Legendary Nights Only: le 5 cose che non sapete sul döner kebab | Rolling Stone Italia
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Legendary Nights Only: le 5 cose che non sapete sul döner kebab

Le serate migliori finiscono sempre a birrette e döner kebab. Se vi ritrovate in quest’affermazione, domani non prendete impegni: Ceres vi aspetta da The Döner Club, a Milano, per un evento leggendario e schietto con kebab e birretta alla mano

Legendary Nights Only: le 5 cose che non sapete sul döner kebab

Il döner kebab ci ha svezzato tutti. Dalle fughe da scuola sudatissime, orchestrate al solo scopo di rifugiarsi a far niente al kebabbaro più vicino con l’ottima compagnia di rotoli con la cipolla, senza cipolla, ma sempre strabordanti di patatine e salsa piccante, fino alle notti che non vogliono finire mai e allora le si allunga, con un’ultima sosta all’ombra di uno spiedo che gira, gira, e rende iconici questi rifugi notturni, i kebabbari. Unica certezza quando tutte le altre serrande si abbassano. Pronti a fornirci uno spuntino delizioso, proibito, e a riproporre il rituale del bar alla domenica in versione secret society. Il tutto annaffiato da birrette freschissime e di carattere, per tenere testa al sapire unico e ricco del döner. La nostra trasgressione, senza quel foglio di alluminio a racchiudere strati di carne, salsa, spezie e verdurine croccanti, sarebbe di sicuro più povera. Perché il döner accomuna tutti, e anche la mamma, probabilmente, ha sconfessato i suoi principi di sana dieta e bilanciata per cedere a questo comfort food privo di programmi, spesso divorato sul cordolo di un marciapiede (e se non è street food questo). Il döner, insomma, è inclusivo. E nasce da una storia di comunità, inclusione, e contaminazione culturale. Solo che, di solito, la tralasciamo.

Come spesso accade per le ricette che accomunano il continuum mediterraneo e medio-orientale, risalire all’esatta paternità del döner contemporaneo è quasi impossibile. Sappiamo, però, che il “kebab” non è sempre stato così. E che le sue origini potrebbero affondare nei costumi dei soldati dell’antico impero di Persia, i quali, in epoca medievale, usavano trasformare le proprie spade in spiedi su cui infilzare, arrotolare, e poi sbruciacchiare varie tipologie di carne (“kebab” deriva dal verbo arabo per “abbrustolire”, “fare arrosto”, “bruciare”). Un costume che fu presto mutuato da chiunque dovesse spostarsi per lunghe tratte, e che, presto, si guadagnò contorni come pane, riso, e verdure. Pratico, veloce, maneggevole. Proprio quello che anche noi ricerchiamo quando, felici e dopo qualche Negroni di troppo, giungiamo davanti all’insegna del nostro kebabbaro di fiducia: un pasto senza pretese, sostanzioso, saporito, che asciughi la gola.

Lo so, già state per scendere in strada e ordinare. Ma, prima, immaginate di essere stati invitati attorno al fuoco da quei guerrieri. È la vostra occasione per approfondire la conoscenza con il panino della vostra vita. Cominciamo noi, con cinque curiosità per conoscere meglio il re delle notti (e dei giorni) più leggendari. Ci scusiamo in anticipo per l’acquolina in bocca.

Il döner kebab è nato a Berlino

Dopo la nascita del “kebab”, la gestazione della sua versione “döner” fu piuttosto lunga. Qualche secolo, per la precisione. La congiuntura è l’apertura senza precedenti della Germania Ovest ai Gastarbeiter, forza lavoro immigrata proveniente soprattutto dalla Turchia, tra gli Anni Cinquanta e Ottanta. Noi italiani lo sappiamo bene: quando si emigra in terra straniera, ci si porta dietro la famiglia, ma ancor più le proprie tradizioni culinarie. È così che il kebab raggiunge l’Occidente. Ed è a Berlino che, negli Anni Settanta, agiscono i due padri putativi del döner: Mehmet Aygün, che ebbe l’intuizione di farcire il pane con la carne preparata per i suoi kebab altrimenti serviti al piatto; e Kadir Nurman, che, storia vuole, sia stato il primo a trasformare i molti spiedi su cui preparava i suoi kebab in uno spiedo singolo, dando letteralmente forma al döner kebab, dove “döner” significa appunto “rotante”. Consumato inizialmente dai lavoratori turchi come pausa pranzo veloce ed economica, il döner segnò una rivoluzione per la Germania e l’Europa tutta. I kebabbari si moltiplicarono velocemente, e oggi, in Germania, il loro fatturato complessivo è superiore a quello del distaccamento tedesco di McDonald’s (e pari a 5 miliardi di euro). Per questo Berlino è, ancora oggi, conosciuta come “la città del kebab”. Per questo Elon Musk, quando gli è stato chiesto che cosa avrebbe mangiato durante una visita nella capitale tedesca, non ha avuto dubbi: döner kebab.

Il döner kebab è un piatto da record

Non solo notti leggendarie: il döner è letteralmente un piatto da record. Tra quelli più bizzarri, quello per il kebab più grande del mondo, cucinato, naturalmente, a Berlino. È del 2017, pesa 423,5 chili, e per la sua realizzazione è stato necessario sostituire la tipica salsa all’aglio con un’equivalente alle erbe. Altrimenti, in quelle quantità, avrebbe creato un odore insopportabile all’interno del centro commerciale nel quale il mega-kebab era stato realizzato. Ma non finisce qui, perché il döner ha ispirato altre missioni sconsiderate, e incredibili. Tra queste, quella di Des Bricky, trentaseienne di Manchester che, in un mese, ha divorato 124 döner al ritmo di quattro al giorno, consumati la sera, prima di andare a letto (un bel sostituto alla sciapa camomilla, c’è da dire). Vero, qualche effetto collaterale c’è stato, come “un diffuso malessere psico-fisico”, afferma Bricky. Quindi, non provateci a casa.

Il döner non giudica: nemmeno la Regina Elisabetta

Capita anche ai più navigati: a volte, il döner non si finisce. Prima di rimpacchettarlo nel suo alluminio e dirigervi sconsolati verso casa, però, ascoltate qua: non siete da soli. E anche la sua late-majesty Regina Elisabetta II ha perso, una volta, una battaglia con un döner. La storia si confonde con le nebbie del mito. Che vorrebbero che, durante i festeggiamenti reali per il trentaduesimo compleanno di Prince Harry, a Sandringham House, il birthday boy reale lanciasse una sfida in punta di forchetta alla nonna, proponendole, a fine ricevimento, di mangiare un intero döner. Notoriamente, Elisabetta II era più una tipa da fish & chips. Eppure non si tirò indietro, e accettò l’invito del nipote. Poi sì, è vero: sembra non sia riuscita a finirlo. Perciò, sappiate che anche voi potete prendervi il lusso di non finire un döner, una volta. Peccato, comunque, non essere stati presenti al match del secolo tra queste due leggende.

L’unico modo per non sporcarsi mangiando il döner

Per potere di detonazione, il döner è secondo solo all’atomica. A chi non è mai capitato di addentarlo all’angolo sbagliato, esercitare pressione eccessiva, ravanare per afferrare una patatina scivolata e, bum! Vedere il panino rotolare rovinosamente sui propri vestiti (spesso di lavoro, o tirati fuori per un primo appuntamento). Ecco, piccolo trucco: magari il döner, come primo appuntamento, no. Ma, non disperate, perché recenti studi scientifici (i nostri) hanno determinato la posizione migliore per mangiare un döner senza paura di sbrodolarsi. Seguite questi semplici passaggi: afferrate il döner con entrambe le mani, allontanatelo dal corpo. Sedetevi sulla sedia a un perfetto angolo di 90°. Reclinate il busto in avanti di circa 45°. Allargate per bene le gambe, a un angolo di circa 60°. Ruotate il panino, portandolo verso la bocca. Taaac, il gioco è fatto. Per finire, il tocco da maestro: innaffiare con Ceres ghiacciata. Bon appétit.

Giovedì 16 marzo, da The Döner Club, la leggenda raddoppia con Ceres

L’abbiamo detto: non c’è accoppiata più leggendaria di birra & kebab per le serate (e post-serata) di strada. Ecco perché, questo giovedì 16 marzo, da The Döner Club, a Milano (Viale Abruzzi 23), la leggenda raddoppia. Ceres ci invita a un DJ set sincero, birretta e kebab alla mano, per celebrare due vere leggende di strada, che, come pane e cioccolata, vanno sempre a braccetto. Si comincia alle 19:00. Dress code: street casual, insomma, siate voi stessi. Al resto penserà il DJ set di Tommiboy e la performance live di Yoghi Yogesh aka Bangla Rap. Special guest Giulia Pellegrini aka Giuggi. Andate, mangiatene e bevetene tutti, e rendetela una serata leggendaria.

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