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‘Game of Thrones’, i 10 momenti migliori (finora)

La morte di Ned Stark, le Nozze Rosse, ma anche l'incontro tra Jon Snow e il Re della Notte. In attesa della stagione finale, ecco le scene più potenti della serie

Foto: Helen Sloan/HBO

La struttura di Game of Thrones fa sì che la lista dei migliori episodi sia fuori fuoco, anche se ci sono alcune puntate che spiccano come Blackwater: i nostalgici trovano più soddisfazione a sfogliare gli highlights su YouTube piuttosto che a rivedere interi episodi. Questi 10 momenti catturano tutto quello che la serie ha fatto alla grande nel corso degli anni.

10. Il sacrificio di Grenn e dei Guardiani della Notte (The Watchers on the Wall, stagione 4)

Come la scomparsa di Hodor, questo è il nobile sacrificio di un personaggio minore (Grenn, che nella migliore delle ipotesi era il terzo miglior amico di Jon Snow nei Guardiani della Notte) e un altro caso in cui la morte conta molto meno del percorso per arrivarci. Una mezza dozzina di ranger si preparano a impedire a un gigante di oltrepassare il muro interno di Castello Nero, ma sanno che sono già morti e alcuni vogliono scappare. Invece Grenn raduna le truppe recitando il giuramento dei Guardiani della Notte, che a quel punto era un rituale così familiare nella serie tanto da immaginare anche molti tra il pubblico a pronunciarlo a voce alta. L’episodio si interrompe bruscamente mentre il gigante sta per attaccare, riprendendo più tardi per una coda agrodolce in cui Jon scopre i cadaveri non solo di Grenn e degli altri, ma anche del gigante che i compagni hanno trovato il coraggio e l’astuzia per fermare. Non abbiamo bisogno di vedere la lotta, è il giuramento che rende questa sequenza speciale.

9. La Montagna cava gli occhi a Oberyn Martell (The Mountain and the Viper, stagione 4)

La serie ha introdotto così tanti personaggi con la pretesa di essere il più grande guerriero di Westeros, che è un miracolo se un’intera stagione non è stata dedicata a un torneo ‘tutti contro tutti’. Eppure, nel corso degli anni, ci sono stati molti scontri sensazionali, come quello in cui Brienne lancia il Mastino giù da un dirupo o il processo per combattimento tra la Montagna e l’astuto Oberyn Martell. Lo stile appariscente di Martell rende il lavoro del suo enorme avversario molto rapido, ma Oberyn è così concentrato nel chiedere alla Montagna di confessare l’omicidio della sorella che aspetta troppo a lungo per infliggere il colpo mortale. La vittoria a distanza ravvicinata della Montagna è così veloce, brutale e memorabile da essere diventata il fulcro del miglior spot del Super Bowl di quest’anno.

8. La confessione di Tyrion (The Laws of Gods and Men, stagione 4)

Sebbene Ned nella prima stagione fosse la cosa più vicina a un personaggio principale che lo show abbia mai avuto, il lavoro di Peter Dinklage nei panni del “folletto” Tyrion Lannister è stata la prestazione che ha spaccato sin dall’inizio. Gli sceneggiatori e Dinklage hanno camminato sul filo del rasoio tra l’arguto spirito di Tyrion e il dolore che le sue battute mascherano. Ogni tanto, però, viene fuori tutta la rabbia, mai più forte che durante il processo in cui viene ingiustamente accusato di aver ammazzato il terribile nipote. “Non ho ucciso Joffrey, ma vorrei averlo fatto!”, tuona contro il padre, la sorella e tutti quelli che lo hanno giudicato per il suo aspetto piuttosto che per l’uomo che ha cercato di essere. “Vorrei essere il mostro che voi pensate!”

7. La Madre dei Draghi parla nella sua lingua madre (And Now His Watch Is Ended, stagione 3)

I viaggi di Daenerys attraverso il continente di Essos si muovevano spesso a un ritmo esasperatamente lento, per ritardare il suo arrivo a Westeros, aspettando a rivelare l’evidente superiorità militare dei suoi draghi su qualsiasi arma dei Lannister. Ma ogni volta che la sua storyline si trovava a girare su se stessa, la serie tornava alla sua formula di maggior successo: Daenerys che urla + cattivi che bruciano significa spettacolo allo stato puro. In questa sequenza, Dany ostenta non solo la forza dei suoi giovani draghi, ma anche la sua intelligenza (scopre di parlare il linguaggio usato dai suoi avversari per deriderla) e la sua devozione all’equità (pochi istanti dopo aver acquistato i servigi dell’esercito di schiavi Immacolati li libera, credendo, correttamente, che avrebbero combattuto comunque per lei). Caratterizzazione ed effetti visivi straordinari.

6. Il bagno, starring lo Sterminatore di Re e Brienne (Kissed By Fire, stagione 3)

Di tutte le improbabili coppie di compagni di viaggio della serie, la più complessa e affascinante potrebbe essere quella composta da Jaime Lannister e Brienne di Tarth, che sviluppano un legame incredibilmente profondo mentre lei si sforza di mantenere la promessa di riportarlo dalla sorella Cersei. Sebbene Jaime fosse spesso presentato come il personaggio più presuntuoso dello show nelle prime stagioni, il suo dolore mentre racconta a Brienne di come è stato soprannominato “Sterminatore di Re” (e quello che gli è costato emotivamente), ha svelato la sua personalità ben oltre l’apparenza da cattivo narcisista — quella di un uomo solitario che implora di essere chiamato con il suo nome dopo essere crollato tra le braccia della sua statuaria protettrice.

5. Le Nozze Rosse (The Rains of Castamere, stagione 3)

Il sequel, ancora più sanguinoso, dell’esecuzione di Ned. E la conferma definitiva che la serie non avrebbe seguito la confortevole tradizione narrativa secondo cui gli eroi soffrono, ma inevitabilmente prevalgono.

4. Jon Snow incontra il Re della Notte (Hardhome, stagione 5)

L’assalto dell’esercito del Re della Notte sull’enclave di Bruti a Hardhome ha notificato a tutti gli altri show in televisione che sarebbero stati in competizione per un lontano secondo posto in quanto a spettacolo. Con un inarrestabile mix di azione e horror (sempre diretto da Sapochnik), la sequenza si sviluppa gradualmente fino a quando le forze che si oppongono a Jon Snow, Tormund e gli altri Bruti sono così travolgenti, che lo spettatore non può essere rimproverato per aver trattenuto il fiato. Il Re della Notte che alza le braccia per provocare Jon potrebbe aver lanciato più meme di qualsiasi altro momento della serie, ma è anche un’agghiacciante dimostrazione di quanto il compito dell’umanità nei confronti degli Estranei sia impossibile nell’ultima stagione.

3. Hodor tiene chiusa la porta (The Door, stagione 6)

Per anni il tenero servo degli Stark è stato una figura di dolce alleggerimento comico, che ruotava intorno al suo uso unilaterale della parola “hodor”, poi diventato il nome con cui tutti lo chiamavano. Ma i poteri mentali di Bran Stark rivelano che l’intera vita di Hodor è stata una crudele barzelletta cosmica: il giovane e loquace stalliere Wylis si sacrifica per impedire a un esercito di mostri di arrivare a Bran, imprimendo nella sua mente il comando “Hold the door!” così profondamente e dolorosamente da diventare incapace di dire altro, se non una versione condensata di quella frase. Wylis si è trasformato in Hodor perché avrebbe tenuto la porta chiusa per sempre e, nel processo, sarebbe diventato un simbolo devastante di tutti i personaggi umili che finiscono per essere danni collaterali in questa guerra tra nobili.

2. La decapitazione di Ned Stark (Baelor, stagione 1)

Il momento in cui Game of Thrones è diventato davvero Game of Thrones.

1. Cersei fa esplodere il Tempio di Baelor (The Winds of Winter, stagione 6)

Dal punto di vista narrativo, questo è il modo in cui lo show uccide un gruppo di personaggi-carne da macello come l’Alto Passero e la maggior parte della famiglia Tyrell. Ma in termini di tecnica, è il miglior Game of Thrones mai visto tra il montaggio, la regia di Miguel Sapochik e la nervosissima inclusione di un pianoforte (uno strumento mai utilizzato prima) nella colonna sonora di Ramin Djawadi. È la celebre sequenza del battesimo/omicidio del Padrino come se l’avesse fatta Hitchcock, che mostra quanto Cersei sia fredda e vendicativa, dopo anni di perdite e umiliazioni. Perfetto in ogni dettaglio, fino al frame incorniciato del suicidio di Tommen, che si butta da una finestra dopo aver realizzato ciò che sua madre è in grado di fare.

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