‘Widow Clicquot’: tutta la storia della “vedova arancione” in un film | Rolling Stone Italia
LA VEDOVA ALLEGRA

‘Widow Clicquot’: tutta la storia della “vedova arancione” in un film

Una cometa, un matrimonio combinato, il genio di Barbe-Nicole, Vedova Clicquot. La storia dello champagne arriva al cinema con Widow Clicquot di Thomas Napper, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma

‘Widow Clicquot’: tutta la storia della “vedova arancione” in un film

Foto: Movies Inspired

Natale si avvicina, bisogna iniziare a fare rifornimento di bollicine per cene, pranzi e veglioni. Per chi ama lo champagne, Veuve Clicquot è una delle scelte migliori per rapporto qualità-prezzo, fatto certificato anche dai 19 milioni di bottiglie vendute dall’azienda, dal 1987 parte della multinazionale del lusso LVMH Group, Louis Vuitton per intenderci.

Nel 2022 la Clicquot ha compiuto duecentocinquant’anni, ma la sua fortuna si è costruita nel tempo. Fu fondata nel 1772 da Phillippe Clicquot-Muiron, padre di François, anche se a far diventare lo champagne Clicquot famoso in tutto il mondo, e a cambiare radicalmente la produzione e la forma stessa del vino caratteristico della regione di Reims, fu sua moglie, l’autoctona Barbe-Nicole Ponsardin.

Credits: Jim Dyson via Getty

Foto: Jim Dyson via Getty

Ponsardin era figlia di un ricco industriale tessile, Ponce Jean Nicolas Philippe Ponsardin, che durante i tumulti anti-monarchici si trasformò da conservatore a giacobino, un po’ per convinzione e molto per convenienza, permettendo così alla famiglia di uscire indenne dalla Rivoluzione Francese. I Ponsardin erano vicini di casa dei Clicquot, proprietari della tenuta confinante. Essendo Philippe Clicquot a sua volta imprenditore tessile, i due erano, di fatto, rivali. Ma, come si usa negli affari, la strada maestra è il consolidamento, che in questo caso giunse attraverso l’unione delle due famiglie attraverso il matrimonio dei figli. Un contratto commerciale che si trasformò presto in sodalizio intellettuale, guidato da un sogno: quello di produrre lo champagne più buono di Francia, e quindi del mondo.

Qui si arriva alla storia di Widow Clicquot, film presentato alla Festa del Cinema di Roma e che arriverà nelle sale di tutto il mondo nel corso del 2024. A volerla raccontare è stata Haley Bennett, attrice americana da tempo trapiantata nel Regno Unito e compagna del regista Joe Wright: quello di Espiazione e L’ora più buia, per intenderci, ma anche del musical Cyrano, in cui Haley interpreta Rossana. Mentre era sul set di Cyrano in quel di Noto, Haley ricevette un presente che si sarebbe rivelato importantissimo: «Una mia amica, importante sommelier, mi ha regalato un libro sulla vita di Barbe-Nicole Clicquot. E mentre lo leggevo mi sono resa conto di quanto sia stata importante questa donna, non solo nel mondo del vino».

Widow Clicquot

Haley Bennett in ‘Widow Clicquot’. Foto: Movies Inspired

Barbe-Nicole può infatti essere considerata la prima capitana d’industria dei tempi moderni. Ma andiamo con ordine, e torniamo alla dolce coppia di sposini. Disinteressati alle aziende tessili di famiglia, il chiodo fisso divenne un altro: accrescere e rendere remunerativa l’attività vitivinicola, concentrandosi proprio sulla produzione di champagne. Impresa sconsiderata, dato che, all’epoca, l’area di Reims prediligeva i bianchi fermi. Entrambi digiuni della materia, François e Barbe-Nicole si chinarono sulle carte per imparare tutto quello che serviva per fare (e vendere) del buon vino. Questo però non sarebbe bastato a evitare una sequela di fallimentari stagioni di vendemmia. Per François, la vigna diventò un’ossessione, e ne fu divorato fino alla morte, avvenuta ufficialmente per una violenta febbre tifoide, a sua volta causata probabilmente dallo stress e dalla depressione. Ufficiosamente, forse, suicida, distrutto dai ripetuti fallimenti.

Per chi fosse interessato, il libro ricevuto in dono da Haley Bennett si intitola per l’appunto The Widow Clicquot: The Story of a Champagne Empire and the Woman Who Ruled It, firmato da Tilar J. Mazzeo, scrittrice specializzata in biografie e anche grande amante del vino e della sua storia. Buona parte del racconto è basata su speculazioni, dato che non esistono né testimonianze dirette della vita matrimoniale della coppia, né della vita privata successiva di Barbe-Nicole, donna pratica e riservata. Libertà d’interpretazione che ha giovato, invece, al film, che Bennett interpreta al fianco di Tom Sturridge (nei panni di François) e Sam Riley (il fu Ian Curtis di Control), qui calato nel ruolo di Alexandre Fourneaux, enologo, commerciante, e maggior distributore di vino in Europa.

Widow Clicquot

Una scena del film di Thomas Napper. Foto: Movies Inspired

Il film, diretto da Thomas Napper (per molti anni fidato collaboratore e amico proprio di Joe Wright, qui come produttore insieme alla stessa Bennett), predilige atmosfere che si ispirano alle correnti romantiche di inizio Ottocento, soprattutto per quanto riguarda la storia d’amore tra i giovani sposi. Allo stesso tempo, riesce a trasmettere l’importanza fondamentale di Barbe-Nicole per la storia dello champagne. Dopo la morte di François, infatti, il padre avrebbe voluto chiudere l’attività, oltretutto in perdita. Convinto dalla vedova del figlio (Veuve Clicquot, appunto), le permise invece di continuare per la sua strada, finanziando ulteriormente l’azienda sia per onorare la memoria di François sia perché aveva fiutato, da bravo uomo d’affari, la ghiotta opportunità commerciale.

E così è stato. Beninteso, dopo quattro vendemmie, molte prove, e grazie al supporto di Fourneaux e alla rapidità d’apprendimento di Barbe-Nicole. Fatto sta che una serie di congiunture astrali, e non è un modo di dire, fece sì che la Clicquot diventasse l’azienda leader in Europa per la produzione e vendita dello champagne. Il 1811 è il leggendario Anno della Cometa, durante il quale il corpo celeste noto come C/1811 F1, o cometa Flaugergues, contribuì con il suo passaggio (così vuole leggenda, poi chissà) a una vendemmia eccezionale per qualità e quantità. Quello che aiutò senz’altro fu il fatto che, finite le Guerre Napoleoniche, Barbe-Nicole e Fourneaux riuscirono a recapitare prima di tutti la produzione del 1811 allo Zar Alessandro I, grande amante dello champagne. Una volta assaggiato il Clicquot, l’imperatore annunciò che sarebbe stato l’unica bevanda con bollicine accettata alla corte di Russia.

Credits: Paul Morigi via Getty

Credits: Paul Morigi via Getty

Anche a seguito di ciò, la Vedova si impegnò a migliorare il prodotto per renderlo quello che oggi conosciamo. A causa del processo di produzione, infatti, lo champagne dell’epoca si presentava con una bevuta piuttosto torbida, ottenuta aggiungendo zucchero e lieviti direttamente nelle bottiglie e innescando una “fermentazione secondaria”. In poche parole, quando il lievito digerisce lo zucchero crea dei sottoprodotti: alcol e anidride carbonica, grazie a cui il vino acquista le sue bollicine. Una volta consumato tutto lo zucchero, il lievito “muore” e lascia un vino poco gradevole alla vista. Al problema si cercava di ovviare travasando da una bottiglia all’altra, ma il processo fa perdere gusto e frizzantezza.

Barbe-Nicole, donna riflessiva e studiosa, ideò invece la tecnica del riddling (o remuage): usata ancora oggi, consiste nel capovolgere e ruotare le bottiglie, così che i lieviti, invece di depositarsi sul fondo, si appoggino nel collo della bottiglia, lasciando il liquido trasparente. Barbe-Nicole Clicquot è morta nel 1866, all’età di 89 anni, lasciando un’eredità eccezionale all’umanità. Perché diciamocelo, cosa sarebbero un compleanno, un matrimonio o un funerale senza una Vedova?