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Si può dire che Melania Trump è la peggiore first lady della Storia americana? Sì, si può dire. Nonostante gli outfit esemplari, che però sembrano più studiati da uno stylist che frutto di una vocazione personale. Anche oggi che compie 50 anni. La festa, perciò, la facciamo a tutte le altre mogli presidenziali viste sullo schermo, vere o finte che siano. Dall'inimitabile Jackie a instant-icone come Claire Underwood, sono tutte migliori dell'attuale inquilina della Casa Bianca. Sfogliare per credere.
Ritratto della first lady da giovane. A fare impressione è la somiglianza dello "young Obama" Parker Sawyers con l'originale, ma anche la Michelle di Tika Sumpter rende giustizia a quella reale: brillante e risoluta come ci ha insegnato il vero storytelling presidenziale. Dietro un grande uomo, eccetera eccetera.
Lo sguardo tra il lezioso e lo spiritato di Laura Bush ben s'addice all'occhio vispo di Elizabeth Banks, spalla di Josh "W" Brolin nell'affresco (sottovalutato) di Oliver Stone. Non avrà lasciato il segno come altre, ma parliamoci chiaro: la sciura Laura che segno ha lasciato nella Storia?
A dispetto del cognome, Nixon fa un salto più indietro nella Storia americana e diventa la first lady (forse) più amata. La sua Eleanor Roosevelt non è somigliantissima all'originale, ma ha lo stesso piglio progressista della futura (quasi) governatrice dello Stato di New York. Tutto torna.
Joan Allen, questa attrice dimenticata. Per il ruolo della moglie di Mr. Watergate ricevette una nomination all'Oscar come miglior non protagonista, ma nessuno (o quasi) se la ricorda. Peccato: perché l'interpretazione da lady conservatrice che insabbia gli intrighi di Casa (Bianca) è inappuntabile. Quasi quanto la messa in piega.
Oggi Hillary è una diva in proprio. Ma all'epoca era "solo" (si fa per dire) la signora Clinton. Detto ciò, fu ingaggiata una star come Emma Thompson per darle volto e cofana 90s in questo "unofficial biopic", non tra gli esiti migliori della coppia Mike Nichols (alla regia) ed Elaine May (al copione), ma una piacevole rilettura di quegli anni di sogno liberal. E dove metti Emma, lei sta.
Commedietta con scambio di persona à la Principe e il Povero. Il presidente colpito da un ictus viene sostituito da un suo sosia. Al suo fianco c’è Sigourney con messa in piega e guardaroba first lady-like che non sopportava il marito e invece va d’amore e d’accordo con il nuovo arrivato. Meglio il sosia del Presidente? Per noi, in ogni caso, meglio Sigourney Weaver.
Anche la premiatissima e amatissima serie creata da Aaron Sorkin aveva la sua first lady: la Rizzo di Grease. Strano ma vero, più di vent’anni dopo il musical dei musical, Stockard Channing diventa Abigail Anne "Abbey" Bartlet, la dolce metà del Presidente democratico Josiah "Jed" Bartlet (Martin Sheen) nelle avventure quotidiane dell’Ala Ovest della Casa Bianca (quella dove c’è lo Studio Ovale). Per il ruolo Channing vinse un Emmy e fu nominata altre cinque volte.
In questa variazione sul tema di A spasso con Daisy, la meravigliosa Shirley è un’ex first lady, vedova di un presidente degli Stati Uniti testarda e dal carattere impossibile. Nicolas Cage è l’agente dei Servizi Segreti che deve proteggerla. Volano fuoco e fiamme e si discute pure dell’opportunità che soldi dei contribuenti vengano spesi per la sicurezza di tutti gli ex Presidenti americani e delle loro famiglie.
Al centro ovviamente c’è Cecil Gaines (nella realtà Eugene Allen), maggiordomo della Casa Bianca per più di trent’anni e sotto sette presidenti, da Eisenhower a Reagan. E il film lo fanno Forest Whitaker e Oprah, che interpretano rispettivamente il protagonista e la moglie. Ma quando al braccio di Alan Rickman/Ronald Reagan appare Jane nei panni rosso Valentino di Nancy, non ce n’è più per nessuno. American Royalty.
A fianco del clamoroso Abramo Lincoln di Daniel Day-Lewis (nominato all’Oscar, ma dai) c’è la tormentatissima moglie Molly, che secondo alcuni esperti moderni contemporanei era bipolare, ma che per prima riconobbe le capacità del marito. Sally aveva 10 anni più di Day-Lewis e 20 più di Mary Todd Lincoln, ma Spielberg la scelse comunque, dopo averla vista recitare con il protagonista. Field ha messo su 12 kg per ottenere la parte: “Ho mangiato le cose peggiori e a fine giornata mi sentivo come un’oca da foie gras”.
Fredda, algida, calcolatrice e spietata quanto e più del marito Frank. All’inizio della serie, Claire Underwood è la moglie del vicepresidente degli Stati Uniti e alla fine nello Studio Ovale della Casa Bianca ci troviamo direttamente lei. Anche perché Kevin Spacey è stato fatto fuori post-polemiche sulla sua condotta sessuale. E quindi è toccato a Robin Wright caricarsi sulle spalle l’ultima stagione di House of Cards, che poi è finita perché la realtà di Trump ha superato ogni fantasia. Da second lady a presidente, senza passare dal via.
Una Natalie Portman mai così brava (no, nemmeno nel Cigno Nero) nel tauillerino Chanel insanguinato della first lady più amata d’America immediatamente prima, durante e subito dopo l’uccisione di JFK. Sigaretta dopo sigaretta, il geniale regista cileno Pablo Larraín racconta la donna dietro l’icona con un film calibrato su primissimi piani, voce e respiro dell’attrice. Impressionante.
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