Come e perché ‘Barbie’ è diventato la nostra nuova ossessione | Rolling Stone Italia
Come on Barbie, let's go party!

Come e perché ‘Barbie’ è diventato la nostra nuova ossessione

Si chiama marketing geniale. Aspettando il film più atteso dell'anno, abbiamo messo giù tutte le chicche che Greta Gerwig & C. si sono inventati per creare un hype che non si vedeva da anni

Margot Robbie alla world première di 'Barbie'

Margot Robbie alla world première di 'Barbie'

Foto: Michael Buckner/Variety via Getty Images

Uno dei brand più riconoscibili al mondo, un super cast, una delle autrici più lanciate in circolazione e una campagna promozionale spacca-tutto. Aspettando il film più atteso dell’anno, abbiamo messo giù tutte le chicche che Greta Gerwig & C. si sono inventati per creare un hype che non si vedeva da anni.

This Barbie is...

Il 4 aprile 2023 il team marketing di Barbie ha lanciato la bomba: i character poster del film (sì, quelli in cui Dua Lipa è Barbie Sirena). E da quel giorno sui social nulla è mai più stato come prima. Perché, complice il Barbie Selfie Generator, chiunque poteva creare il proprio meme e, soprattutto, condividerlo (c’è chi l’ha fatto, e chi mente). Quindi via libera a “This Barbie is… Una donna, una madre, una cristiana” (Giorgia Meloni, of course), ma anche “This Barbie lost half a day of skiing” (Gwyneth Paltrow, e chi sennò). Insomma, Barbie in tutti i luoghi e in tutti i laghi, tutti possono essere Barbie. Un vero e proprio colpaccio di genio. Ed è anche chiaro l’obiettivo di questa campagna esagerata, che va ben oltre la promozione del film, per trasformare Barbie da leggenda in un’icona contemporanea per l’era dei social media. Un re-branding in piena regola, anche grazie ad accordi con altre aziende e società, che ha come target i Millennial che giocavano con le Barbie da piccoli e la Gen Z che le ha scoperte in tempi più recenti. «Il nostro obiettivo per quest’estate e quest’anno è che Barbie sia ovunque», affermano da Mattel. Ecco quindi che arrivano la Malibu Dreamhouse su Airbnb, accessori per capelli, vestiti, spazzolini da denti. Di tutto, di più.

L'affaire vernice rosa

Margot Robbie in ‘Barbie’ di Greta Gerwig. Foto: Warner Bros.

Il 4 giugno 2023 altra notizia, altra esplosione di titoli ovunque: “L’effetto di Barbie sull’industria: le scorte mondiali di vernice rosa sono quasi esaurite”, “Barbie: il mondo è rimasto senza vernice rosa a causa del film”, “Il film Barbie ha usato così tanta vernice rosa che ha provocato una carenza delle scorte mondiali”. Che è successo? Sostanzialmente la scenografa Sarah Greenwood, aka colei che ha realizzato la Dreamhouse per il film, ha svelato durante un’intervista ad Architectural Digest (non esattamente il Washington Post, ecco) che il massiccio utilizzo della tipica sfumatura di rosa dedicata alla mitica bambola Mattel ha provocato una carenza internazionale della tonalità fluorescente della vernice prodotta dal marchio Rosco. «Il mondo ha finito il rosa», ha spiegato ironicamente lei. E l’ufficio stampa ne ha fatto un caso di stato, chapeau.

Sexualization, life is your creation

«Mi sono trovata a pensare: “Ok, è una bambola di plastica, non ha organi. E visto che non ha organi riproduttivi e non ha impulsi sessuali, perché dovrebbe essere sexy? Le persone la sessualizzano, ma se Barbie indossa una gonna corta lo fa perché è rosa e divertente, non perché vuole che le si veda il sedere”». Margot Robbie l’ha detto forte e chiarissimo, mettendo un punto alla questione ormai cinquantennale. E c’è di più, anche in tema di empowerment: «Se Mattel non avesse apportato quel cambiamento fondamentale per avere una molteplicità di Barbie, non credo che avrei accettato il film. Non credo alla teoria: “Questa è l’unica versione di Barbie ed è quello che le donne, tutte le donne, dovrebbero aspirare ad essere”», sempre Margot dixit.

Giù le mani da Ryan Gosling

Just Ken Exclusive

È iniziata con la Gen Z che sostiene che Gosling sia troppo vecchio per interpretare Ken: “Ha troppe rughe”, “Ha bisogno di una crema idratante”, “È troppo brutto, avrebbero dovuto chiamare Henry Cavill o Chris Evans”. E un utente su TikTok lo chiama addirittura “Grandpa Ken” (nonno Ken). Vabbè. La difesa è arrivata direttamente dai fan dell’attore 42enne. “Sceglierei ancora Ryan Gosling a 96 anni rispetto a chiunque altro”, ma anche “La Gen Z ha perso la testa”. Ecco. Lo stesso Gosling aveva blastato i detrattori così: «Nessuno ha mai pensato a Ken. Se ve ne preoccupaste davvero, sapreste che a nessuno è mai importato di lui. Quindi la vostra ipocrisia è evidente. Per questo la sua storia va raccontata». E le prime reazioni al film parlano di una performance divertentissima: “date un Oscar a Ryan Gosling”, si legge in giro. La clip in cui canta Just Ken, la power ballad Eighties (con Slash alla chitarra) che è una sorta di mantra di auto-affermazione, lo dimostra. “No matter what I do / I’m always number two / No one knows how hard I try”, ma anche “I’m just Ken and I’m enough / And I’m great at doing stuff”. Adoriamo.

I piedi di Margot Robbie

No, non è un paragrafo scritto da Quentin Tarantino. In diversi ruoli che ha impersonato, i piedi dell’attrice sono stati in qualche modo protagonisti, vedi The Wolf of Wall Street, The Suicide Squad e, ovviamente, C’era una volta a… Hollywood. Bene, lo diventeranno anche qui. Prima cosa da sapere: i piedi perfettamente arcuati à la Barbie che si vedono nel film sono proprio quelli di Margot, perché lei odia le controfigure – «Non mi piace quando qualcun altro fa le mie mani o i miei piedi» – e perché Gerwig non ha voluto usare la CGI: «Ho rifiutato fin da subito, l’effetto finale sarebbe stato un incubo! Come se non bastasse Margot Robbie ha dei piedi bellissimi, quindi sarebbe stato inutile inserire effetti speciali. I suoi piedi da ballerina sono stati davvero perfetti per il film». Feticisti avvisati. E così Robbie in otto ciak ha centrato perfettamente l’arco, aggrappandosi anche a una sbarra per tenere le estremità flesse nel modo giusto. Ma c’è di più: i piedi di Barbie sono anche centrali nella trama. La crisi esistenziale del personaggio infatti ha inizio proprio quando iniziano a diventare piatti. Ed è qui che Weird Barbie (Kate McKinnon) la mette davanti a una scelta: continuare a indossare i tacchi a Barbieland (pure con tutte le difficoltà del caso) oppure mettersi le Birkenstock e andare a conoscere il mondo reale. Guess which one?

Ma cosa ci fa Barbie sul red carpet, hm!

 

 
 
 
 
 
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Non è certo una novità che sul red carpet gli attori rendano omaggio al progetto che stanno promuovendo. Se la costumista Jacqueline Durran si è ispirata agli anni d’oro di Barbie (’80 e ’90) per gli outfit del film, portando sullo schermo un’estetica pop instagrammabilissima con miniabiti elasticizzati, gonne morbide, spalle scoperte e borsette a cuore, sabot con tacco, colori fluo e rosa su rosa, sul tappeto rosso Margot Robbie e lo stylist Andrew Mukamal sono andati anche oltre, sfoggiando una sequela di look “filologici” e trasformando l’attrice in una diversa versione della bambola Mattel per ogni nuovo evento. Dall’originale del 1959 con un abito aderente a righe bianche e nere di Hervé Léger a Barbie Sparkling Pink (1964) con tailleur gonna di Moschino. Dai due look sartoriali di Versace per Barbie Day to Night (1985) a Barbie Earring Magic firmata Balmain e Barbie Totally Hair con un mini abito di Emilio Pucci, entrambe con immancabili capelli frisé. Poi i pois rosa di Valentino, i set scozzesi di Prada, le creazioni di Chanel e gli archivi di Schiaparelli. Tutto barbissimamente Barbie.

Sosia e camei-bomba mancati

La somiglianza tra Margot Robbie ed Emma Mackey, protagonista di Sex Education, è al centro di dibattiti online e meme fin dall’uscita della serie su Netflix. E ha consentito alla giovane attrice di entrare a far parte del super cast di Barbie: «Mi hanno detto per anni che le somiglio e lei interpreta una delle Barbie proprio perché Greta ed io pensavamo che sarebbe stato divertente», ha spiegato Robbie. «Avevamo anche in mente di inserire qualcosa nel film in proposito ma, una volta che ci siamo vestite tutte e due come i nostri rispettivi personaggi, abbiamo capito che non ci assomigliamo così tanto, e alla fine non abbiamo inserito quella battuta nel film. Ma quando le persone vengono da me e mi dicono: “Mi sei piaciuta in Sex Education“, io rispondo semplicemente: “Grazie”». Ma per un ingaggio riuscito, ci sono un paio di cameo esplosivi che non s’avevano da fare, causa le agende strabordanti dei due attori in questione: Saoirse Ronan e Timothée Chalamet. «Non hanno potuto partecipare e mi è dispiaciuto tantissimo», ha dichiarato Greta Gerwig. Entrambi infatti erano nei due film precedenti della regista, Lady Bird e Piccole donne: «Li adoro», ha dichiarato. «È stato come fare qualcosa senza i miei figli. Ovviamente non sono la loro mamma, ma è come se lo fossi».