Le migliori serie tv del 2018 secondo Rolling Stone USA | Rolling Stone Italia
Classifiche e Liste

Le migliori serie tv del 2018 secondo Rolling Stone USA


Superati i primi sei mesi dell’anno, è il momento dei bilanci. Ecco chi ci ha convinto di più, tra sitcom surreali, supereroi psichedelici e soprattutto un grandioso Ricky Martin

Le migliori serie tv del 2018 secondo Rolling Stone USA

Siamo arrivati alla metà di un anno davvero strano per la TV e, beh, per tutto il resto. Gli ultimi sei mesi ci hanno regalato qualche sorpresa (Kiling Eve), finali amari (The Americans), graditi ritorni (Queer Eye) e colpi di scena assurdi come il ritorno di Roseanne… e la fine di Roseanne. Insomma, siamo nell’anno in cui la reunion di Arrested Development è molto più attesa di quella degli Smashing Pumpkins, al confronto quasi una grande famiglia felice. Qui sotto, una dozzina di serie tv – da sitcom a surreali serie di supereroi, fino ai documentari – che non potete far mancare nella vostra lista di metà anno.

12. “Wild Wild Country”

Il documentario rivelazione sul guru dimenticato: Bhagwan Shree Rajnesh, che ha guidato la sua comune nell’Oregon rurale del 1978, cominciò con un ashram, diventò una star che collezionava Rolls Royces e finì la sua carriera nella gloria criminale. Wild Wild Country racconta tutta la storia in sei affascinanti capitoli. È un documentario pieno di segreti, alcuni inquietanti anche per chi crede di sapere tutto su Osho. Una storia che poteva accadere solo in America. Che dio ci aiuti.

11. “Silicon Valley”

Titolo alternativo: La leggenda degli stronzi. Questa commedia di HBO, all’inizio, doveva incarnare il coraggio e l’energia di un’epoca più ottimista della nostra. Ma le cose sono cambiate, e somigliano di più ai nostri giorni paranoici. Questa è la stagione più oscura e divertente di Silicon Valley, e anche la migliore – è difficile azzeccare una metafora migliore di un frigo intelligente che spia le tue conversazioni.

10. “Queer Eye”

Come abbiamo fatto a vivere senza i Fab Five? Il reboot di Quel Eye è anche meglio dell’originale, e questi ragazzoni della Georgia sono molto più che semplici consulenti di make up. Sono guaritori, saggi dei nostri tempi, macchine inesauribili di battute da stronzetti. Karamo è il mio preferito – se fossero una boy band, lui sarebbe quello con l’aria da fratello maggiore, tipo Kevin Richardson. Ma è Tan che mi capisce davvero. Poi c’è Antoni, l’esperto di cibo, e non ho ancora capito se sa cucinare oppure no. Comunque, nessuno sa indossare una maglietta degli Strokes in cucina come fa lui.

9. “Legion”

FX le sta azzeccando tutte quest’anno – se fosse un’etichetta, sarebbe la Matador dei primi anni ’90, o la Def Jam di fine ’80. Legion è il tipo strambo del catalogo. (In quello Matador sarebbe Thinking Felles Union Local 282; per Def Jam, invece, Oran “Juice” Jones). La fiera degli incubi Marvel, scritta da Noah Hawley, ha come protagonista Dan Stevens, un mutante. Come dice il mio amico – e altrettanto fissato con Legion – David Fear: «Può leggerti la mente, controllare la mente, muovere le cose con la mente… ed è completamente fuori di testa». Nella serie la scena più assurda e toccante dell’anno: un uomo seduto alla sua scrivania, solo, nel pieno della notte, che si fa fare la serenata da un topo. Slave to Love di Bryan Ferry.

8. “Killing Eve”

Phoebe Waller-Bridge è tornata. Non le è bastato farci riconsiderare tutte le nostre scelte di vita con Fleabag, o portare il suo tocco a Star Wars, eccola con la sorpresa televisiva dell’anno. In questo thriller Sandra Oh è un agente dell’M15 all’inseguimento di Villanelle, assassina russa interpretata da Jodie Come. Sono due donne letali – e scopriranno presto che questa non è l’unica cosa che le accomuna. Killing Eve è diventato un inaspettato successo di ascolti. Un buon segno.

7. “Everything Sucks!”

Ragazzini americani del 1996, circa, mentre vivono le loro cosiddette vite da liceali a Boring (Noioso, ndt), in Oregon. Questa satira teenager meritava un pubblico più grande. Tuttavia, lo stile anni ’90 di Everything Sucks è in qualche modo esaltato dal modo in cui la serie è stata ambientata in un universo morto, ignorata da un mercato ipersaturato e immediatamente cancellata dal network. È una lettera d’amore a tutte le Daria che hanno pensato “la mia vita sarebbe una serie tv pazzesca, ma nessuno la noterebbe e la guarderebbe un paio d’ore all’anno, in uno di quei weekend di febbraio”. Miglior momento musicale: Heart Condition, la ballad indie-pop che riassume sia i sentimenti dei personaggi che l’abilità della serie di azzeccare tutti i dettagli emozionanti.

6. “Counterpart”

Una legge immutabile della scienza: più J.K. Simmons c’è, meglio è. Nel nuovo thriller fantascientifico di Justin Marks, la star di Whiplash interpreta Howard Silk, impiegato di mondi paralleli in una Berlino immersa nella Guerra Fredda. A un primo sguardo Counterpart potrebbe sembrare la solita serie sui viaggi nel tempo, con un grande performer impegnato in due ruoli speculari, ma in realtà si espande episodio dopo episodio, con giochi mentali degni di Borges. Solo Simmons poteva riuscire nell’intento con così tanto stile.

5. “Billions”

Nel menu della TV migliore del 2018, Billions rappresenta il secondo di carne, più sanguinolento che mai. È stato grandioso vedere questa serie trasformarsi dal classico dramma in giacca e cravatta – un supercut di ogni serie tv americana con ragazzoni che urlano: “Ok! Ce la faremo!” – in un massacro pulp. E la terza stagione tocca nuove vette con Damian Lewis, Paul Giamatti, Maggie Siff e il migliore in campo, David Costabile.

4. “Barry”

Bill Hader e Alec Berg ci presentano le avventure di un uomo di mezza età nel mezzo di un’illuminazione. Fuggito da Los Angeles per risolvere i suoi problemi, si ritrova in un corso di recitazione e capisce che è lì che vuole stare, sul palco. Hader è una meraviglia tragicomica: il suo personaggio è una persona orribile che diventa migliore… trasformandosi in un pessimo attore. Barry ci fa sospettare che l’attore non è solo un veterano di SNL, e che questo potrebbe essere l’inizio di una carriera meravigliosa.

3. “Atlanta”

La prima stagione di Atlanta era già la cosa più intelligente, divertente e innovativa di tutto il panorama televisivo – Donald Glover e compagnia non avevano davvero bisogno di puntare più in alto. Ma l’hanno fatto. Il secondo giro di episodi di Atlanta porta nuova complessità ai vagabondaggi di Earn, Paper Boi, Van e Darius. In una stagione piena di sorprese, la più impressionante è arrivata nel sesto episodio: Teddy Perkins, con Glover che interpreta il fantasma della musica nera del passato.

2. “The Americans”

Il ritratto televisivo perfetto del matrimonio, una grande stagione conclusiva per uno dei drammi TV più grandi di sempre. Keri Russell e Matthew Rhys non sono mai stati così bravi a interpretare i loro personaggi, una coppia di agenti del KGB nella provincia americana degli anni ’80, incasinati nella gestione di tutte le loro diverse identità. Si amano davvero, ma non quanto amano le loro menzogne, e non possono vivere senza nessuna delle due cose. Il finale ha diviso i fan – come se The Americans fosse capace di fare altro.

1. “American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace”

L’elegia di Ryan Murphy a Versace è diventata più commovente episodio dopo episodio, e il regista ha uno sguardo davvero impressionante per i dettagli più disgustosi del lutto. Il designer-martire di Edgar Ramirez è intenso, ma qualcuno poteva prevedere che la performance TV dell’anno sarebbe arrivata da Ricky Martin, il suo fidanzato? O che Judith Light potesse trasformare un piccolo ruolo in un capolavoro? (La sua domanda quando diventa vedova – “Sono una vera moglie, adesso?” – vale più di mille parole). E la musica – wow. Se camminando per strada avete sentito qualcuno canticchiare Vienna, la meravigliosa ballad degli Ultravox, è tutta colpa di questa serie.