La mostra presentata a NEUTRO, in programma fino al 21 febbraio 2021, è una selezione di undici scatti, un susseguirsi incalzante di visioni che ritraggono qui Tokyo qui Venezia, Washington o Istanbul; una narrazione palindroma che si relaziona con la peculiarità dello spazio in cui si inserisce, privo di ingresso o uscita predefiniti o di una direzione univoca.

Tokyo Untitled 2008 © Renato D’Agostin
Ogni vetrina contribuisce alla costruzione di una città archetipa, ma può essere anche letta come un singolo capitolo di Metropolis, fatto di armonie e interferenze in un perpetuo equilibrio tra la luce e l’ombra. I soggetti delle foto dislocati dalla loro realtà, attraverso un processo mentale e visivo di astrazione, rivelano l’essenza della città, aprendo un varco nell’immaginazione dello spettatore.

Metropolis, New York City, 2005 © Renato D’Agostin
Ecco che le strade diventano così «strade cognitive, emozionali uguali e/o diverse in qualunque parte del mondo. Quello che viene fotografato è dunque solo la traccia, […] l’anima dei luoghi». Così introduceva nel 2007 questa ricerca Renato Miracco, storico e critico d’arte, all’interno del primo catalogo di Metropolis.

Harmony of Chaos, 2012 © Renato D’Agostin
La fotografia per Renato D’Agostin non è però legata solo all’atto del vedere, ma è anche un meticoloso processo manuale in camera oscura. Le stampe ai sali d’argento esposte prive di cornice richiamano un momento all’interno dello studio, una collezione intima di luoghi che il fotografo ha selezionato e sviluppato dal suo archivio. Altrettanto intimo è il testo che accompagna la pubblicazione, di cui ritroviamo alcuni passaggi in mostra; un testo personale che Renato (Miracco) a distanza di tredici anni da quel primo libro, dedica a Renato (D’Agostin) ripercorrendo il percorso e l’evoluzione del fotografo.