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Nell'anno più assurdo che il cinema abbia mai vissuto, il 2020, Antonio ha ricevuto (meritatamente) la sua prima nomination agli Oscar. Sempre nel segno di Pedro: dai titoli degli esordi a <em>Dolor y gloria</em>, il “colpevole” della candidatura, è con Almodóvar che il nostro è diventato una star. Ma, oggi più che mai, si conferma un divo globale. Sfogliate un po’ questa gallery…
Non il primo film con Pedro – c’erano già stati <em>Labirinto di passioni</em>, il debutto assoluto di Banderas sullo schermo, e l’indiavolato <em>Matador</em> –, ma probabilmente il film che meglio definisce il rapporto tra regista e attore. Antonio è… Antonio, amante possessivo e assassino. Oggetto del desiderio allora e per sempre.
Ancora Almodóvar, e un film che oggi sarebbe forse impossibile girare. Il nostro è infatti Ricky, un ragazzo vissuto per molto tempo in una clinica psichiatrica che sequestra l’ex pornostar Marina (Victoria Abril). Ma l’abbrivio “tossico” è la miccia per un mélo in piena regola (con musiche romanticissime di Ennio Morricone). Pazzo e infuocato, come il suo protagonista.
Antonio, sullo schermo, è codificato come l’eterno amante gay: stavolta al di là dall’oceano. In questo melodramma (in senso anche operistico: vedi la sequenza da antologia sulle note dell’<em>Andrea Chénier</em>), Demme gli offre la parte dell’uomo che sta accanto a Tom Hanks nella sua lotta contro l’Aids (e per i diritti). Un ruolo da “supporting”, che però lo lancia definitivamente negli USA.
Altro giro americano, e altri comprimari di lusso: Tom Cruise e Brad Pitt. Lo spagnolo ormai d’esportazione è il fascinoso Armand, capocomico di una compagnia teatrale di vampiri. E, nel trio di protagonisti, il più caliente (se possibile). Chiedere alla (allora) piccola Kirsten Dunst – ancora oggi traumatizzata – per credere.
Una rom-com stupidina, sì: ma divertentissima. Antonio, ormai divo (anche) americano, s’inventa un fratello gemello per sedurre Melanie Griffith e Daryl Hannah contemporaneamente. Niente di più, ma una tappa importante nel curriculum anche per ragioni e private: è il set galeotto che l’ha fatto innamorare della prima per davvero. Bellissimi.
Madonna per Antonio perse la testa, pare: e come darle torto? La diva – mai stata così brava sullo schermo – volle a tutti i costi Banderas nel ruolo del “narratore” Che, in questo vanity-musical che però non si smetterebbe di riguardare: e non solo per le musiche di Andrew Lloyd Webber e il libretto di Tim Rice. E lui giganteggia:<em> oh, what a circus!</em>
La consacrazione definitiva a star planetaria arriva con la rilettura quasi cartoon della leggenda della Z più famosa della Storia. Ma stavolta il vecchio Don Diego de la Vega (Anthony Hopkins) lascia il posto al giovane Antonio: il passaggio di testimone è compiuto. Il resto lo fa l’altra Z che diventerà famosissima: Zeta-Jones.
Il ruolo della maturità è quello in cui Banderas si specchia definitivamente nel suo mentore Almodóvar. Stessa chioma bianca scapigliata e, soprattutto, stessi tormenti e fantasmi, dalla movida di ieri alle riflessioni di oggi. Un memoir perfetto, che Antonio veste con adesione totale. Ricevendo in cambio premi (la Palma d’oro a Cannes) e nomination in tutto il mondo: era ora.
Ancora accanto alla “sua” Penélope, è un divo latino ultrapop amato in tutto il mondo: praticamente sé stesso. In una commedia che riflette sulla crisi (se non la vera e propria fine) del cinema, ma con spirito e leggerezza. Il rivale è l’argentino Oscar Martínez, attorone “serio” con cui ingaggia una guerra spietata. Spassosissimo, bravissimo.
«Questo personaggio è l’occasione che il mio lavoro mi ha dato di ridere di me stesso», ha detto Banderas del gatto con gli stivali, tra i protagonisti della saga dell’orco verde dal secondo capitolo e così amato da diventare persino il soggetto di uno spin-off. Un incrocio tra Zorro e un felino, super confident e tenerissimo, perché dove non arriva la sua spada, ci arrivano i suoi magnetici occhioni dolci con cui salva sempre la baracca. Per la rivista <em>Empire</em> all'undicesimo posto nella lista dei 50 migliori personaggi dei cartoni animati della storia. Soprattutto grazie al morbidissimo accento spagnolo di Antonio.
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