In viaggio lungo ‘La seconda via’ | Rolling Stone Italia
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In viaggio lungo ‘La seconda via’

Un viaggio in una pagina di Storia – la ritirata di Russia degli Alpini – da molti rimossa. Ma anche nella storia degli uomini che l’hanno vissuta, tra drammatica realtà e bisogno di sognare. Il racconto del primo lungometraggio di Alessandro Garilli, distribuito dal 26 gennaio da RS Productions

«La Repubblica riconosce il giorno 26 gennaio di ciascun anno quale Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini, al fine di conservare la memoria dell’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata alpino nella battaglia di Nikolajewka durante la Seconda guerra mondiale, nonché di promuovere i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale nonché dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli Alpini incarnano».

Il 26 gennaio nelle sale italiane arriva, non a caso, il film che vuole conservare quella memoria, raccontare quell’eroismo, promuovere quei valori. La seconda via di Alessandro Garilli, prodotto da QualityFilm e Angelika Vision con RS Productions e in collaborazione con Rai Cinema, torna sulla vicenda che ha reso quella data così importante e simbolica.

La Seconda Via | Trailer Ufficiale

Siamo catapultati sul Fronte russo nel gennaio del 1943. La Compagnia 604 si trova costretta ad attraversare la steppa per sfuggire all’accerchiamento nemico. Quando sopraggiunge la notte, però, dell’intera Compagnia rimangono solo sei alpini più un mulo. Avanzano in silenzio, sotto una neve incessante, mentre la temperatura tocca i 40 gradi sotto zero. Il cammino diventa un viaggio esasperante, compiuto in un deserto bianco, che spinge gli uomini a perdere la percezione del tempo e, passo dopo passo, li porta a rifugiarsi fuori dalla durissima realtà, in una dimensione onirica dove esiste, appunto, una “seconda via”. Un altro cammino, fatto di sogni, ricordi, e anche incubi dolorosissimi. Il viaggio è dunque, prima di tutto, dentro l’essere umano.

«Quando iniziai a scrivere il soggetto della Seconda via, solo un ristrettissimo gruppo di opere raccontava la campagna di Russia, ma nessuna di esse parlava degli Alpini o mostrava, se non marginalmente, la ritirata, cioè quel terribile viaggio a ritroso iniziato nel gennaio del 1943 e costato la vita a centinaia di migliaia di giovani soldati italiani, ma anche tedeschi, ungheresi, rumeni e, chiaramente, anche gli avversari russi». Così racconta oggi il regista Alessandro Garilli, che ha scritto anche la sceneggiatura del film. «Quindi mancava, a mio avviso, un’iconografia filmica della ritirata di Russia, un momento importante perché, in un’epoca dominata dai media visivi, non possedere un’immagine equivale a cancellare un ricordo».

Foto: RS Productions

Ecco dunque, sullo schermo, i pochissimi uomini della Compagnia 604 sopravvissuti spersi tra boschi, laghi di montagna, spiagge innevate, balke e villaggi rasi al suolo dal demone della guerra. Ecco, oggi, l’immagine della Storia (e della storia personale di quei soldati) restituita agli occhi di chi, forse, non ne conosceva nemmeno l’esistenza. Perché La seconda via ha un fine anche divulgativo, vuole parlare alle nuove generazioni di una pagina di Storia non così lontana, ma da molti rimossa. «Si incontrano di frequente ragazzi che non conoscono nulla della ritirata di Russia», continua Garilli, «ma che hanno nozione di altri conflitti che esulano dalla nostra Storia, come la guerra del Vietnam, per averla vista nei film, non per averla studiata».

Ma non c’è solo questo fattore “pubblico”: «L’urgenza narrativa di questo film nasce anche da ragioni più intime, che hanno a che vedere con la sofferenza di chi ha compiuto questo surreale cammino e che mi hanno portato a scrivere, come amo pensare, più che un film di guerra, un film di uomini nella guerra. Per questo la sceneggiatura sposa il tema della “perdita della concezione del tempo”. Attraversando la steppa, gli Alpini si trovarono a battere due via: una prima via fatta di passi veri nella neve; e una seconda via, mentale, dove sogni, ricordi e realtà si confondevano, dilatando la percezione del tempo. Ma non fu solo la lotta contro la natura che spinse i nostri soldati a cercare riparo in una zona interna, personale. Dovettero anche attraversare il terribile “paesaggio” della guerra, e l’esigenza di rifugiarsi in sé stessi fu rafforzata dal bisogno innato di preservare un punto di luce: l’amore per una donna, per un figlio, per i genitori, per la propria terra. L’amore, in generale, per la vita».

Foto: RS Productions

Da tutto questo dipende la costruzione stessa del film: «Il desiderio di accompagnare lo spettatore dentro questo spazio privato è stato il faro che ha guidato la composizione dell’intera struttura del film». Un film che vive di presenze, ma anche di fantasmi, di assenze. «Il tema dell’assenza è centrale, La seconda via racconta, per ogni protagonista, soprattutto ciò che era, ciò che avrebbe potuto essere e ciò che invece non è. La guerra rapisce le persone e le porta in un mondo di privazione: l’uomo è costretto a “rileggersi”, e spesso è proprio in quel momento che comprende quanto di prezioso e puro c’era nella vita di prima».

Quello per realizzare La seconda via è stato un viaggio a sé, durato 16 anni. «16 anni di peregrinazioni, una prova non semplice», rivela Garilli. «Nel mio lungo cammino, sono stato più volte nei luoghi in cui è avvenuta la ritirata: ho attraversato il territorio del Voronež in estate, nel caldo torrido che toccava i 48 gradi, e anche d’inverno, nel freddo glaciale a -36; e sono stato per molti giorni anche in Ucraina. Quando, il 24 febbraio del 2022, l’esercito russo ha invaso l’Ucraina – esattamente un mese dopo il primo ciak delle riprese, battuto il 24 gennaio – è stata una coincidenza molto forte, difficile da spiegare a parole».

Foto: RS Productions

«Quando oggi sento nominare, da radio e tv, città ucraine a pochissimi chilometri dalla rotta percorsa dagli Alpini nel 1943», continua Garilli, «il mio pensiero va alle persone che stanno soffrendo in questo momento, e a tutti i reduci di Russia, primo Nelson Cenci, quel famoso “tenente Cenci” vitato molte volte nel Sergente nella neve di Rigoni Stern e, a sua volta, autore del libro Il ritorno». Per questo il racconto delle guerre di ieri si lega in modo così profondo e drammatico ai conflitti di oggi. «La seconda via è dedicato a chi ha sofferto e a chi non ha fatto ritorno. Ora che i “girasoli” sono di nuovo macchiati di sangue, nel mio cuore sento la grande speranza che il mio film possa diventare uno strumento capace, nel suo piccolo, di contribuire a quelle “vere vie della pace e della fratellanza”».

Alessandro Garilli ha sempre spaziato dal campo strettamente cinematografico a quello più video-sperimentale, ricevendo riconoscimenti internazionali come la selezione della Kodak per l’European Film Academy di Parigi. Il suo cortometraggio Io sono Rosa Parks, del 2018, ha vinto il premio Miglior messaggio G2 nella sezione MigrArti alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia. Nel 2021 ha ideato e diretto Lumen, un’animazione ispirata alla musica sacra di Ennio Morricone. Dopo il suo primo lungometraggio, La seconda via, è ora al lavoro su Lee e Me, un documentario sul tema della violenza di genere sempre prodotto da Angelika Vision.

Del cast della Seconda via fanno parte giovani volti come Ugo Piva, Nicola Adobati, Sebastiano Bronzato, Simone Coppo, Giusto Cucchiarini e Stefano Zanelli, a cui si aggiunge la partecipazione straordinaria di Neri Marcorè. Per la splendida fotografia, Garilli si è invece avvalso del lavoro di Claudio Zamarion, che ha iniziato la sua formazione sui set di autori come Bernardo Bertolucci, Martin Scorsese, Giuseppe Tornatore, Dario Argento e Anthony Minghella.

La seconda via sarà nelle sale dal 26 gennaio, distribuito da RS Productions.

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