La vuoi una retro-console della madonna? | Rolling Stone Italia
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La vuoi una retro-console della madonna?

È il momento di scegliere la console retrò che fa davvero al caso tuo

La vuoi una retro-console della madonna?

Pronto alla scelta?

Succede tutto un caldo pomeriggio d’estate. Non sappiamo come, non sappiamo perché. Di colpo ci prende la nostalgia. Ripensiamo al passato, a quando eravamo giovani. Alle ore trascorse a battere sulla tastiera del Commodore 64 per copiare listati da riviste. Alle esasperanti attese mentre le cassette caricavano i giochi. Alle cartucce su console che ogni tanto non avevano voglia di funzionare, e che venivano curate con la leggendaria “alitata puliscicontatti”. Alle maledizioni di fronte alla scritta “Game Over”, che significava dover ricominciare tutto daccapo. Rivivere questi momenti non è possibile, ma per fare un tuffo nella storia dei videogiochi esistono diverse soluzioni. La più comoda ed esteticamente accattivante ha un nome ben preciso: retro console.

Per giocare a titoli del passato ormai non è più necessario disporre dell’hardware originale.

Chi siete? Cosa volete? Dove andate?

Cosa sono le retro console? La risposta varia a seconda della persona a cui viene posta la domanda. Un purista del retrogaming le considera un’aberrazione o, ancora peggio, una bieca operazione commerciale per monetizzare sull’effetto nostalgia. Perché per lui, l’unico modo per giocare veramente a un titolo del passato, è farlo nella sua versione originale. Con la cartuccia (o cassetta, o floppy disk) originale, la console (o computer) originale, i pad originali. Meglio ancora se con un monitor o un televisore d’epoca. Per questo motivo, il Mivar che molti di noi hanno avuto nella propria stanza da ragazzi, è diventato un oggetto di culto. In realtà, ripulite da tutti gli estremismi, le retro console sono un mezzo estremamente comodo e veloce per dedicarsi a un po’ di sana “archeologia videoludica”. Per fare un tuffo nel passato o per conoscere titoli che, per questioni meramente anagrafiche, non si ha mai avuto modo di provare. Sono sistemi “plug & play” semplicissimi da utilizzare, che propongono a un prezzo (più o meno) contenuto una selezione di giochi preinstallati. Nintendo, Sony, Sega… tutte le case che hanno contribuito a fare la storia dei videogiochi si sono lanciate nel settore, con risultati alterni. Le proposte più interessanti/originali/da evitare? Le abbiamo provate per voi…

 

Giocare a titoli del passato può risvegliare sensazioni sopite da anni. A volte però, è meglio che i ricordi restino tali.

Io ce l’ho più grosso (il catalogo giochi)

Di tutte le retro console, l’Atari Flashback 8 Gold HD è quello che dispone del catalogo più ampio. Questa edizione, realizzata per il quarantesimo anniversario del lancio dell’Atari 2600, propone ben 120 giochi differenti. Un numero potenzialmente impressionante, che però si scontra con una dura realtà. Buona parte dei titoli portano sul volto i segni del tempo. Non delle rughe d’espressione che solcano il viso per dare più carattere, ma dei veri e propri canyon al cui interno è disperso il divertimento. Ci sono, è chiaro, delle eccezioni. Alcuni immortali (Pitfall, Centipede, Asteroids, Frogger e Space Invaders), che riescono ancora a far scattare la classica molla “ancora una partita e poi smetto”. Ma ci sono anche tanti, tantissimi riempitivi, che rientrano nella categoria “caricati, visti, provati una volta, mai più nella vita”. E poi, a ben vedere, c’è un altro problema. Le assenze ingiustificate. Due in particolare, colpiscono come un pugno allo stomaco. Pac-Man e Donkey Kong, leggende tra le leggende. Lacune che non possono passare inosservate, e che riducono l’appetibilità di una retro console adatta solo ai nostalgici della prima ora.

 

Molti titoli dell’Atari 2600 dimostrano la propria età non solo esteticamente, ma anche nelle dinamiche di gioco.

La doppietta del fuoriclasse

Belli da vedere, con un look miniaturizzato che riporta alle versioni originali, e ottimi nella selezione dei titoli. Sono le due creazioni Nintendo nell’ambito del retrogaming, il Mini Nes e il Mini Super Snes. La prima ci riporta agli anni ’80 e alla storica rivalità con il Sega Master System. Trenta giochi in cui i protagonisti non sono solo Mario e Link. Ci sono i pugili di Punch Out, c’è Simon Belmont a caccia di vampiri in Castlevania, c’è Samus Aran che si avventura nel futuro di Metroid. E poi Donkey Kong, Bub & Bob, Pac-Man… la lista è lunga, con un classico dopo l’altro. Più contenuto (venti), ma altrettanto “potente” in termini qualitativi l’elenco per il Super Nes. Anche in questo caso abbiamo Mario (a piedi e sui kart), uno spettacolare episodio della saga di Zelda, un Metroid e un Castlevania. Entrano prepotentemente in scena i lottatori di Street Fighter, al fianco dei quali sfrecciano a tutta velocità i bolidi di F-Zero. Se tutto questo non bastasse, ecco anche le avventure di Kirby, gli eccellenti Secret of Mana ed Earthbound, e un godurioso extra: l’inedito Star Fox 2. Spettacolare entrambi con un solo rimpianto: il catalogo delle due console è talmente ampio, che avremmo voluto il doppio dei titoli!

 

Le mini console Nintendo sono sicuramente tra le più riuscite e apprezzate.

Il miliardario eccentrico

Negli anni ’90 il Neo Geo era il sogno proibito di molti videogiocatori. Aveva un prezzo esorbitante, inarrivabile per le tasche di buona parte degli appassionati, che si limitavano ad ammirarlo nella sua versione dal sala giochi. Chi amava “menare le mani” ha trascorso ore o ore in compagnia di Fatal Fury, Art of Fighting, King of Fighters e Samurai Showdown. La console SNK non si limitava però solo ai picchiaduro, e proponeva una vasta gamma di titoli di eccellente qualità anche in ambito sparatutto, action e sportivo. Sono quaranta i giochi scelti per questo tuffo nel passato, con una selezione nel complesso più che discreta. È vero che manca qualcosa (Windjammers e 2020 Super Baseball sarebbero stati graditi) ma c’è comunque di che divertirsi. Una particolarità: per confermare la sua unicità, la versione mini del Neo Geo ha la forma di un cabinato ultra compatto, con un controller e uno schermo d 3,5”. Può anche essere collegato a un normale televisore quindi non dovete preoccuparvi, non sarà questa l’attività che vi farà correre il rischio di diventare ciechi…

 

È particolare pensare come, se tornassimo nel 1993 con i soldi spesi per acquistare un Mini Neo Geo, faticheremmo ad acquistare console e una cartuccia.

 

Si può fare di più

La PlayStation Classic è una delle maggiori delusioni in ambito retro console. Da vedere è bellissima, come l’originale. È compatta nelle dimensioni. È leggera, ma comunque solida. Esteticamente non ha quindi difetti. I problemi si presentano all’accensione. Basta scorrere l’elenco dei giochi selezionati per accorgersi che c’è qualcosa di strano. Innanzitutto sono pochi. Solo venti. Considerando il catalogo sterminato di PSone, è davvero una miseria. Inoltre mancano dei grandi classici che hanno contribuito a decretare il successo della console Sony, e al tempo stesso sono stati inseriti titoli (più che) dimenticabili. C’è del bello? Certo. Si provano ancora delle emozioni? Altrettanto certo. Però l’impressione è che, con un po’ più di impegno, si sarebbe potuto ottenere un risultato nettamente migliore. Inoltre alcuni giochi, nella fattispecie quelli che utilizzano una grafica poligonale, sono nella maggior parte dei casi invecchiati (molto) male. Spigoli ovunque, che nei nostri ricordi erano più morbidi, e che le nuove generazioni faticherebbero anche solo a guardare…

 

La PlayStation Classic non ha riscosso lo stesso successo dell’originale, colpa anche di una line-up deludente.

Cosa ci riserva il futuro?

Il mercato retro console è più vivo che mai, come dimostrano una serie di recenti annunci. Una delle protagoniste dei prossimi mesi sarà senza dubbio Koch Media, con tre uscite che, per diversi motivi, sono particolarmente interessanti. La prima in ordine cronologico sarà il Mini Mega Drive, remake della storica 16-bit di casa Sega. Sufficientemente corposa nella line-up (42 titoli), proporrà una serie di classici a cui affiancare un gustoso e leggendario inedito (almeno per la console Sega): Tetris. Il rompicapo di Alexey Pajitnov insieme a Sonic, Alex Kidd, Wonder Boy, Toe Jam & Earl e compagnia è pronto a farci fare un ulteriore tuffo negli anni ’90. Completamente diverso nelle forme, nelle dimensioni e nelle caratteristiche il Capcom Home Arcade, mastodontica plancia di comando da cui partire verso un viaggio nei classici coin-op firmati Capcom. Due controller Sanwa, pulsantiera a otto tasti e una selezione di sedici titoli che comprende, tra gli altri, Alien Vs. Predator e Progear, coin-op rispettivamente del 1994 e del 2001, mai convertiti in versione casalinga. Provarlo sarà come tornare in sala giochi senza il fumo, le risse e i disturbatori che intervenivano al grido di “ti faccio io il boss, che so cosa fare” per poi morire inesorabilmente dopo pochi secondi. Peccato solo per il prezzo, non propriamente accessibile (229,99€). Torna anche il Commodore 64, questa volta in una veste diversa rispetto alla versione “mini” proposta sempre da Koch Media a inizio 2018. I giochi preinstallati sono, guarda caso, proprio 64, con la possibilità di installarne altri via USB. Gli aspetti più interessanti sono però altri. Le dimensioni 1:1 rispetto all’originale, la tastiera funzionante e la possibilità di passare a modalità BASIC (sia originale C64 che VIC20). Questo vuol dire che potremo tornare a passare ore e ore a trascrivere listati. Infine, arriverà in tre versioni diverse nella nominazione e nell’estetica, il PC Engine. Spettacolare macchina 8-bit della NEC, sarà riproposta da Konami in formato ancora più compatto. Famosa per i suoi sparatutto e ricca di un catalogo che consta di svariate centinaia di titoli, si tratta di una console che ha avuto poca diffusione in Italia. Per questo motivo, con una selezione di giochi adeguata, potrebbe rivelarsi un acquisto fondamentale per chi vuole tuffarsi in un passato poco conosciuto. La distribuzione italiana, in questo caso, sarà curata da Digital Bros.

 

Il Capcom Home Arcade è un progetto ambizioso sia come dimensioni che come costi. I titoli scelti, bisogna ammetterlo, sono di notevole qualità.

 

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