I più grandi film che non sono mai stati realizzati | Rolling Stone Italia
Capolavori mancati

I più grandi film che non sono mai stati realizzati

Dal ‘Napoleone’ di Stanley Kubrick alla ‘Recherche’ proustiana by Visconti, passando per lo slasher movie di Hitchcock e ‘Dune’ di Jodorowsky. Fino al musical impossibile di Scorsese

I più grandi film che non sono mai stati realizzati

Stanley Kubrick sul set di 'Barry Lyndon'

Foto: Screen Archives/Getty Images

Heart of Darkness
Orson Welles

Il primo a voler portare sullo schermo Cuore di tenebra di Joseph Conrad fu Orson Welles. Dopo la “prova generale” nel suo programma radiofonico The Mercury Theatre On the Air, nel 1939, avviò a tutti gli effetti la produzione, dalla stesura della sceneggiatura agli studi per la scenografia (vedi il modellino per la nave nella foto sopra). Ma, nonostante la RKO gli avesse concesso un contratto strapagato per l’epoca, i costi previsti lievitarono fino a superare la cifra record di 1 milione di dollari. E varie traversie impedirono a Welles di continuare nel suo progetto, facendolo ripiegare su Quarto potere. Ci abbiamo guadagnato comunque quello che da molti è ancora considerato il più grande film della storia del cinema, e molti anni dopo avremmo avuto un altro capolavoro: Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, il Cuore di tenebra trasportato in Vietnam con il Kurtz “definitivo” di Marlon Brando.

Napoleon
Stanley Kubrick

Tra tutti, IL vero kolossal che non abbiamo mai visto. Il dream project di Stanley Kubrick era la biografia monstre di Napoleone, “risposta” sonora al classico del cinema muto diretto da Abel Gance. Fu l’ossessione del regista dopo il successo di 2001: Odissea nello spazio: Kubrick fece una monumentale ricerca attraverso 500 libri, insieme a storici ed esperti di ogni sorta, col risultato che era arrivato – parole sue – a sapere tutto sull’imperatore, di cui avrebbe raccontato origini, ascesa e caduta in oltre tre ore di film. Del progetto di cui non si fece nulla (e di cui restano echi in Barry Lyndon) ora sappiamo (quasi) tutto, grazie al volume Stanley Kubrick’s Napoleon: The Greatest Movie Never Made, pubblicato da Taschen nel 2009. E ora arriva il Napoleon che qualcun altro ha realizzato: Ridley Scott, che ha ingaggiato per il ruolo del titolo Joaquin Phoenix. Sarà la stessa cosa? Ehm…

Alla ricerca del tempo perduto
Luchino Visconti

In molti definiscono Morte a Venezia di Luchino Visconti, da Thomas Mann, un film proustiano. Ma l’idea di adattare Proust stesso è stato il desiderio di una vita, per il regista del Gattopardo. A metà degli anni ’60 era già pronta una sceneggiatura che adattava Alla ricerca del tempo perduto, firmata da Ennio Flaiano con interventi di Enzo Siciliano. Nel 1968 arriva nelle mani di Visconti, che inizia a lavorarci proprio durante la preparazione di Morte a Venezia, insieme alla fedele collaboratrice Suso Cecchi d’Amico. 363 pagine di copione per oltre tre ore di film, sopralluoghi nei veri luoghi descritti dallo scrittore francese, ricerche sui costumi (del sodale Piero Tosi)… ma scarsissimi finanziamenti, motivo per cui il progetto fu accantonato. È di prossima uscita il film di Giulio Base che racconta proprio il progetto mai realizzato di Visconti: À la recherche, con Anne Parillaud.

Kaleidoscope
Alfred Hitchcock

Uno dei pochissimi “grandissimi film mai realizzati” di cui abbiamo delle immagini (vedi sopra). Alla fine degli anni ’60 Alfred Hitchcock, deluso dai risultati non esaltanti di Marnie e Il sipario strappato, decise di buttarsi su uno slasher movie a bassissimo budget su un serial killer newyorkese. Per la precisione, un giovane bodybuilder che attira le donne verso la loro morte vicino all’acqua. L’ispirazione pare fosse il cinema di Michelangelo Antonioni, in particolare Il deserto rosso. Hitch mandò una copia della sceneggiatura all’amico François Truffaut, che si disse preoccupato per la quantità di sesso e violenza, ma che allo stesso tempo pensava: “Tu giri tali sequenze con grande potenza drammatica, non soffermandoti mai su dettagli inutili”. Ad ogni modo, i produttori lo ritennero troppo poco commerciale e il maestro del brivido ripiegò su Topaz. Resta il rammarico per questo gore hitchcockiano perduto.

L’idiota
Andrej Tarkovskij

Altro giro, altro grandissimo romanzo, stavolta della tradizione russa, mai portato sullo schermo da parte di chi sognava appassionatamente di farlo. Andrej Tarkovskij accarezzò a lungo l’idea di adattare L’idiota di Fëdor M. Dostoevskij, che, nelle sue intenzioni, avrebbe dovuto essere il suo film più importante di sempre: a testimonianza di ciò, il fatto che ci lavorò dal 1971 al 1983, quando, ormai esule, capì che non sarebbe mai riuscito a portarlo a termine. Insieme alle traversie produttive, c’era lo “spettro” che inseguiva Tarkovskij dal 1951, anno in cui uscì L’idiota di Akira Kurosawa, che spostava l’azione del romanzo originale dalla San Pietroburgo del XIX secolo al Giappone post-Seconda guerra mondiale. “Amo Dostoevskij, ma non girerò mai L’idiota dopo Kurosawa”, disse più volte il regista russo. E così è stato.

Leningrad
Sergio Leone

In principio fu Sergio Leone. Ospite all’università La Sapienza di Roma nel 1986, confermò: “Sto aspettando il visto dall’Unione Sovietica, e mi sembra che in questa direzione ci siano aperture. Se il film sarà realizzato, sarà una coproduzione fra l’Italia e l’URSS. Su una ossatura storica, narrerà una storia d’amore fra un corrispondente americano e una donna sovietica”. Sullo sfondo la battaglia di Leningrado, protagonisti Robert De Niro e la modella russa Pavlína Pořízková. Si parlò anche di una possibile partecipazione produttiva da parte di Steven Spielberg e George Lucas. I tentativi di realizzarlo andarono avanti fino al 1989, anno della scomparsa del regista. Che lasciò idealmente in eredità il progetto a Giuseppe Tornatore: anche lui lavorò molti anni all’idea di un film sull’assedio della città russa, con protagonista Nicole Kidman (che tornerà in altri grandi film mai realizzati: ci arriveremo). Un naufragio anche stavolta. Alla fine, il film che si avvicina di più all’idea originale di Leone è Il nemico alle porte di Jean-Jacques Annaud, del 2001. Ma no, non è la stessa cosa.

Dune
Alejandro Jodorowsky

Il peggiore film di David Lynch, almeno a detta delle tante classifiche che si trovano in giro, è anche il progetto irrealizzato del cileno Alejandro Jodorowsky. Un’opera “monumentale e folle”, a detta dei produttori del tempo, per la quale l’autore spese anni in ricerche, storyboard, bozzetti per scene e costumi (vedi sopra), e addirittura un accordo con i Pink Floyd, freschi del successo di Dark Side of the Moon, per la colonna sonora. Il giovane Paul Atreides sarebbe stato interpretato da Brontis, il figlio dodicenne dello stesso Jodorowsky, affiancato da nomi incredibili come David Carradine, Gloria Swanson, Geraldine Chaplin, Udo Kier, Alain Delon, Mick Jagger, Orson Welles e Salvador Dalí. La storia pazzesca di questo capolavoro sci-fi mancato la possiamo ripercorrere oggi nel bel documentario di dieci anni fa Jodorowsky’s Dune di Frank Pavich. E poi è arrivato Denis Villeneuve, a (ri)fare giustizia.

The Lady from Shanghai
Wong Kar-wai

Torna Orson Welles, in questa storia “alternativa” del cinema: il progetto in questione è difatti il remake del suo La signora di Shanghai del 1947, starring lo stesso regista e attore e l’allora moglie Rita Hayworth. E torna Nicole Kidman, scelta come protagonista di questo reboot, come diremmo oggi (fun fact: Kidman, più o meno nello stesso periodo, era stata scelta anche per il ruolo che fu di Stefania Sandrelli nel rifacimento americano di C’eravamo tanto amati by Gabriele Muccino, che poi mollò il colpo, per omaggiare il capolavoro di Scola nel ben più recente Gli anni più belli). A firmare questo nuovo The Lady from Shanghai sarebbe stato Wong Kar-wai, autore di vette della cinematografia anni 2000 come In the Mood for Love e 2046. Sulla carta, tutto giusto. Forse troppo, per essere vero.

Cleopatra
David Fincher

L’amico dell’allora famiglia Jolie-Pitt voleva passare dal dirigere Brad (Se7en, Il curioso caso di Benjamin Button) a costruire un monumento ad Angelina. Con un progetto “impossibile”: quel maledettessimo Cleopatra che floppò a tal punto, considerato il budget impiegato, da mandare in crisi la 20th Century Fox all’inizio degli anni ’60. “Non sarò mai brava come Elizabeth Taylor”, disse Jolie, ingaggiata per il ruolo della regina d’Egitto (oggi sarebbe etnicamente ed eticamente impossibile). Ma tra lo scandalo sollevato dall’hackeraggio delle mail del produttore Scott Rudin, che si lamentava del comportamento della star protagonista, e infiniti ritardi, la nave non andò mai in porto. Per un po’ si pensò ad Ang Lee come sostituito, più tardi il progetto passò nelle mani di Patty Jenkins, che chiamò la sua “Wonder Woman” Gal Gadot. Ma al momento è ancora tutto fermo.

Gershwin
Martin Scorsese

Dopo aver lavorato insieme in Taxi Driver e Toro scatenato, all’inizio degli anni ’80 Martin Scorsese e lo sceneggiatore (e a sua volta regista) Paul Schrader avevano in mente un altro progetto “mostruoso”: la biografia del compositore George Gershwin. Protagonista, tanto per cambiare, Robert De Niro, che avrebbe ritrovato le atmosfere musical di un altro titolo realizzato con l’amico Marty, New York, New York. Ma quella volta il duo non funzionò, Schrader propose di fare un remake del Bruto e la bella di Vincente Minnelli, Scorsese si sfilò e cercò, più avanti, di riesumare il suo Gershwin riaffidando il copione a John Guare (Sei gradi di separazione). Niente nemmeno in quel caso. Silver lining: due anni fa è stato annunciato che il progetto diventerà una miniserie diretta da John Carney (Once, Sing Street), con Scorsese solo nelle vesti di produttore. Meglio che niente…