‘Pranzo della sofferenza’: e se i cinesi avessero trovato la definizione perfetta per i nostri pasti in ufficio? | Rolling Stone Italia
Mestizia alimentare

‘Pranzo della sofferenza’: e se i cinesi avessero trovato la definizione perfetta per i nostri pasti in ufficio?

È tutto nato da un video condiviso sui social, e da allora l’hastag ‘white people food’ è diventato virale in Cina. Viaggio tra verdure bollite, sedani sconditi, semplici insalate e petti di pollo alla griglia che saranno sì veloci, salutari ed economici, però quanta tristezza

‘Pranzo della sofferenza’: e se i cinesi avessero trovato la definizione perfetta per i nostri pasti in ufficio?

Foto: Noam Galai/Getty Images for Egglife Foods

Nel vasto panorama culinario cinese, una tendenza bizzarra e inusuale ha preso d’assalto nell’ultimo mese i social media. La rete è piena di immagini di piatti che, a prima vista, sembrerebbero incredibilmente insipidi, come carote crude avvolte nel formaggio, sandwich con due semplici ingredienti e verdure senza alcun condimento. E, sebbene i semplici panini al prosciutto, le insalate e i lunch box che riempiono normalmente i frigoriferi degli uffici in Occidente non urlino esattamente “Instagram”, questi stessi sono diventati un vero e proprio fenomeno sui social cinesi, uniti da un hashtag singolare: #白人饭, letteralmente white people food, conosciuto anche come 生命体征维持餐, “pasto di mantenimento dei parametri vitali”.

L’hashtag ha fatto la sua comparsa il 28 maggio, quando una giovane cinese in Svizzera ha condiviso il video di una donna europea intenta a pranzare su un treno con nient’altro che del prosciutto e delle foglie di lattuga prese direttamente dalla busta, come se fossero chips. Ciò che all’inizio sembrava un semplice meme, basato su alcune foto di “pranzi dei colleghi stranieri” pubblicate da utenti cinesi all’estero, si è presto trasformato in un autentico fenomeno seguito da numerosi appassionati anche in Cina.

Da allora, la tendenza ha catturato l’attenzione di tutto il Paese, con danesi che mostrano pranzi composti da carote e verdure; tedeschi che condividono foto di broccoli bolliti; neozelandesi che postano immagini di semplici mele. Ma non è finita qui. Alcuni utenti cinesi aggiungono nuovi aneddoti, raccontando di colleghi stranieri che, durante la pausa pranzo in ufficio, sconfezionano i funghi appena acquistati al supermercato e li posizionano direttamente su una tortilla. Su Xiaohongshu, l’equivalente cinese di Instagram, gli utenti condividono con costanza le proprie versioni del white people food, un argomento che ha raggiunto oltre 13 milioni di visualizzazioni e che ricorda il meme “Sad Desk Lunch” popolarissimo negli Stati Uniti qualche anno fa.

«In passato – spiega la food blogger Rachel Gouk – ho mangiato diverse volte delle cose del genere. Per pigrizia, questioni di tempo o magari perché non avevo nulla di gustoso in frigo. Alcune delle foto condivise sembravano persino salutari. Sono semplicemente dei pasti a base di verdure fresche senza condimenti. C’è stato un periodo in cui ho mangiato sedano crudo senza alcuna salsa quando stavo cercando di smettere di fumare. In una società, in Cina, in cui il servizio di consegna a domicilio è così diffuso, economico, accessibile e con una vasta varietà di opzioni, però, non sorprende che alcune persone trovino queste immagini di pasti sconcertanti o, nel peggiore dei casi, ridicole».

La food blogger Rachel Gouk

Dietro l’apparente banalità di un trend nato su internet si cela un fenomeno intrigante, le cui radici sembrano risalire agli studenti cinesi che, per motivi di studio, vivono all’estero. Questi giovani si ritrovano spesso a dover affrontare l’impossibilità di trovare gli ingredienti tipici della propria cucina, oltre alle sfide di adattarsi ai piatti locali e ai metodi di cottura. Con il trascorrere del tempo, la moda ha attirato anche l’attenzione degli impiegati d’ufficio, dato che molti lavoratori, alle prese con la frenesia della vita moderna, preferiscono optare per pasti semplici e veloci, senza perdersi in lunghe preparazioni.

Nella folle corsa alla condivisione delle esperienze culinarie, sono ora i colletti bianchi a scattare fotografie dei loro pranzi, che spaziano dai semplici pomodori crudi alle polpette di manzo bollite e congelate, o magari una modesta banana accompagnata da un panino al vapore o una tazza di caffè con una mela. Gli utenti che condividono e commentano le immagini non hanno l’intento di criticare la cucina occidentale. «Il nome non è pensato per essere offensivo – ha detto la super influencer cinese Wenjun – è solo un hashtag di tendenza su internet. Nella vita reale non ho mai sentito nessuno usare la frase white people food, ma semplicemente ‘cibo occidentale’».

L’influencer cinese Wenjun

In realtà, l’hashtag prende di mira il mondo delle insalate crude, delle uova sode, del petto di pollo e dell’occasionale frutto. Per il cinese medio quello che in un’altra parte del mondo può sembrare un semplice e salutare pranzo, è considerato un’assoluta miseria. «In Occidente – prosegue Rachel Gouk – è comune comprare ingredienti freschi e preparare i propri pasti, soprattutto per risparmiare. Spesso, un’insalata ordinata in un ristorante risulta molto più costosa rispetto ad acquistare gli ingredienti singolarmente e prepararla da sé. Chissà, magari un giorno anch’io dirò “fanculo” e opterò per pranzare mangiando direttamente dalla scatoletta del tonno. E non c’è nulla di sbagliato in questo».

L’ironia di tale fenomeno culinario sta nel fatto che un semplice video ha scatenato una riflessione sulle comuni problematiche sociali. Il white people food, infatti, va oltre il semplice aspetto gastronomico e si fa portavoce di una realtà condivisa. Molti migranti e lavoratori, assediati da continue pressioni lavorative, vogliono evitare di dedicare troppo tempo alla cucina ma allo stesso tempo desiderano un pasto salutare e appagante. In questo contesto, la scelta di abbracciare il white people food diventa una soluzione di compromesso. Ciò che rende affascinante il fenomeno è la sua essenzialità: ingredienti semplici, presentazioni minimaliste e prezzi abbordabili. Secondo un rapporto rilasciato da Zhaopin, una delle piattaforme più utilizzate in Cina per trovare lavoro, il 60% dei colletti bianchi spende meno di 20 yuan a pranzo. Questo cibo semplice ed economico rispecchia perfettamente le esigenze di chi cerca di mantenere una certa qualità di vita in un contesto lavorativo sempre più frenetico.

Lo chef Chris Zhu

«Il trend ha preso piede perché ciò che vedi è ciò che ottieni – afferma lo chef Chris Zhu del ristorante francese Blaz a Shanghai – ossia un cibo facile da preparare, più economico e più salutare. Al contempo, dai social media emerge chiaramente come molte persone, soprattutto coloro che lavorano per grandi aziende e risiedono a Pechino, Shanghai e Guangzhou, hanno abbracciato questo approccio, facendolo diventare il loro pranzo preferito nei giorni feriali. Per chi l’adotta, la decisione è chiara: mangiare per sopravvivere, punto. Come chef, non posso rifiutare il fatto che ognuno abbia gusti e desideri diversi. Il white people food può essere definito semplice, insipido e privo di appeal, ma va rispettato per le sue peculiarità. Personalmente, non potrebbe mai essere il mio pranzo, ma riconosco che è una scelta con meno carboidrati e può apparire più salutare».

E non sono solo i lavoratori a innamorarsi di questa tendenza. I giovani che vivono da soli sono affascinati dalla sua praticità: una preparazione rapida e nessuna stoviglia da lavare. Per loro, il white people food è l’opzione perfetta, un pasto senza fronzoli in cui l’unica memoria è la sazietà dello stomaco. «Queste tendenza – conclude Wenjun – è portata avanti soprattutto dai giovani che vivono nelle grandi città ed è piuttosto popolare tra la Generazione Z: cibo leggero e semplice da cucinare, quindi più sano e time-saving». Non tutti però la pensano così. «Come chef – puntualizza Zhu – mi impegno sempre a cucinare con ingredienti freschi, ma voglio condividere ricette curate, non servire alimenti grezzi o dar da mangiare ai conigli».

Insomma, il fenomeno del white people food in Cina è molto più di una semplice moda culinaria: riflette la complessità dei cambiamenti nelle abitudini alimentari dei cinesi e le sfide che i lavoratori affrontano nella ricerca di un equilibrio tra la qualità del cibo e la frenesia della vita moderna. E poco importa se alcuni blogger lo definiscono «il pranzo della sofferenza», una cosa «ai limiti dell’illegale, quasi oltraggiosa» che non porta con sé divertimento bensì «soltanto senso di colpa»: provateci voi, a rimettervi al computer e a essere efficienti dopo una scorpacciata di Shanghai fried noodles ricoperti di scalogno. Di sicuro, il vostro vicino di scrivania vi sarà riconoscente.