Sono state annunciate le candidature ai 83esimi Golden Globe (qui l’elenco completo). E, come sempre rispetto ai pronostici, c’è chi è dentro e chi no. In una visione in generale meno americanocentrica e forse anche un po’ meno pop.
Sydney Sweeney (Christy)
Doveva essere la stagione dei premi per Sydney Sweeney, grazie al biopic sportivo (diretto da David Michôd) su Christy Martin, la pugile (lesbica) più famosa d’America negli anni ’90 sopravvissuta a innumerevoli abusi e a un tentativo di omicidio da parte dell’allenatore e marito Jim. Ma la candidatura non è arrivata (e manco la data di uscita italiana). Sarà forse a causa degli scarsi incassi al botteghino, del poco clamore generato dal film ma pure dello tsunami di polemiche (American Eagle, MAGA e la relazione con Scooter Braun) che hanno investito l’attrice? Choose your fighter.
Glen Powell (Chad Powers)
Continua la scalata hollywoodiana di Glen Powell, per molti una sorta di nuovo Cary Grant. Lo conferma il riconoscimento nella categoria Miglior attore protagonista in una serie musical o comedy per Chad Powers (creata e interpretata dallo stesso attore insieme a Michael Waldron), dove impersona un ex quarterback dal talento bruciato da uno scandalo che decide di reinventarsi per avere una seconda possibilità. Approviamo.
Stranger Things 5 – Parte 1
Nonostante le nomination ai GG del 2017 e 2108 come Miglior serie drammatica, oltre che quelle individuali di Winona Ryder e David Harbour, magari Stranger Things non sarà considerata un colosso dei premi quanto invece della cultura pop, ma solitamente chi vota non dimentica titoli di questa portata giunti al gran finale. Certo, parliamo solo dei primi quattro episodi (con il cast presentato nelle categorie di attori e attrici non protagonisti)… Come minimo, però, il quinto e ultimo capitolo avrebbe dovuto essere considerato anche solo per l’impatto che ha avuto sulla TV e sullo streaming. Vedremo il prossimo anno, con la stagione al completo.
Eva Victor (Sorry, Baby)
Nel corso degli anni, i Golden Globes hanno dato priorità alla presenza di volti noti sul red carpet. E quindi scegliere la star relativamente sconosciuta di Sorry, Baby (che da noi arriverà al cinema il 15 gennaio 2026) rispetto a personalità come Laura Dern (È l’ultima battuta?) e la stessa Sydney Sweeney (Christy) pare un messaggio chiaro. E intanto Victor mette a segno una bellissima opera prima, che ha scritto, diretto e interpretato. Chapeau.
Wicked: For Good
Nonostante le nomination per le sue due protagoniste, Cynthia Erivo e Ariana Grande (rispettivamente protagonista e non), e per due canzoni No Place Like Home e The Girl in the Bubble, il secondo capitolo dell’adattamento musicale di Broadway non è riuscito a ripetere l’impresa compiuta dalla prima parte di Wicked (2024) e a ottenere una nomination come Miglior film – musical o comedy. Sì, Wicked: For Good compare nella categoria di Miglior film per incassi, ma pare proprio un contentino.
Le doppiette
Doppietta per Richard Linklater nella stessa categoria (Miglior film musical o comedy) per la sua lettera d’amore a Jean-Luc Godard in Nouvelle Vague e il suo profilo del paroliere di Broadway Lorenz Hart in Blue Moon. E poi Jacob Elordi Miglior attore non protagonista in un film per Frankenstein e Miglior attore in una miniserie per La strada stretta verso il profondo Nord. Stesso discorso per Amanda Seyfried Miglior attrice in un film musical o commedia per The Testament of Ann Lee e Miglior attrice in una miniserie con Long Bright River. Last but non least: Jeremy Allen White, Miglior attore in una serie comedy (?) con The Bear 4 e Miglior attore in un film drammatico per Springsteen: Liberami dal nulla. Me ne dia due.
Andor 2
Sarà perché è una “serie di Star Wars” (semicit.)? Questa è l’unica spiegazione possibile per cui quella che molti considerano la migliore serie drammatica in assoluto di quest’anno sia fuori dalla nomination. Ok Pluribus e Scissione 2, ma la nuova stagione di Slow Horses era probabilmente la più debole delle cinque. E bene Diego Luna candidato come miglior attore, ma non basta, i votanti sono andati troppi sul sicuro. L’Impero colpisce ancora.
Più cinema indie e d'autore (e meno USA)
Un semplice incidente dell’iraniano Jafar Panahi, L’agente segreto del brasiliano Kleber Mendonça Filho, Sentimental Value del norvegese Joachim Trier, No Other Choice – Non c’è altra scelta del maestro sudcoreano Park Chan-wook. E poi Nouvelle Vague e Blue Moon di Richard Linklater, figura cardine dell’indie americano, e Marty Supreme di un profilo più nuovo come quello di Josh Safdie. Senza contare Autori come P.T. Anderson e del Toro, Lanthimos e Zhao. Un segnale chiaro: il baricentro si sposta verso cinematografie più libere e meno allineate all’industry americana, per una stagione che mette al centro gli autori e le loro visioni. Continuerà? Speriamo…
Jennifer Lopez ((Kiss of The Spider Woman)
Jennifer Lopez non è certo una awards’ favourite: ve lo ricordate il drama post-Oscar mancato per Le ragazze di Wall Street? Ecco, il suo primo ruolo importante in un film-musical non le è valso manco una nomination ai Golden Globe come Miglior attrice non protagonista nei panni di Ingrid Luna/la Donna Ragno. Insomma, niente da fare: Hollywood continua a lasciarla a mani vuote.








