas è bravissimo, presente, incisivo. Un quid in più per questo pezzo che, già di suo, funziona un bel po’.

Paola Turci con Giuseppe Fiorello voto: 7

Questa canzone più la ascolto e più diventa bella. Beppe Fiorello non se la cava assolutamente male. Del resto, se vi ricordate, è stato anche frontman della band Patti chiari.

Anna Tatangelo con Syria voto: 6/7

Sanremo 2019 - Syria: "la mia amicizia con Anna Tatangelo"

Bella idea la scelta di Syria, artista che – non si capisce perché – era da un po’ che non vedevamo sul palco dell’Ariston. Cecilia ha una voce che riesce a essere graffiante e dolce. È una tipa che ha sperimentato ed è passata dalle canzoncine sanremesi ai pezzi complessi di autori indie (quando ancora non erano di moda). Oh, e poi ha fatto parte della storia del festival con Non ci sto e Sei tu. Lei e Anna hanno avuto delle carriere con dei punti di contatti. L’esibizione merita.

Ex-Otago con Jack Savoretti voto: 5 e ½

Devo dire che Savoretti è molto capace e si sforza di risollevare un pezzo che è quello che è. Se dico che gli Ex-Otago sono i Thegiornalisti del nord dico una minchiata?

Enrico Nigiotti con Paolo Jannacci e Massimo Ottoni voto: 5

Continuo a pensare che il pezzo sia abbastanza ruffianello. Anche oggi l’interpretazione è molto sentita. Ma non basta. Anche se alla gente dell’Ariston piace, a me non convince. Affatto.

Loredana Bertè con Irene Grandi voto: 7 e ½

Mi piacerebbe che Loredana vincesse il festival. Se lo merita e non sta facendo un passo falso. E poi Sanremo glielo deve per tutti i calci in faccia che le ha dato. Il duetto con Irene Grandi – che ve lo dico a fare – funziona alla grandissima. Il pubblico è in delirio e via di standing ovation. Forza Loredana!

Daniele Silvestri & Rancore con Manuel Agnelli voto: 8/9

Booooooom! Che bomba ragazzi. E quanto è bravo Manuel Agnelli. Questo è il pezzo più potente del festival. Senza ombra di dubbio l’esibizione più strutturata e completa. Io avrei fatto vincere loro il premio di questa sera.

Einar con Biondo e Sergio Sylvestre voto: 3

Mi aspetto che, da un momento all’altro, arrivi Maria (De Filippi) e chiami le carte. Chi verrà eliminato? Purtroppo nessuno. Scherzi a parte, anche se la canzone è di una banalità imbarazzante, i tre sono tra i meglio amalgamati vocalmente.

Simone Cristicchi con Ermal Meta voto: 6 e ½

È molto bravo Cristicchi oltre a essere uno dei papabili trionfatori della kermesse. Ovviamente funziona tutto: lui, Meta, il brano. Senza nulla togliere a Cristicchi, che annovero tra quelli in gamba. Forse la canzone – seppure bella – manca di un qualche guizzo.

Nino D’Angelo & Livio Cori con i Sottotono voto: 6

Funzionano molto con questo arrangiamento. Finalmente. Ci sono voluti tre giorni. Ora il brano prende forma e respiro. E i Sottotono ci stanno pure bene.

Achille Lauro con Morgan voto: 8

Finalmente un po’ di sano rock’n’roll. Occhiali da sole, il piano, il basso, poi di nuovo Morgan al pianoforte dove sopra c’è Lauro che canta. Divertimento e complicità. E i primi a divertirsi sono stati proprio loro. Daje rega’! Super wow!