Tutte un cinema queste puntate, si potrebbe dire, se non che sarebbe scontato, perché nella settima arte ci si finisce davvero, dopo prove che saltellano tra i continenti e che accolgono come ospite, non a caso, uno chef che del cosmopolitismo ha fatto bandiera. Le emozioni e il pepe sullo schermo, però, sono quelle di un blockbuster d’azione che a metà fa un carpiato e diventa melò. E quindi tanto buono, ma anche tanta indulgenza, in due puntate che alzano così, de botto, il livello della cucina, come se gli ultimi sei si fossero finalmente decisi a sfoderare la coltelleria meglio affilata. Ma che, allo stesso tempo, lasciano campo libero alle mille scintille nevrotiche che, in onore di Kassandra, vogliamo ricordare con una strizzata d’occhio a un grande tra i grandi delle terre iberiche. Che scorrano dunque i titoli di coda: dirige Pedro Almodóvar, “Concorrenti sull’orlo di una crisi di nervi”.
Assaf Granit voto: 10
Il legame con la nonna, l’ingresso nella prima cucina quasi per caso, e una botta d’umiltà calata come una doccia calda quando condivide ai concorrenti la sua idea dello stare ai fornelli: non un concorso di bellezza (ma d’altronde la critica alla società dello spettacolo, Granit l’aveva lanciata anche in questa intervista), ma un lavoro per cui sembra quasi assurdo esser pagati. Al netto di salse e melanzane, nel piatto, sottolinea lo chef israeliano, si devono impilare sorrisi. Lui li trova ricreando a nuovo il mondo, tessendo dialoghi tra tradizioni che rischierebbero di non parlarsi. E porta agli aspiranti MasterChef un messaggio chiaro: è ora di iniziare a trovare la propria voce.
Eleonora Riso voto: 8,5
Le danno del genio, finalmente, e, per quanto la parola ci provochi orticaria, un po’ sorridiamo anche noi, perché questa aliena venuta dalla Toscana ce l’ha, quell’occhio. Se chef Granit parlava di sorrisi, i suoi piatti ne sono l’emblema. Perché la cucina di Eleonora è limpida, si capisce. Per le fasi finali della gara, la sfida più grande, come afferma anche lei, è con sé stessa. Impressione confermata nella performance traballante in questa sfida in esterna al Museo del Cinema di Torino.
Sara Bellinzona voto: 8
Che metamorfosi, quella di Sara. Ancora nel mezzo di quegli anni in cui la vita può essere confusa, forse allo sbaraglio, lei si è data come regola di essere sempre il centro, diventare solida, non muoversi mai. Guarda invece quante esistenze là fuori. Basta togliersi gli occhiali, ed ecco che puoi scoprirle tutte. Togliti il vizietto di rispondere alle critiche dei giudici, però. Difficile accettarlo, ma anche da un grande impegno possono derivare grandi buchi nell’acqua.
Antonio Mazzola voto: 7,5
La grinta, lo sappiamo, ce l’ha, il sogno ce l’ha, la mano, dài, anche quella. Ciò di cui abbiamo paura, per Antonio, è che rimanga incartato nella sua stessa narrazione, e che, a furia di voler fare sempre quello che omaggia la sua terra di qui, e di là, possa perdere di vista il panorama, pur ampio, che si ammira dalle coste di Palermo. La scelta sbagliata del menù nella prova in esterna, per esempio, arriva tutta da qui: soccombere a un dritto che porta onore, ma anche, a volte, abbagli.
I giudici voto: 7
Finalmente, la risalita. Dopo puntate che ci avevano fatto tremare, credendo che la chimica tra il trio dei giudici di MasterChef si stesse avviando al termine, eccoli che rimbalzano su, e tornano a unire quel pizzico di follia infantile, che adoriamo, a un occhio critico che non lascia sconti. Quindi non toccateci Barbieri, Locatelli e Cannavacciuolo: perché potrebbero essere la prima ragione per cui guardiamo questo programma.
Niccolò Califano, Michela Morelli voto: 6,5
Che strana coppia, questi due. Yin per lo Yang dell’altro, arrivano entrambi da puntate sottotono, dove il loro percorso, altrimenti brillante, sembrava essersi infossato. Invece, come dice la canzone? Ti vorrei sollevare… Ecco, anche senza volerlo, ma Niccolò e Michela, in queste puntate, si sono salvati a vicenda, nonostante un oceano di scivoloni. Recuperando, si spera, la voglia di dimostrarsi migliori di sé per le fasi finali della gara.
Davide Scabin voto: 6
Alla prima funziona, alla seconda è routine, alla terza annoia. L’ultima (crediamo) ospitata di chef Scabin nella tredicesima edizione di MasterChef arriva telefonatissima, e il suo intervento nella prova in esterna sembra avere più una funzione di completamento per la “gang” dei giudici che non un efficiente, ed efficace, punto di caduta nell’economia della gara. Dice bene Eleonora, che si fa distrarre da urla che, per chi assiste, appaiono campate per aria: parafrasando, “anche meno”.
Kassandra Galindo Rodriguez voto: 4,5
E così, è successo. Kassandra si è tolta il grembiule per l’ultima volta, e non ci saremmo mai immaginati che sarebbe arrivata a sfiorare la finalissima. Onesti i giudici, che la eliminano quando da MasterChef, ormai, ha preso tutto. Oltre il velo delle “kassandrate” – e dell’incorreggibile voglia di aggredire chi la critica, fino in fondo, per cui il 4,5 – rimane un grande punto interrogativo: perché, purtroppo, non abbiamo ancora capito se la mano in cucina ce l’abbia oppure no.