C’eravate mancati, detective di una volta | Rolling Stone Italia
azzeccagarbugli!

C’eravate mancati, detective di una volta

Dopo un'era "classica", gli investigatori (e avvocati, e di più) senior sono tornati a farsi sentire sul piccolo schermo, tra cold case e 'Club dei delitti del giovedì'. Con una formula aggiornata che ha tanto da dire sul nostro tempo (non è vero, 'Matlock'?)

Il club dei delitti del giovedì

'Il club dei delitti del giovedì' su Netflix

Foto: Netflix su X

I detective con una certa seniority piacciono, e ci piacciono, sempre; questa non è una novità. Miss Marple, Jessica Fletcher, Hercule Poirot: arzilli per costume, ammirazione e cortesia, anche se è ovvio, si sa, il successo sta proprio nel ribaltamento. Nell’against all odds che conduce l’insospettabile al trionfo. In quella seconda giovinezza che fa acqua alla gola persino a chi di anni ancora ne ha trenta (quasi, non esageriamo). Ma non erano cose di una volta? Intrattenimenti pomeridiani da gustare nel salotto, quello sì, delle nonne?

Per un attimo, in effetti, li avevamo lasciati da parte. Ma è difficile mettere Granny in un angolo: così prima è stato il turno di Only Murders in the Building, che con intelligenza aveva deciso di mettere insieme i podcast true crime con la vera passione collettiva per quelli che “a volte ritornano” sulla scena del misfatto. La coda lunga della serie con Steve Martin, Martin Short e Selena Gomez (iniziata nel 2021) continua, e per quanto le stagioni dei premi si siano fatte più tiepide verso questo comedy-mystery, ecco, avercene.

Desiderio che è stato ampiamente soddisfatto quest’anno: quando ci siamo trovati davanti alla prima stagione di Matlock, e ancora una volta al grande, grande talento di Kathy Bates. Di più: a fine agosto è uscito su Netflix Il club dei delitti del giovedì, diretto da Chris Columbus e impacchettato di stelle del cinema e della recitazione: Helen Mirren, Pierce Brosnan, Ben Kingsley, Celia Imrie. Allora lì sono tornata a prepararmi la merenda con pane, burro e marmellata. E in poco tempo mi è venuto da pensare che non sarebbe affatto malaccio, avere più televisione così.

Il club dei delitti del giovedì | Trailer ufficiale | Netflix Italia

Ripassiamo: Matlock è il reboot di un vecchio courtroom drama americano del 1986, appunto Matlock, che segue le vicende di corte dell’avvocato Ben Matlock. Qui il formato televisivo c’è – anche perché, per qualche ragione, i personaggi di seniority è più bello portarseli dietro, compagni nel salotto, che abbandonarli nel giro di un lungometraggio da 90 minuti –, ma cambia l’impostazione. Cioè: certo, vale sempre la regola per la quale a ogni episodio la sua vicenda giudiziaria, e poi a latere sviluppiamo pure i personaggi.

E però qui la narrativa overarching è proprio quella di Matlock, dunque del personaggio interpretato da Kathy Bates. Madeline Kingston nella vita notturna, Matty Matlock (il nome è proprio un hommage) in quella diurna. Il motivo: mica rifuggire la placidità della pensione, ma portare avanti una secret agenda, come l’avrebbe chiamata un altro personaggio citazionistico e attorialmente celebre, il Don Johnston di Broken Flowers di Jim Jarmusch, che è quasi il celebre (attore) protagonista di Miami Vice (Don Johnson). Una trama di vendetta incistata dentro quella di una crescita personale: ma come, non erano cose da giovani? Ma come, anche “l’unica persona anziana nella stanza” può non solo tramandare, ma pure evolvere, cambiare, e in sunto continuare a scrivere la propria storia?

Matlock | Trailer ufficiale ITA - Paramount+

Guardiamo su un’altra piattaforma (Matlock va in onda in Italia su Paramount+). Il club dei delitti del giovedì sembra, di primo acchito, ricalcare più da vicino il modello del pensionato arzillo (appunto) con la gran passione dei misteri e un intelletto per nulla da buttare. Helen Mirren, Ben Kingsley, Pierce Brosnan e Celia Imrie si ritrovano in una residenza per anziani di lusso e, guidati dal personaggio della “regina”, ex agente MI5, a fondare una society per risolvere vecchi cold case. Funziona così bene che finiranno a misurarsi anche con pericoli concreti e presentissimi. Anche qui però, per quanto le soluzioni risultino narrativamente più all’acqua di rose rispetto alle raffinatezze di sceneggiatura di Matlock (e che a tenere sulle spine sia di fatto unicamente il secondo), il mistero è pure pretesto per portare avanti i personaggi. Per metterli di fronte a nuove sfide personali e uscire dalla retorica del “c’è ancora tempo per”. Ma quale tempo e tempo? Siamo qui!, sembrano urlare, che altro dobbiamo fare?

Non basta più insomma che il caso sia intrigante. Il giallo come genere catartico non acchiappa più, e il controcanto alle serie che mettono in campo uguali protagonisti entro le sette decine di vita è già stato ampiamente fornito – e sempre, di solito, in chiave tra l’ir(c)onico, l’ilare e il leggero, come a dire: prenditi questa, mettitela nel tuo tesoretto di cultura pop e passa oltre. Come infatti è successo a Jessica Fletcher/Angela Lansbury, capitata tra i meme di Instagram e sul muro del locale di cabaret queer al civico di fianco al mio.

No: contro l’ageismo, ma pure a favore dello scardinamento di una società che relega chi si incanutisce a intrattenersi con le griglie dei cantieri; e anche per abituarci, prendendola alla leggera ma fino a metà, a vedere grandi attori in ruoli che ne accompagnano sì l’avanzare nel tempo, ma senza sminuire né mai rendere stereotipo. Madeline Kingston e il club del giovedì sono semplicemente… persone, prima ancora che anziani che fanno o giocano a fare i detective, gli avvocati, e via dicendo. Il che poi è una cosa molto semplice che riesce molto difficile: considerare l’intero spettro del reale e non limitarsi a quello che già conosciamo. Vale per le comunità marginalizzate come per i gruppi di persone che preferiamo non vedere, o peggio: non considerare parte della nostra narrazione.

Perché alla fine il punto è (anche) questo: accettare di non essere gli unici manipolatori, in senso fattivo e neutrale, della storia. Accettare di poter essere influenzati, di abdicare al controllo e restituire valore. Certo, poi viene più difficile quando si scopre il doppio gioco di Madeline Kingston vs Big Pharma, vera linea narrativa di Matlock… Ma quello è lo show business, e non ci sono giri equiparabili. La dimostra la seconda stagione della serie, bella che pronta. Lo dimostra la candidatura più âgée di sempre agli Emmy per Kathy Bates, e lo dimostra la sua risposta ai commenti: è un coronamento, che altro dovrei dire?

E proprio Bates è diventata vessillo di cambiamento e reinvenzione. Diagnosi di tumore superate, un Oscar (per Misery non deve morire, era il 1991) arrivato a metà carriera che non si capisce se è troppo tardi o troppo presto o forse semplicemente è; un corpo mai conforme e portato come tale, mai taciuto, sfilatosi solo negli ultimi anni in conseguenza a un pericoloso flirt con il diabete, che scorre nella famiglia dell’attrice. Oggi Kathy Bates è più brava e in forma che mai. Ha 77 anni, e aveva detto che Matlock sarebbe stata la sua redenzione, la sua conclusione, l’ultima volta sul set.

Be’, insomma, su questo vedremo. Intanto c’erano mancati così tanto, i momenti televisivi con i detective (e gli azzeccagarbugli) “di una volta”, e ora sono tornati più in forma che mai (letteralmente). Chissà che cosa ne avrebbe pensato mia nonna. Probabilmente avrebbe preferito una formula senza impegno e conservativa. O magari avrebbe trovato pure lei il coraggio di reinventarsi, tra una mestolata nel sugo e l’altra. Almeno finché non l’avrei trovata tra i volti di un eminente studio legale, intenta a scartabellare in file riservati…