Rolling Stone Italia

Buon compleanno, Sophia Loren: i 5 ruoli più belli

La più diva delle dive italiane (e non solo) compie 86 anni. In attesa di ritrovarla su Netflix, ecco il suo ‘best of’

Foto: Frazer Harrison/Getty Images

Buon compleanno, Sophia! La più diva delle dive nostrane (e non solo) compie 86 anni. E non ha nessuna intenzione di andare in pensione. Presto arriverà su Netflix il suo nuovo film: La vita davanti a sé, tratto dal romanzo di Romain Gary e diretto dal figlio della protagonista, Edoardo Ponti. Due Oscar, più di cento film e un primato ineguagliato (è l’unica star ancora in vita nell’elenco delle 25 attrici più grandi di tutti i tempi stilato dall’American Film Institute): ecco i suoi ruoli più belli.

La ciociara di Vittorio De Sica (1960)

In principio furono George Cukor (!) alla regia e Anna Magnani nel ruolo principale, cioè quello di Cesira. A Sophia Loren, già moglie del produttore Carlo Ponti, era stata assegnata la parte della figlia della protagonista, Rosetta. Poi tutto cambiò: Nannarella si rifiutò di interpretare la mamma di Sophia, già diva come (e più) di lei, e il timone passò a Vittorio De Sica, il vero mentore di Loren. A Sophia andò dunque la parte della ciociara, appunto, violentata insieme alla figlia (Eleonora Brown) dai soldati marocchini dell’esercito francese durante la Seconda guerra mondiale. Il resto è storia: dalla scena dei sassi contro la camionetta all’Oscar come miglior attrice protagonista, che consacra la nostra a star globale. Un remake 28 anni dopo firmato Dino Risi, con Sophia sempre nel ruolo di Cesira: ma non avrebbe potuto in ogni caso eguagliare l’originale.

Ieri, oggi, domani di Vittorio De Sica (1963)

«Abat-jour, che diffondi la luce blu…», canta in sottofondo Henry Wright. In scena Marcello Mastroianni, alias il timido bolognese Augusto, e Sophia Loren, che – nei panni della sensuale prostituta Mara – si esibisce nel più casto e insieme torrido degli striptease: rivedere la scena per credere. Anche se la passione tra i due resta platonica, ci sono poche sequenze più sensuali di questa, nell’intera storia del cinema italiano. Merito della mano di De Sica (ancora lui), ma soprattutto dell’alchimia incredibile tra i due protagonisti, in uno dei più famosi e amati dei quattordici (!) film girati insieme. Tanto che Robert Altman rivorrà la stessa coppia, la stessa soundtrack e lo stesso spogliarello trent’anni dopo nel suo Prêt-à-porter: un’autocitazione da fighi veri.

Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica (1964)

Altro giro, altro De Sica. E altro Mastroianni: la coppia sullo schermo è ormai più affiatata di qualsiasi duo nella vita reale. Stavolta il trio si fa forte di una sceneggiatura ispirata a una delle più celebri commedie di Eduardo De Filippo, Filumena Marturano. Sophia è assolutamente “nel suo”: il ruolo della popolana dei bassi napoletani alle prese con le scappatelle (e anche qualcosa di più) dell’impenitente marito è decisamente local, ma conquista ancora una volta le platee internazionali. Tanto da farle guadagnare un’altra nomination agli Oscar. Battute come «Ma so’ femmena!» e scene da antologia come quella della telefonata bastano a renderlo un classico che continua a superare la prova del tempo.

La contessa di Hong Kong di Charlie Chaplin (1967)

Nella filmografia di Sophia non mancano né i grandi autori internazionali (vedi George Cukor, Sidney Lumet, Carol Reed), né i colleghi della Serie A di Hollywood (da Clark Gable a Cary Grant). Ma è con questo film che la nostra mette a segno l’ambo più clamoroso: Charlie Chaplin dietro la macchina da presa e Marlon Brando davanti. Del primo ha sempre detto meraviglie, del secondo che era un uomo impossibile. Anche se il risultato ha i suoi difetti, è indubbio che sia uno dei punti simbolicamente più alti nel curriculum della “ragazza di Pozzuoli”. Che forse sullo schermo non è mai stata meglio vestita. E pettinata: la cofana di Loren, da quel momento in poi, sarebbe diventata un must have per tutte le spettatrici del mondo.

Una giornata particolare di Ettore Scola (1977)

Dopo anni e film di divismo (giustamente) spinto, ci voleva il sommo Ettore Scola a far tornare Sophia un’eroina popolare. Con il suo personaggio forse più ricco, sfumato, tenero di sempre: quello di Antonietta, casalinga romana che – nel giorno della marcia su Roma di Mussolini, quando gli uomini di casa scendono in strada – resta vittima di un amore impossibile per Gabriele, il vicino di casa antifascista e omosessuale (un Marcello Mastroianni altrettanto gigantesco). Un film che non si smetterebbe mai di riguardare, ma basta anche solo la scena sul terrazzo tra i panni stesi al vento a far tornare la malinconia: prima di premere play, prendete i kleenex.

Iscriviti