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Aspettando gli Oscar 2021: le migliori canzoni originali

L’Italia porterà a casa la statuetta grazie a Laura Pausini e il suo brano per Sophia Loren? Oppure sarà una vittoria nel segno della musica black? Ecco come ‘suonano’ i nostri pronostici

Foto: Netflix

Speak Now (Leslie Odom Jr., Sam Ashworth) – One Night in Miami…

Diamo a Leslie Odom Jr. quel che è di Leslie Odom Jr.: cioè l’Oscar, se non come miglior attore non protagonista per la sua splendida interpretazione di Sam Cooke, almeno per la canzone originale. Speak Now, tratta da quell’origin story #BlackLivesMatter che è One Night in Miami…, è una ballad-inno, un invito a farsi ispirare dai pionieri del movimento black per alzare la voce oggi. «È una chiamata all’azione per le nuove generazioni», ha detto Odom. «Facciamoci ispirare dalle parole che ci hanno lasciato Malcolm X o Sam. Noi le abbiamo ascoltate. E poi abbiamo scritto questo pezzo».

Io sì (Seen) (Diane Warren, Laura Pausini, Niccolò Agliardi) – La vita davanti a sé

Sarà l’anno dell’Italia? Dopo il Golden Globe, ovviamente ci si spera. E Diane Warren – autrice della musica della canzone del film La vita davanti a sé, aka la grande rentrée di Sophia Loren dopo anni di assenza dagli schermi – è stata nominata 11 volte (!) prima di quest’anno senza mai vincere: il che lascerebbe intendere che questa sarà davvero la volta buona. Laura Pausini e il fedele collaboratore Niccolò Agliardi hanno fatto il resto: cioè un testo bello e italianissimo che ha fatto il giro del mondo. Consacrando la ragazza di Solarolo anche nel cinema. La vittoria davanti a sé? Non pare impossibile.

Husavik (My Home Town) (Savan Kotecha, Fat Max Gsus, Rickard Göransson) – Eurovision Song Contest – La storia dei Fire Saga

Il candidato a sorpresa è il brano cult di questa comedy cult: Will Ferrell e Rachel McAdams (in realtà doppiata dalla svedese Molly Sandén) intonano un canto dedicato alla loro terra natale, l’Islanda, che è insieme epico e comicissimo. Merito (o colpa) pure delle mise vichinghe sfoggiate per l’occasione. Ma se canzone originale dev’essere, questa è davvero unica. Dai vulcani agli Oscar: altro che Eurovision. Non vinceranno, ma sono i più simpa del gruppo: che i membri dell’Academy se ne siano accorti, è segno che davvero c’è un ringiovanimento in atto.

Hear My Voice (Daniel Pemberton, Celeste Waite) – Il processo ai Chicago 7

Nell’anno delle canzoni che diventano inni sociali, la voce soul di Celeste meets la maestosità della composizione by Daniel Pemberton. Hear My Voice è rilevante, potente e diretta come il film di Sorkin: «Perché le persone protestano? Perché non vengono ascoltate», afferma lo stesso compositore. E nel brano, meravigliosamente arrangiato, c’è quello stesso senso di speranza e ottimismo rispetto alle storture del sistema. «Le cose hanno iniziato ad accadere mentre scrivevamo», spiega Celeste. «Abbiamo visto le persone scendere in piazza». La musica (e il cinema) che racconta il passato, per parlare al presente. E al futuro.

Fight for You (H.E.R., Dernst Emile II, Tiara Thomas) – Judas and the Black Messiah

La voce e il sound contemporaneissimi di H.E.R. si sposano benissimo alla rilettura che Shaka King dà di una delle pagine più oscure nella parabola delle Black Panther. Perché anche lo sguardo del regista di Judas and the Black Messiah è attuale e perfettamente in linea con la new generation afroamericana che, finalmente, si è presa anche il cinema: questi Oscar lo dimostrano più che mai, anche musicalmente parlando. Un altro inno #BlackLivesMatter fin dal titolo: gli scommettitori lo danno come sfavorito, forse perché è un po’ troppo urban per i gusti dell’Academy. Ma è bello e giusto che ci sia.

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