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I 10 migliori film di Alfred Hitchcock

Abbiamo provato a mettere in fila i suoi titoli miglior. Non è stato semplicissimo

Foto: Sunset Boulevard/Corbis via Getty Images

10La congiura degli innocenti (1955)

Un film minore? Forse, rispetto a “colleghi” più illustri come Rebecca – La prima moglie o, stando agli ultimi titoli, Frenzy. Un azzardo metterlo nella Top 10, dunque? No, perché questa commedia gialla è irresistibile. Chiusa la “trilogia di Grace Kelly”, Hitchcock abbassa solo apparentemente i toni e le ambizioni. Trasportando su suolo americano (i boschi del Vermont, per la precisione) l’umorismo inglese delle sue prime produzioni. Più del plot thriller – chi ha ucciso il povero Harry? – conta il motore comico dell’azione. Affidato, tra gli altri, a una deliziosa Shirley MacLaine, protagonista antitetica e però ugualmente perfetta dopo il “ghiaccio bollente” della futura principessa di Monaco.

9Nodo alla gola (1948)

Il (finto) piano sequenza più famoso della storia del cinema: in realtà sono dieci, ma Alfred era un maestro della tecnica, e nell’illusione caschiamo tutti ancora oggi. Ma questo dramma (o, anche qui, meglio dire commedia) da camera è in anticipo sui tempi non solo per i prodigi della regia: al centro c’è difatti una coppia di omosessuali (Farley Granger e John Dall) che uccide un amico solo per il gusto di farlo, e ne occulta il cadavere in salotto. Finché il professore James Stewart non snasa qualcosa… Il teatro (da intendersi alla lettera) della vita, senza le parti noiose: quelle Hitch le tagliava, lo sappiamo benissimo.

8Il delitto perfetto (1954)

Ancora tutto in una stanza, o quasi. E ancora un miracolo di regia: l’omicidio messo in atto con un paio di forbici fu originariamente girato in 3D, perché la resa fosse ancora più spaventosa. Il primo dei tre film con la musa delle muse, vale a dire Grace Kelly, è un altro congegno impeccabile. E uno dei film di Hitchcock dati (ingiustamente) per scontati, quando invece ha brillantemente superato la prova del tempo, non solo dal punto di vista tecnico. Per confermarlo, vedere il (bruttissimo) remake di quarant’anni dopo starring Michael Douglas e Gwyneth Paltrow.

7Intrigo internazionale (1959)

Certi cinéphiles duri e puri lo metterebbero sul podio (e non a torto), perché è uno dei titoli più seminali nella filmografia dell’autore. Basterebbe la clamorosa sequenza di Cary Grant che corre nei campi inseguito dall’aeroplano ad avvalorare la tesi. Ma anche il tono continuamente sospeso tra screwball comedy, giallo-rosa (la spalla del protagonista è Eva Marie Saint) e un film di James Bond. Un genere, insomma, che non assomiglia a nient’altro, o che forse reinventa tutto. Come il titolo originale: North by Northwest, coordinate che non esistono, o forse – magicamente – sì.

6L’altro uomo – Delitto per delitto (1951)

Ben due titoli italiani per quello che, in originale, è Strangers on a Train. Un film che sembra ripercorrere le orme di Nodo alla gola, non solo per via dello stesso protagonista: il belloccio (e piuttosto inespressivo) Farley Granger, pure qui in odore di cripto-omosessualità. Ma perché, prendendo le mosse dal romanzo Sconosciuti in treno di Patricia Highsmith, fa del male una presenza ancora ambigua con cui “giocare”. E gioca anche Hitch dietro la macchina da presa: vedi le scene ambientate al luna park, poi imitate da tantissimi horror/thriller del futuro.

5Gli uccelli (1963)

Da un racconto di Daphne du Maurier (la stessa di Rebecca) e, soprattutto, da un caso di cronaca che Sir Alfred lesse sul giornale, nasce uno degli horror più inclassificabili di tutti i tempi. E per questo un caposaldo sia nella carriera del regista sia nella storia del cinema tutta. Nonché un capolavoro di tecnica (aridaje) ed effetti speciali, ma assolutamente artigianali. Che, vuole la leggenda, fecero diventare matti tutti gli interpreti. Proprio per la straordinaria adesione alla psicosi del suo personaggio, la semisconosciuta Tippi Hedren, ingaggiata in quanto nome “sotto-costo”, divenne grazie ai pennuti assassini (che però non le spiegazzavano il tailleur) una star.

4La finestra sul cortile (1954)

Nodo alla gola e, soprattutto, Il delitto perfetto erano la semplice “prova generale” del vero capolavoro, in fatto di Kammerspiel hitchcockiano. Che forza ancora di più la claustrofobia dell’intreccio, in ottica (letteralmente) meta-cinematografica: più del plot giallo a misura di appartamento, conta il voyeurismo di chi lo indaga. E, in definitiva, del regista che filma tutto. James Stewart riesce ad essere un action-hero pure con la gamba ingessata, e Grace Kelly (con gonne a ruote anni ’50) è la magnifica presenza che ogni occhio vorrebbe avere di fronte.

3Psycho (1960)

L’horror contemporaneo parte da qua, da questa pietra miliare. E dalla scena più iconica del cinema: Janet Leigh che viene pugnalata a morte nella doccia del Bates Motel, sulle note dei violini stridenti di Bernard Herrmann. Hitch aveva amato il thriller psicologico di Clouzot I diabolici e voleva fare qualcosa di simile. Per questo comprò i diritti del romanzo di Robert Bloch. E nell’adattamento per il grande schermo rompe qualsiasi regola, a partire dall’uccisione della protagonista a metà, che a quel punto trasforma il film in un whodunnit. Nel lungometraggio ci sono tutte le ossessioni del regista: l’eroina bionda, la figura matriarcale dominante, il poliziotto inaffidabile, il voyeurismo spinto, la sfida al codice di censura hollywoodiano in vigore dagli anni ’30. E, mentre Leigh scivola sulle piastrelle bianche del bagno, nasce un nuovo tipo di cinema: viscerale, contorto, scioccante.

2La donna che visse due volte (Vertigo) (1958)

O più precisamente Vertigo, com’è in originale e come (quasi) tutti ormai lo chiamano oggi. Una vertigine nel doppio che è il cinema di Alfred Hitchcock in purezza: l’ordinary man (e non uno a caso: James Stewart) che si ritrova in un intrigo larger than life, la bionda (Kim Novak) che fa ribollire l’etica e l’epica del plot, un congegno di scatole cinesi limato alla perfezione e che tutti avrebbero imitato in futuro. E poi le spericolate prodezze registiche, San Francisco porto delle nebbie più interiori che atmosferiche, i colpi di scena revenant-mélo. Così seminale da aver fatto fuori – in un sondaggio di Sight and Sound promosso dal British Film Institute – Quarto potere di Orson Welles dal primo posto della lista dei film più belli di sempre: e mica a torto. Ma Hitch aveva già codificato (se non superato) se stesso prima: vedi una posizione più avanti…

1Notorious – L’amante perduta (1946)

Per Truffaut, Notorious è la quintessenza di Hitchcock: “Contiene poche scene ed è di una purezza magnifica; è un modello di come dovrebbe essere costruita una sceneggiatura… tutte le scene di suspense sono costruite intorno a due oggetti, sempre gli stessi: la chiave e la falsa bottiglia di vino”. Senza dubbio è il film in cui il nostro riesce a combinare meglio spy e love story, romanticismo e tensione grazie anche al clamoroso script di Ben Hecht nominato all’Oscar. Ingrid Bergman e Cary Grant sono al loro meglio nei panni della figlia di una spia nazista che viene convinta dai servizi segreti statunitensi a sposare un pezzo grosso nazista e dell’agente americano che la salva. Featuring uno dei baci più lunghi e bollenti della storia del cinema e sequenze memorabili come quella della cantina e della scalinata. Che hanno provato a rifare praticamente tutti. Senza mai riuscirci.

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