Rolling Stone Italia

I 20 film italiani del decennio

Autori che hanno fatto grandi film e lanciato grandi attori, ma anche nuovi nomi che stanno ridefinendo generi e produzioni: come sta il cinema italiano? Leggete qui

Foto: Good Films

20La terra dell’abbastanza (2018) di Damiano D’Innocenzo, Fabio D’Innocenzo

Un neo-neorealismo che però non ha nostalgia del cinema passato, anzi: è ben piantato nel presente. Al loro esordio, i fratelli D’Innocenzo sono già degli autori con ben chiaro quello che vogliono fare. E una bella speranza per il decennio che comincia.

19Nico, 1988 (2017) di Susanna Nicchiarelli

Autrice promettente (Cosmonauta), poi un po’ persa (La scoperta dell’alba), Nicchiarelli ha dovuto cercare una storia oltreconfine per firmare il suo film più bello. E certamente ambizioso: la storia è quella dell’ex icona dei Velvet Underground. Cinema italo-internazionale come si faceva un tempo: fortuna si fa ancora.

18Belluscone – Una storia siciliana (2014) di Franco Maresco

Sciolta la coppia con Daniele Ciprì, che ci ha dato capolavori come la seminale Cinico Tv, Maresco fa da sé e diventa il documentarista (o forse mockumentarista) di cui questo Paese aveva bisogno. È l’unico in grado di svelare, con disperata ironia, le pieghe e le piaghe di Cosa Nostra. Questo è il suo capolavoro senza se e senza ma.

17La pazza gioia (2016) di Paolo Virzì

Un Virzì in purezza, tra spensieratezza e lacrime. E un duetto d’attrici che non si dimentica tra la contessa squinternata Valeria Bruni Tedeschi e la dolente fatta a pugni dalla vita Micaela Ramazzotti. L’hanno amato tutti: era impossibile non farlo.

16Miele (2013) di Valeria Golino

Attrice che non smetteremmo mai di guardare, Valeria Golino realizza finalmente il sogno di diventare regista. Firmando un’opera civile ma calda e personale, tra i migliori esordi italiani degli ultimi anni. E Jasmine Trinca non è mai stata così brava.

15Veloce come il vento (2016) di Matteo Rovere

Un film di motori il cui vero motore sono i sentimenti. Rovere, prima di lanciarsi coraggiosamente nel kolossal con Il primo re, gira un’opera apparentemente classica che rivela però una profonda modernità. E dà a Stefano Accorsi quel che è di Stefano Accorsi: non solo il ritrovato accento emiliano, ma anche una grande occasione per accelerare.

14Martin Eden (2019) di Pietro Marcello

Dopo opere “for cinéphiles only” (vedi La bocca del lupo e Bella e perduta), Pietro Marcello allarga lo sguardo, sulle tracce del glorioso cinema che fu (Visconti su tutti, a cominciare da un Luca Marinelli un po’ Alain Delon) ma che lancia un sos al presente “analfabeta”. E conferma di essere un grande autore.

13A casa tutti bene (2018) di Gabriele Muccino

Un film di Muccino come dev’essere un film di Muccino: famiglie caotiche dove tutti urlano, si mettono le corna, ma alla fine si vogliono bene. Quasi la citazione di se stesso in un film adulto e profondo, che il pubblico ha capito più della critica.

12Dogman (2018) di Matteo Garrone

Un film dell’orrore? Una parabola cristologica? Un semplice biopic d’autore? Tutto e niente: questo è un film di Garrone, e basta. Che è anche la summa di tutta la sua poetica. Un instant classic.

11Habemus Papam (2011) di Nanni Moretti

Dei due soli film firmati da Nanni negli anni ’10 (l’altro è Mia madre del 2015), questo è quello che ci ha fatto ritrovare la sua vena ironico-surreale che ci mancava (vedi i cardinali che giocano a pallavolo). E, sicuramente, il più universale.

10Il traditore (2019) di Marco Bellocchio

Un ottantenne così non l’avevamo visto mai. Bellocchio firma il suo film più bello degli ultimi anni, e anche un gangster movie sospeso tra classicità e contemporaneità. Il resto lo fa Favino, attore del decennio (o poco ci manca).

9Il capitale umano (2019) di Paolo Virzì

Un altro colpo da maestro per il regista toscano, che porta sullo schermo un romanzo americano (di Stephen Amidon) per dipingere il canto del cigno della borghesia italiana. E il suo film della piena maturità.

8Sulla mia pelle (2018) di Alessio Cremonini

Non solo un film: anche un atto di giustizia che ha riacceso il dibattito attorno al caso Cucchi (e ha portato, indirettamente, a una sospiratissima sentenza). C’è anche Netflix (chapeau) dietro questa operazione. Davanti, invece, il volto di Alessandro Borghi: ancora lo applaudiamo.

7Lo chiamavano Jeeg Robot (2016) di Gabriele Mainetti

L’opera prima che ha lanciato un giovane autore. Ma, soprattutto, il titolo che ha detto agli spettatori italiani: sì, i film di supereroi li possiamo fare anche noi. Mettendoci dentro pure Anna Oxa, perché no. Un piccolo caposaldo.

6Perfetti sconosciuti (2016) di Paolo Genovese

Il soggetto originale più fortunato che il nostro cinema abbia sfornato da molti anni a questa parte: tanto che, per una volta, non si contano i remake internazionali. Gruppo di amici (e cornuti) in un interno. A volte basta poco, se lo si fa bene, per convincere tutti.

5Quo vado? (2016) di Gennaro Nunziante

Se c’è un solo nome del cinema italiano a definire il decennio appena passato, quello è Checco Zalone. Che ha sbancato il box-office, ma soprattutto ha riscritto la commedia italiana riconsegnandole il suo peso “sociologico”. Un genio per tutti.

4Chiamami col tuo nome (2017) di Luca Guadagnino

Guadagnino, come autore italiano e internazionale, era già “nato” con opere come Io sono l’amore. Ma è l’adattamento del romanzo di André Aciman a fargli fare il vero salto. E a renderlo uno dei riferimenti della scena globale degli anni ’20 che verranno.

3Reality (2012) di Matteo Garrone

Il migliore sguardo sulla realtà dei selfie, pre-selfie, lo dà l’autore di Gomorra. Che torna a una favola dark sulla società ai margini, che però ci rappresenta tutti. Epocale.

2La grande bellezza (2013) di Paolo Sorrentino

Trent’anni dopo La terrazza di Scola, Sorrentino ridà lustro alle cene romane en plein air. Che lo si ami o lo si odi, è il film che, proprio per questo, ha creato il dibattito tra critici e spettatori. E ha lanciato il nostro autore nel mondo. Oscar incluso.

1Non essere cattivo (2015) di Claudio Caligari

L’ultimo film di Claudio Caligari è anche quello che consacra a nuovi divi Luca Marinelli e Alessandro Borghi. Quasi un passaggio di testimone tra il cinema di ieri e il cinema di oggi: basta a siglare un decennio?

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