La Top 10 dei controller più strani | Rolling Stone Italia
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La Top 10 dei controller più strani

10 controller da videogame per chi pensa che un classico gamepad sia troppo banale

La Top 10 dei controller più strani

Perché accontentarsi di un classico (e banale) pad quando si può avere qualcosa di diverso?

Di diverse forme e colori. Con un numero variabile di pulsanti e di funzioni. Sono i joypad e i joystick, strumenti indispensabili per giocare, fidati compagni di mille avventure a volte ingiustamente maltrattati. Ogni sistema ha il suo modello standard, compatibile con tutti i titoli. Ma quando lo standard non è sufficiente, o magari si vuole semplicemente qualcosa di diverso, entrano in campo tante possibili opzioni extra. Controller comodi o scomodi(ssimi), pacchiani o pacchianissimi (perché di classe non si può certo parlare), economici o costosi. C’è solo l’imbarazzo della scelta. Ecco i più assurdi…

10. Samba De Amigo

Negli ultimi anni sono spariti quasi completamente dalla circolazione, ma c’è stato un periodo in cui i rhythm game con controller dedicati erano un genere estremamente popolare e prolifico. Tra chitarre, bassi e batterie c’era solo l’imbarazzo della scelta, con alcuni modelli (ad esempio quelli di Beatles Rock Band) davvero splendidi. Nel reparto “stravaganze” rientrano sicuramente i bonghi di Donkey Konga, molto divertenti da utilizzare anche per chi non ha il senso del ritmo e deve fare molta pratica (massima stima per chi coglie la citazione). A vincere il premio delle più assurde sono però le maracas che accompagnavano Samba De Amigo sia nella versione coin op che in quella Dreamcast. Ok, magari la selezione musicale del titolo Sega non era proprio il massimo della vita, ma dimenarsi con le maracas assumendo pose assurde era divertente sia in sala giochi che nella comodità del proprio salotto. Belle, colorate e perfettamente funzionanti, erano (e sono tutt’ora) l’esempio di come una periferica all’apparenza “strana” possa rendere un gioco ancora più divertente.

Tappetino, sensore un paio di maracas e nel 2000 il Dreamcast era pronto a trasformarsi in una sala da ballo.

9. Wii Bowling Ball

Il motion controller della Wii ha, tra gli altri, un grande merito. È stato il punto di partenza da cui sono nate tutta una serie di periferiche più o meno folli e stravaganti. Racchette da tennis, volanti, mazze da baseball… c’è solo l’imbarazzo della scelta. Per il titolo di nostra preferita (e più assurda) eravamo indecisi tra la canna da pesca e la palla da bowling. Dopo una attenta riflessione abbiamo scelto quest’ultima. Nel suo blu sgargiante, la palla da bowling racchiude al suo interno un Wiimote ed è perfetta per provare a raggiungere i trecento punti e completare la partita perfetta. Ci piace pensare che qualche impavido giocatore, noncurante delle indicazioni (usare sempre il laccetto per bloccarla al polso), tra uno spare e un tiro finito malamente nella canalina laterale abbia scagliato la palla in una traiettoria che si è stampata sullo schermo. Uno strike perfetto!

Il controller palla da bowling è in realtà un guscio di forma sferica al cui interno viene inserito un normale Wiimote.

8. Resident Evil Chainsaw

L’uscita di Resident Evil 4 è stata accompagnata dal lancio di un controller a edizione limitata a forma di motosega. Si tratta di un oggetto che, in quanto a funzionalità, è in tutto e per tutto identico a un normalissimo pad e può essere utilizzato senza alcun problema o limitazione con qualunque titolo. L’unica differenza, a ben vedere, è di un certo rilievo. È infatti estremamente scomodo, inadatto a lunghe (a dirla tutta, anche a brevi) sessioni di gioco. Più interessante come oggetto da collezione che come periferica da gioco, è disponibile in due varianti, una rossa per PlayStation 2 e una gialla per Nintendo Game Cube.

La motosega prodotta da Capcom per Resident Evil 4 è un oggetto da collezione. Da usare è un mezzo incubo.

7. Steel Battalion

Assurdo non deve essere per forza preso come una connotazione negativa. Il controller creato per Steel Battalion è infatti assurdo. Anzi, per essere più precisi, è assurdamente bello. Si tratta di un oggetto mastodontico che riproduce il cockpit di un mech. L’ideale per chi, come noi, da piccoli sognava di pilotare un robottone protagonista di un cartone animato (un bel Gundam, ma anche Danguard non sarebbe stato male…). Con una pedaliera, due stick e quaranta pulsanti non manca proprio nulla. Certo, l’impatto iniziale di fronte a tutti questi comandi potrebbe spaventare, ma possiamo confermare che dopo un periodo di apprendistato (relativamente) breve si riesce a muoversi e a combattere senza autodistruggersi o soccombere al nemico in pochi secondi. Peccato solo che si tratti di un controller di difficile reperibilità, dato che è stato prodotto in due edizioni limitate una quindicina di anni fa’.

La plancia di comando dei mech di Steel Battalion era piuttosto ingombrante, ma non era scomodissima da utilizzare.

6. Hori Katana

In questa classifica di stranezze non poteva mancare la katana di Onimusha 3. Si tratta di un controller prodotto da Hori nel 2004, che riproduce nella forma la tipica spada giapponese. I tasti e le levette direzionali sono posti sull’impugnatura, mentre un sensore di movimento permette di eseguire attacchi roteando la spada. Ideale per chi vuole sentirsi un vero samurai. Coreografico e divertente da utilizzare per qualche minuto, mostra tutti i suoi limiti ergonomici in lunghe sessioni di gioco. Decisamente più bello che comodo, grazie al piedistallo fornito nella confezione può trasformarsi in un oggetto d’arredo.

Coreografica. Questa parola descrive alla perfezione il controller/katana di Onimusha 3. Ah, aggiungiamo anche scomoda.

5. Rail Driver Desktop Train Cab Controller

Può sembrare una cosa strana, incomprensibile. Ci sono persone, tante persone, che si divertono con i simulatori di treni. Che partono da una stazione e viaggiano  in maniera placida e tranquilla sui binari, macinando chilometri su chilometri fino ad arrivare alla destinazione prestabilita. Un viaggio che procede senza sussulti, con una velocità di crociera da mantenere e una tabella di marcia da rispettare. Per tutti loro è stato creato un controller che riproduce la plancia di comando di un moderno locomotore. Indicatore di velocità a led, segnalatore audio, acceleratore, impianto frenante e tutta una serie di pulsanti programmabili. Costoso e ingombrante, ma estremamente funzionale, il Rail Driver Desktop Train Cab Controller può essere utilizzato con diversi titoli, ad esempio la serie Train Simulator di Dovetail Games. E poi, cappellino d’ordinanze in testa, manovrare un treno può sempre essere una rivincita per un pendolare costretto tutte le mattine a schiacciarsi in una carrozza tra gente diversamente pulita e schiamazzi vari.

Per guidare “seriamente” un treno virtuale, ci vuole un controller adatto. E tanta, tanta pazienza.

4. Laser Scope

Brutto da vedere, con un aspetto plasticoso davvero poco invitante. Abbastanza scomodo da indossare. Fastidioso dopo qualche minuto. Poco reattivo (o meglio, reattivo a caso) ai comandi del giocatore. Insomma, una tragedia. Questo è il Laser Scope, periferica ideata da Konami come variante alle classiche light gun. Calato in testa, dovrebbe permettere con un semplice input vocale (“Fire”) di sparare un colpo. Peccato che funzioni male, se non malissimo, con un sistema di rilevamento della voce a dir poco tragicomico. La produzione di giochi dedicati al Laser Scope si è fermata alla singola unità (il solo Laser Invasion), ma i “fortunati” possessori dell’accrocco targato Konami potevano consolarsi utilizzando tutti i titoli creati per il Nintendo Zapper. Che poi, a ben vedere, un controller a forma di pistola è molto più divertente di una cuffia calata in testa…

Con il suo Laser Scope calato in testa, il ragazzo sulla confezione sembra divertirsi. Forse perché è pagato. Sicuramente perché è pagato.

3. Sega Activator

1993. Spot televisivo: un ragazzo si muove all’interno di un ottagono. Su schermo, un lottatore ne replica le mosse. Il ragazzo calcia. Il lottatore fa lo stesso. Il ragazzo sferra un pugno. Il lottatore, ancora una volta, lo imita. Mondo reale: un ragazzo si muove all’interno di un ottagono. Su schermo, un lottatore prova con risultati alterni a replicarne le mosse. Il ragazzo calcia. Il lottatore resta immobile. Il ragazzo sferra un pugno. Il lottatore, invece, si esibisce in un calcio volante. Cosa è successo nel passaggio tra spot e realtà? Nulla di particolare, semplicemente si sono evidenziati tutti i limiti di Sega Activator. Un sistema di controllo innovativo ma decisamente grezzo e poco funzionale, basato su una serie di sensori che generavano raggi infrarossi diretti verso il soffitto che, una volta interrotti, attivavano le varie azioni disponibili. Scomodo anche da configurare, era in teoria utilizzabile con qualunque videogioco per il Mega Drive/Genesis, anche se tre titoli in particolare erano stato ottimizzati per riconoscere alla perfezione i suoi input (Eternal Champions, Mortal Kombat e Comix Zone). Ottimizzati in teoria, perché la pratica alla prova dei fatti si è rivelata ben diversa. Un fallimento totale senza pregi? No, a ben vedere qualcosa di positivo c’era. Vedere un amico “esibirsi” al suo interno era un esempio di altissimo livello di comicità involontaria.

Una pubblicità d’epoca del Sega Activator. Definirla ingannevole è un velato eufemismo…

2. Power Glove

Ok, lo sappiamo. E poi, lo abbiamo appena visto con la terza posizione di questa classifica. Nella pubblicità tutto sembra figo. Tutto sembra necessario. Anzi, ci spingiamo oltre. Tutto sembra indispensabile. Ma il Power Glove, era a un altro livello. Sembrava fighissimo. Necessarissimo. Indispensabilissimo. Un controller sotto forma di guanto con una serie di funzioni extra che lo rendevano, almeno in teoria, di gran lunga superiore a un semplice pad. Indossarlo faceva sentire il fortunato possessore come una sorta di supereroe, e generava l’invidia istantanea di tutti gli amici. Tutto questo svaniva una volta iniziati a giocare. La tecnologia era all’avanguardia, ma ancora troppo acerba per funzionare alla perfezione. Inoltre Nintendo osservò il Power Glove dall’esterno, senza intervenire in alcun modo, lasciando a Mattel l’incombenza di creare software dedicato. Il risultato? Due giochi (Super Glove Ball e Bad Street Brawler) uno più tremendo dell’altro e nulla più.

Il Power Glove era uno dei sogni dei possessori di NES. O almeno, lo è stato per qualche mese.

1. R.O.B

Difficile pensare che qualcosa possa mai riuscire a scalzare dal primo posto della classifica dei controller più assurdi mai creati R.O.B, il robottino lanciato da Nintendo nel 1985. Ideare qualcosa di più folle è infatti difficile, e chiunque abbia visto il caro Robotic Operating Buddy in funzione può confermarne l’assoluta inutilità. In teoria dovrebbe essere un compagno di giochi, in realtà si rivela essere solo un fastidioso fardello. Lento, lentissimo nei movimenti, a tratti rumoroso, quasi imbarazzante da mostrare agli amici. Condivide con il Power Glove un numero non certo invidiabile: due. Sono infatti soltanto due (Gyromite e Stack-Up) i giochi creati per sfruttarne le caratteristiche, prima che Nintendo decidesse di staccare la spina. Un ciclo vitale della durata di un solo anno, dopo il quale R.O.B è sparito “fisicamente”, rimanendo nel giro grazie a una serie di comparsate in giochi quali Mario Kart DS e Super Smash Bros. Brawl.

R.O.B è rimasto sul mercato solo per pochi mesi, ma ha ugualmente conquistato un posto nel cuore degli appassionati di videogiochi.

 

 

 

 

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