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Sanremo 2019, le pagelle della prima serata del festival

I nostri voti allo show, ai conduttori, ai cantanti e a tutti gli ospiti della prima serata della 69° edizione del Festival della Canzone Italiana di Sanremo

Foto IPA

Inizia la kermesse che, ufficialmente, non vede nessuno, ma poi fa il 70% di share. Sì, sto parlando di Sanremo. Ecco le pagelle della prima serata del megashow che, quest’anno, vede come conduttori il dirottatore artistico Claudio Baglioni, Virginia Raffaela e Claudio Bisio.

Primafestival voto: 5

Della serie: Vorrei ma non posso. La domanda è: perché? Ma soprattutto, perché con tutti i fior fior di conduttori che ci sono in Rai ci si deve affidare a due attori? Per carità Anna Ferzetti e Simone Montedoro come attori sono bravi, ma, appunto, RE-CI-TA-NO! Sono sicuro che, con un po’ di sforzo, si potrebbe anche riuscire a cambiare il taglio comedy che di comedy non ha proprio nulla.

Lo show voto: 5

Via di Claudio Baglioni è il calcio d’inizio di una serata che non brilla per dinamismo. Un po’ spenta, ecco. E la scenografia non aiuta. Leggermente sottotono.

Claudio Bisio voto: 7

Ragazzi ma come tiene il palco Bisio? Ma che professionista è? Divertente e divertito il gioco-monologo sulle canzoni “sovversive” di Baglioni. Un invito a non parlare di polemiche, ma di musica. Ma perché Bisio non ha condotto prima il festival? Eh?

Claudio Baglioni voto: 110 e lode

Viva Baglioni. Punto. Anche se sei un metallaro. Sì, parlo con te. Ebbene, anche se sei un metallaro, le canzoni di Baglioni le conosci, lo so. Non nasconderti, è difficile da accettare magari, ma è così. Forza, fai coming out.

Virginia Raffaele voto: 6 (sulla fiducia)

Funzionerà questa cosa di non fare personaggi, ma di essere solo sé stessa? Chi lo sa? Il momento musical con Favino è stato molto divertente con la battle tra Mary Poppins, Bohemian Rhapsody e Sister Act. La pecca è voler fare la simpatica a tutti i costi. Un po’ forzata, ecco. Ma era la prima puntata e si scioglierà (speriamo).

Francesco Renga – Aspetto che torni voto: 3

Le milf gli urlano «sei bellissimo». Ci sono stati dei problemi tecnici, perché la voce sembrava più bassa della musica. Con il suo gorgheggio «Tu saaaaaaaai» (tu sei), si candida a essere il nuovo Roby Fachinetti. Ci ricorderemo di questo pezzo? No.

Nek – Mi farò trovare pronto voto: 6 e ½

Confermo che Nek è fortissimo e ‘sto pezzo sarà un mega tormentone. Musica figa, testo meno. Bisogna parlare, però, con lo stylist di Nek, che forse è lo stesso di Alessio Bernabei o dei The Kolors. Un cambiamento no?

Il Volo – Musica che resta voto: 4

Gli ultras tra il pubblico urlano e osannano la bravura del trio. Non riesco ad ascoltare la canzone obiettivamente: sono ipnotizzato dal tenorino centrale che ha le scarpe scamosciate, di colore grigio. E le porta su un gessato. Ovvove! Minchiate a parte, il nuovo arrangiamento di Grande amore si candida a vincere pure ‘sto festival. Che palle.

Loredana Berté – Cosa ti aspetti da me voto: 7 e ½

Su questa canzone mi devo ricredere. Al primo ascolto mi era sembrata un po’ insipida e con un ritornello debole. In realtà la rockeuse se la cava più che bene. La sua voce struggente e grintosa e le cosce al vento “che manco Tina Turner” fanno il resto. Potrebbe avere un buon successo in radio. Quel «Che cosa vuoi da me» resta impresso nella mente.

Daniele Silvestri – Argentovivo voto: 8 e ½

Performance potente. Batteria al centro e due banchi a spiegarci, nel caso ce ne fosse bisogno, che il tema della canzone sono i drammi e le difficoltà adolescenziali. Il carcere che si vive quando non si è capiti, lobotomizzati davanti a uno schermo tv. Il rapper Rancore dà quella nota in più. Insomma, straordinario. Al termine del pezzo il pubblico era come se fosse basito. Poi, oh, non vincerà? E sti cazzi. Bravo Daniele.

Ultimo – I tuoi particolari voto: 7-

Ultimo si piazza. Quasi quasi ci scommetto. Piano e voce all’inizio, poi il crescendo. Può piacere o no, ma è davvero il poeta della sua generazione. Il talento ce l’ha ed è indiscutibile. Ha avuto qualche lieve imprecisione a livello di intonazione, ma è uno che piace.

Simone Cristicchi – Abbi cura di me voto: 6 e ½

Lo sappiamo che Simone Cristicchi è bravo. Lo sappiamo che ha una cifra stilistica che è sempre quella. Lo sappiamo che andrebbe anche letto oltre che ascoltato. Potrebbe anche piazzarsi, ma sinceramente mi sarei aspettato qualcosa di più. Una novità meno “cristicchiana”. E poi, non so perché, ma c’è qualcosa del pezzo che mi ricorda La leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max Gazzè.

Irama – La ragazza con il cuore di latta voto: 5

La canzone di Irama non me la ricordavo così banale. E invece… pure il coro gospel tenta il miracolo. Nulla. Mah.

Federica Carta & Shade – Senza farlo apposta voto: 4

Questo pezzo avrà taaaaaaaaaaaaaaaaanto successo in radio. Ma proprio tanto tanto. La canzone non è niente di che, è banalotta. A livello di intonazione sono stati (forse) tra i migliori, evidentemente i tecnici Rai avevano risolto i problemi audio. Lo stile Glee, alla fine, funziona sempre. Non capisco, invece, perché uno come Shade si sia prestato a questa operazione commerciale. Ma forse, nella domanda, c’è già la risposta.

Paola Turci – L’ultimo ostacolo voto: 7

La Turci è onesta, asciutta e presente. Ha portato un bel pezzo, nel suo stile. Ce ne fossero di artiste così.

Boomdabash voto: 6

Salento: lu sule, lu mare, lu ientu. Ecco come riassumere ‘sto pezzo. Sono diviso: da una parte le canzoni di questo tipo hanno leggermente rotto il cazzo, dall’altra i ragazzi hanno fatto una bella esibizione, che li ha salvati. Attenzione: questo è un altro pezzo che impazzerà nei vari airplay radiofonici. Mi sarei aspettato qualcosa di più, ma solo perché so quanto siano bravi.

Patty Pravo & Briga – Un po’ come la vita voto: 6 e ½

Un problema tecnico non voleva fare partire il pezzo. Forse aveva ragione? Patty la prende benissimo: «Sono venuta a fare una passeggiata o a cantare?» La Pravo rasta è favolosa e il pezzo – devo ricredermi – non è male. L’impasto tra le voci della Pravo e di Briga riesce. L’intonazione vacilla.

Arisa – Mi sento bene voto: 7

I musical, Heather Parisi, la Cuccarini, Olivia Newton-John, Broadway, la disco-music, i film Disney. C’è tutto in questo brano che funziona e, nel ritornello, ricorda Dio è morto dei Nomadi. E Arisa è la più intonata di tutti. Pensavo fosse nella parte blu, non capisco la zona gialla. Anche perché il pubblico ama molto Arisa, mentre il suo stylist la ama meno. Molto meno.

Negrita – I ragazzi stanno bene voto: 6

Negrita, abbiamo un problema: il testo è bello, ma la canzone è la solita solfa. Su, su che qualcosa di buono l’avete sempre tirata fuori. Un po’ di innovazione, quindi, non sarebbe male. La sufficienza solo perché sono dei bravi performer.

Anna Tatangelo – Le nostre anime di notte voto: 4 e ½

Oh, a me la Tatangelo m’è simpatica e poi le vogliono un po’ bene per Ragazza di periferia. ‘Sta canzone, però, non riesco a farmela piacere. E poi metterla a 00:46 è una cattiveria. Non solo per il pubblico, ma pure per Lady Tata.

Enrico Nigiotti – Nonno Hollywood voto: 4

Rimango della mia idea: la canzone di Nigiotti è super paracula. Una sorta di Ragazzo della via Gluck. Sono onesto, mi prende zero. Zero. Magari è l’ora, non lo so. Sta di fatto che è la seconda volta che ho questa impressione. Mah…

Nino D’Angelo & Livio Cori – Un’altra luce voto: 5

Non è stata una bella esibizione, ahimè. Nel ritornello, poi, c’è quel «Mai nessuno» che ricorda vagamente Dubbi non ho di Pino Daniele. Ora, Livio Cori è un fregno galattico, come direbbero a Roma e questo lo aiuta. Ha pure una bella presenza scenica. Delude, invece, Nino D’Angelo: credo fosse molto emozionato e in preda a problemi tecnici agli auricolari. Elementi che hanno intaccato l’intonazione. La colpa la do proprio ai problemi tecnici perché D’Angelo è sempre super intonato. La canzone, sono sicuro, migliorerà via via.

Zen Circus – L’amore è una dittatura voto: 8

Portare una canzone senza inciso a Sanremo? Si può fare, se sei Andrea Appino. Qui, ragazzi, siamo di fronte a un musicista, a un gruppo con i controcoglioni. Bello il testo, bella la musica che fa salire l’ansia con quel ticchettio dell’orologio. Sono davvero tra i migliori e, dal vivo, spaccano di brutto. La performance degli sbandieratori è la ciliegina sulla torta. Bravi soprattutto per non aver perso la loro identità.

Motta – Dov’è l’Italia voto: 8

Bravo Motta, davvero bravo. Ci ha portato lui sul tappeto volante, tra chi vince e chi perde. Osservatore puntuale di un’Italia divisa tra odio e migranti. Proprio loro che si chiedono dov’è l’Italia. E si perdono. Forse nel mare che sentiamo all’inizio. E comunque abbiamo una certezza: Motta è il nostro Richard Ashcroft (si scherza eh).

Achille Lauro – Rolls Royce voto: 8 e ½

In un mondo ideale Achille Lauro si piazzerebbe sul podio, perché non è in gamba, di più. Anche se i fan di Vasco si incazzeranno di brutto continuo a dire che Rolls Royce è la nuova Vita spericolata. Lauro cambia pelle, come i serpenti. Questa svolta rock è solo un’altra delle sue maschere. Quale sarà la prossima? Chi lo sottovaluta o lo schifa sta facendo un grossissimo errore. Perché il ragazzo è un vero show man signori.

Ghemon – Rose Viola voto: 7

L’interpretazione è notevole. Il pezzo migliora ascolto dopo ascolto. Lui oltre a essere un tipo abbastanza fascinoso, nel brano non fa altro che citare sé stesso, ma vabbè.

Einar – Parole nuove voto: 1

Che lagna! Einar canta «Se te ne vai non ti verrò a cercare». È il minino, direi. Quando guardo Einar mi viene in mente il cartone Il grande sogno di Maya, ve lo ricordate? Quello dove le mettevano una sorta di armatura di canne di bambù intorno al corpo per farla sembrare legnosa come una bambola. Ecco, quella per me è la presenza scenica di Einar.

Ex Otago – Solo una canzone voto: 6

Ma il cantante degli Ex-Otago canta con la voce di Jovanotti? Cioè, mi pare un Lorenzo sexy. Molto sexy. La ballad migliora, rispetto al primo ascolto. Metà delle ragazze davanti alla tv, avrebbero voluto essere la tipa che il frontman ha abbracciato al termine della canzone.

Mahmood – Soldi voto: 8

Si chiude in bellezza con Mahmood. Questo pezzo è davvero il più figo e contemporaneo. Lui è – manco a dirlo – bravissimo e il fatto che sia nella zona rossa è, a dir poco, scandaloso.

Andrea Bocelli voto: laurea ad honorem

Il mare calmo della sera cantata da Bocelli (che 25 anni fa vinse il festival con questa canzone) e Baglioni sono da standing ovation. Può piacere o no il genere, ma Bocelli è davvero un orgoglio nazionale. Insomma, a Bocelli non gli si può volere male, anche se ha fatto questa cosa molto Rai1 di passare il chiodo-testimone al figlio (discretamente figo). E intonare con lui Follow me canzone creata ad hoc per l’estero (e si sente). Del resto, come si dice? Il padre fornaio c’ha il figlio fornaio.

Pierfrancesco Favino voto: 8

Vogliamo trovare un difetto a Favino? No, appunto, anche perché vi sfido a trovarlo. È tanto perfetto da far rabbia.

Claudio Santamaria voto: 5

Un riempitivo evitabile. Soprattutto in un momento non esattamente glorioso come il tributo al Quartetto Cetra.

Giorgia voto: 10 e lode

Che emozione rivedere Giorgia su quel palco. E che brava. Giorgia si può solo amare. Ha la voce. È la voce. Artista che ha la rara capacità di fare sua ogni canzone. Pure se cantasse un brano degli AC/DC. Riesce ad annullare ogni confronto: se prende in mano un pezzo, quel pezzo diventa suo. Una cosa però la devo dire: perché Pop Heart non è stato fatto con l’orchestra? Perché? Con gli strumenti e la voce di Giorgia i brani prendono il volo. Poi con il duetto con Baglioni su Come saprei, credo che qualche cantante in gara abbia meditato il ritiro.

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