Una madre incontra la sua bambina “riportata in vita” dalla realtà virtuale | Rolling Stone Italia
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Una madre incontra la sua bambina “riportata in vita” dalla realtà virtuale

Una donna sudcoreana ha potuto rivedere sua figlia di 7 anni, scomparsa da tempo, attraverso una simulazione in VR. L’esperimento è diventato un documentario intitolato “I met you”

Una madre incontra la sua bambina “riportata in vita” dalla realtà virtuale

Jang Ji-sung incontra la figlia scomparsa, Nayeon, nella simulazione in realtà virtuale.

Tra tutte le innovazioni tecnologiche degli ultimi anni, la realtà virtuale è sicuramente una di quelle con il potenziale più dirompente e per questo anche più controverso. Un’idea delle infinite possibilità di questo nuovo modo di rappresentare una realtà alternativa, ma in tutto e per tutto assimilabile alla nostra, ce la dà un documentario prodotto in Corea del Sud dalla Munhwa Broadcasting Corporation e intitolato “I met you”, che racconta dell’impossibile incontro di una madre con la figlia morta da tempo.

Jang Ji-sung ha perso la sua bambina di sette anni, Nayeon, nel 2016 a causa di un male incurabile. Da allora la donna non si è mai rassegnata all’idea di poterla salutare un’ultima volta. Per esaudire il suo desiderio MBC ha fatto realizzare una simulazione che sfrutta il visore di realtà virtuale HTC Vive Pro e i suoi guanti dotati di feedback aptico, una tecnologia che permette di replicare le sensazioni tattili generate dalle interazioni con l’ambiente circostante con un certo grado di accuratezza. Per dar vita al modello virtuale di Nayeon il team di sviluppo ha impiegato 8 mesi per ricostruirne fedelmente l’aspetto e la voce, mentre una giovane attrice le ha prestato le movenze, registrate attraverso la tecnica del motion capture.

Il video dell’incontro dura circa dieci minuti, in cui si vede Ji-sung in preda alla commozione trascorrere del tempo con la figlia virtuale, prima di metterla a letto per un’ultima volta. In seguito ha dichiarato al quotidiano locale Aju Business Daily che vivere l’esperienza è stato come «essere davvero in paradiso», aiutandola in parte a superare il dolore della perdita. La sua scelta di apparire nel documentario, ha poi aggiunto, spera che aiuterà a tenere viva la memoria di Nayeon nelle persone, e a dare conforto a chi come lei si è trovata ad affrontare la perdita di una persona cara.