Blizzard: «Gli eSport sono poco accessibili al grande pubblico» | Rolling Stone Italia
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Blizzard: «Gli eSport sono poco accessibili al grande pubblico»

Al contrario degli sport tradizionali, i videogiochi hanno regole che tendono a cambiare nel tempo e questo costituisce un grosso limite per gli spettatori meno costanti

Blizzard: «Gli eSport sono poco accessibili al grande pubblico»

J. Allen Brack ha preso il posto di Mike Morhaime come presidente di Blizzard nell’ottobre del 2018.

Dal punto di vista del pubblico, gli eSport sono molto diversi dagli sport tradizionali. La barriera d’accesso, prima di tutto, è molto più alta. Mentre abbiamo milioni di persone che seguono il golf o il nuoto senza aver mai messo un piede sul green o in una piscina in vita loro, la maggior parte degli spettatori delle competizioni eSportive sono in primo luogo giocatori. Da una parte questo dato indica che i videogiochi sono più facilmente praticabili ed economici degli sport tradizionali (e quindi, per esempio, abbiamo molti più videogiocatori che golfisti); dall’altra, come spettatori, è più difficile godersi un incontro di eSport di un videogioco che non si conosce.
Il problema è centrale per chi sta contribuendo a costruire la scena dei videogiochi competitivi in questi anni, come per esempio Blizzard con il suo Overwatch. In un’intervista pubblicata da Dot Esports il presidente della compagnia J. Allen Brack ha parlato proprio dell’apertura degli eSport al grande pubblico come una delle sfide centrali per il futuro: «Quando pensi agli sport tradizionali […], le regole tendono a essere le stesse da sempre oppure cambiano molto lentamente. Inoltre, ciò che chiamiamo “meccanica di gioco centrale” è molto semplice […] e, di base, basta conoscere quella. Non ha importanza se fai parte dell’ecosistema o meno, è tutto quello che ti serve sapere quando ti approcci al gioco. Che tu decida di guardare una sola partita quest’anno o tutte, non hai bisogno di altro. Qualsiasi videogioco è molto più dinamico e cambia più spesso. Per quel tipo di pubblico [più incostante] che tende ad andare e venire, è una dimensione meno accessibile rispetto a quella degli sport tradizionali».
Gli aggiornamenti continui dei contenuti e spesso anche delle regole fanno sì che i videogiochi richiedano una certa costanza da parte del pubblico che decide di seguire gli eSport. Nel caso specifico di Overwatch, Allen Brack spiega che l’aggiunta di nuovi eroi e abilità è ciò che mantiene il gioco interessante e dinamico nel tempo, ma allo stesso tempo rischia di far sentire fuori posto chi non è sempre al passo con tutte le novità. Anche se ammette di non avere al momento la soluzione del problema, il boss di Blizzard riconosce che è una sfida cruciale per il futuro: «Se guardiamo alla crescita dei videogiochi, nei prossimi dieci anni sul pianeta avremo un miliardo di giocatori in più man mano che i dispositivi diventano più economici e le infrastrutture aumentano, così come le connessioni a Internet. Queste persone cresceranno seguendo i videogiochi, ed è un bene per tutti noi».

Pensiamo a quanta resistenza c’è stata nel mondo del calcio all’introduzione del VAR. Ora pensiamo che, a tre anni dal lancio di Overwatch, Blizzard ha già annunciato un secondo capitolo.

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