Alpha
Julia Ducournau
Se hai vinto una Palma d’oro, è ovvio che il passo successivo sarà determinante. Con Titane, trionfatore a Cannes 2021, Julia Ducournau aveva già diviso pubblico e critici; ma aveva lasciato il segno con il suo cinema incandescente. A distanza di quattro anni, l’autrice torna con una storia che mischia distopia, AIDS, integrazione e coming of age. Malgrado le intenzioni, un film decisamente più ambizioso che riuscito.
Biancaneve
Marc Webb
Che i live action siano difficili da realizzare l’abbiamo capito. Qui però si sono impegnati particolarmente, e in un solo film hanno scontentato tutti. Le protagoniste Rachel Zegler e Gal Gadot, che pare si siano odiate tantissimo (anche per ragioni politiche), i fan della storia originale e pure i nani, sostituiti dalle “creature magiche”. Ma il vero problema è la sceneggiatura: molle come una mela (non avvelenata ma troppo matura).
A Big Bold Beautiful Journey – Un viaggio straordinario
Kogonada
Prendi una star (Margot Robbie) che viene da uno dei più grandi successi degli ultimi anni (Barbie). Prendine un’altra (Colin Farrell) che negli ultimi anni tra cinema (Gli spiriti dell’isola) e Tv (The Penguin) non ha sbagliato un colpo. Si può sbagliare tutto? Ebbene sì. Sembra uno di quei film anni ’90 che mischiavano fantasy e sentimenti smielati, ma è ancora più fuori tempo, estenuante, inutile. Un flop anche al box office: ma dai.
La donna della cabina numero 10
Simon Stone
Keira Knightley negli ultimi anni ha recitato sempre meno. Dunque, si direbbe, sceglie con estrema cura i suoi progetti. Ehm… Perché poi capita un film come questo, che sembra la parodia di tutti i thriller con protagoniste (fin troppo) inconsapevoli degli ultimi anni – cfr. l’irresistibile La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra con Kristen Bell, che li percula tutti. E il giallo fa acqua da tutte le parti. Letteralmente.
The Electric State
Anthony e Joe Russo
Da Re Mida di Casa Marvel capaci di rinnovare la saga Avengers (oltre a due Captain America) e renderla un colosso globale a mestieranti che usano i servizi di streaming come un Bancomat (e come biasimarli). Dopo il tremendo The Gray Man, un’operazione ancora peggiore che occhieggia al family movie, con protagonista una coppia improbabile (Millie Bobby Brown e Chris Pratt) e svogliata quanto il pubblico. I danni dello “zapping” passivo da piattaforma.
Hurry Up Tomorrow
Trey Edward Shults
Dopo la débâcle della serie The Idol, The Weeknd ci prova anche col cinema. E visto che nel suo caso le ambizioni sono sempre alte, stavolta interpreta direttamente… sé stesso. Non se ne cava niente, nonostante un buon regista (Trey Edward Shults di It Comes at Night e Waves – Le onde della vita) e comprimari di peso (Barry Keoghan, Jenna Ortega, Riley Keough). Provaci ancora… o magari anche no.
Material Love
Celine Song
Non un bruttissimo film in assoluto, ma anche qui vale la regola suddetta per Ducournau. Se hai girato un esordio intelligente, sensibile, diventato un caso in tutto il mondo (Past Lives), l’opera seconda è attesa più che mai al varco. Celine Song vorrebbe rifare la rom-com anni ’90/primi 2000, ma non ci mette ironia e non sa sfruttare il buon trio di protagonisti (Dakota Johnson-Chris Evans-Pedro Pascal). Come farsi dimenticare in 120 minuti.
The Monkey
Osgood Perkins
Non è che Osgood “Oz” Perkins starà facendo un po’ troppi film? Uno ne becca (l’assai terrorizzante Longlegs) e due ne sbaglia: questo, e anche il successivo Keeper (ancora inedito da noi). The Monkey in particolare non riesce a rendere il racconto di Stephen King (in italiano tradotto Le scimmie) materiale cinematografico all’altezza. E anche gli spaventi latitano. Magari non girare due film l’anno potrebbe aiutare…
Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo
Nisha Ganatra
Difficile fare il sequel di una commedia praticamente perfetta come Freaky Friday. Eppure nell’epoca dei revival è successo anche questo. Solo che le uniche battute divertenti di questo capitolo 2 sono nel trailer, o comunque diciamo che sarebbe stato perfetto se in totale fosse durato 10 minuti. Amiamo Jamie Lee Curtis e ancora di più Lindsay Lohan, ma ammettiamolo: i film divertenti sono altri (riguardate il primo, nel caso ne cerchiate uno).
Tron: Ares
Joachim Rønning
A qualcuno importa ancora di Tron? No, e infatti basta guardare gli incassi: appena 140 milioni al box office globale, a fronte di quasi 340 tra budget di produzione e soldi spesi per la promozione monstre. Il retro-futurismo inventato negli anni ’80 non sembra più tenere il passo dei tempi, e i gigionismi di Jared Leto mal si adattano alla saga hi-tech. Si salvano le musiche dei Nine Inch Nails, ma non basta.
