The Dark Pictures Anthology: Little Hope – horror allo stato puro | Rolling Stone Italia
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The Dark Pictures Anthology: Little Hope – horror allo stato puro

Il seguito di Man of Medan promette di aver risolto i problemi del predecessore, mettendo sul piatto una trama di più ampio respiro e una nuova definizione di videogame horror

The Dark Pictures Anthology: Little Hope – horror allo stato puro

La cura dei dettagli facciali non risparmia nessuno, nemmeno le creature più orripilanti.

A noi Supermassive Games è sempre stata simpatica, e stante qualche difettuccio ci era piaciuto molto anche The Dark Pictures Anthology: Man of Medan, l’ultimo lavoro dei ragazzi britannici. Un gioco horror forse più maturo di Until Dawn, che per voler abbracciare una maggiore libertà si era perso per strada un po’ di coerenza nella trama. Difettucci ampiamente recuperabili in un seguito, che infatti non tarderà ad arrivare: Little Hope, infatti, è previsto per questa estate, su PlayStation 4, Xbox One e PC.

Dalla nave al paese

In questo caso, si passa dalla nave fantasma di Man of Medan a un’ambientazione di più ampio respiro collocata nel 17° secolo, in un piccolo paese del New England che si chiama, appunto, Little Hope. Dopo aver assistito a una ventina di minuti di partita giocata è chiaro che la struttura è rimasta pressoché invariata, rispetto al precedente episodio, anche se il grado di interattività, sulla carta maggiore, è tutto da verificare. Di certo, non aspettatevi una variazione sul tema Resident Evil, poiché i titoli di Supermassive Games hanno uno sviluppo molto più guidato, anche se è evidente che Little Hope vuole farvi sobbalzare dalla sedia in modo meno “chiamato” rispetto a quanto avveniva in Man of Medan. Questa, in particolare, pare essere prerogativa del nuovo sistema di Quick Time Event (QTE), cioè in buona sostanza le fasi di azione da svolgere con preciso tempismo: appaiono più semplici rispetto a quelli fin troppo difficili di Man of Medan, ma allo stesso tempo sono meglio innestati nelle meccaniche di gioco. Ce ne saranno meno, saranno di maggior respiro e sempre funzionali alla trama. Trama che, ovviamente, sarà horror, e spaventerà ancor più di quella di Man of Medan, al punto da offrire svariate sequenze di morte, una più gore dell’altra, dei cinque protagonisti della storia.

I dialoghi sono, come sempre, parte integrante dell’esperienza.

Questione di feedback

Supermassive Games è conscia del potenziale di The Dark Pictures Anthology come serie, così come di quello inespresso in Man of Medan, e anche Pete Samuels, managing director dello studio e protagonista di uno speech a cui abbiamo assistito, ha ribadito il gran lavoro fatto nel raccogliere ed elaborare i numerosi feedback ricevuti. Proprio da qui è stato deciso di sviluppare un’esperienza che offra una tensione più palpabile e costante, dove il giocatore viene avvertito in modo furbo dei principali pericoli. Sai di correre il rischio di finire impalato, ma sai anche potrebbe succedere da lì a pochi secondi, o solo dopo qualche minuto. 

Osservare scene e dettagli è così importante da riportare alla mente le meccaniche di gioco dei e mai dimenticati adventure.

Dal gameplay visto, il tasso tecnico del titolo è sempre su alti livelli: le espressioni facciali, tratto distintivo di Supermassive Games, sono ancora più curate, mentre le animazioni, al momento un po’ troppo legnose, avranno tutot il tempo di essere rifinite a dovere. Detto questo, Little Hope sembra davvero essere il degno seguito di Man of Medan: ha tutto quel che funzionava prima, niente di ciò che non funzionava, e poi l’horror, si sa, in estate funziona quanto il gelato.