MasterChef 12, le pagelle della prima masterclass: esce Luciana, ed è subito Iginio Massari | Rolling Stone Italia
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MasterChef 12, le pagelle della prima masterclass: esce Luciana, ed è subito Iginio Massari

Lacrime e sangue (nel vero senso della parola), ma anche chiacchiere (troppe), l'ennesima conferma dello charme da vendere di Giorgio Locatelli, e l'ospite d'onore della puntata: un lingotto di cioccolato da orgasmo

MasterChef 12, le pagelle della prima masterclass: esce Luciana, ed è subito Iginio Massari

Giorgio Locatelli, Antonino Cannavacciuolo e Iginio Massari

Abbiamo già capito i due trend di questa dodicesima edizione di MasterChef: sarà un’edizione lacrime – e quelle ci sono sempre state – e sangue, perché abbiamo visto più dita tagliate in queste prime puntate che dall’inizio di questo talent. O sono scarsi i concorrenti o limano meglio i coltelli perché al pubblico non basta più la crudeltà di Barbieri, vuole anche vederli feriti nel corpo e non solo nell’anima. L’altra tendenza è che dopo tanti introversi, è l’edizione dei chiacchieroni, quelli che li accendi e poi devi abbatterli per fermarli. O sperare che i coltelli invece delle dita dei loro colleghi, colpisca la loro lingua. Ogni riferimento a Francesco Saragò è puramente casuale. Un saluto a Nonna Luciana che in una puntata prende i complimenti di Iginio Massari e nell’altra viene eliminata nel solito frullatore MasterChef.

Giorgio Locatelli voto: 10

Senza Bruno Barbieri fa sia il poliziotto buono che il poliziotto cattivo. E come ha dimostrato soprattutto nelle ultime puntate di ogni edizione che ha fatto, la cosa gli riesce benissimo. Charme da vendere, televisivo senza essere paracool, competente e intelligente nell’offrire sempre allo spettatore una chiave di giudizio con spiegazioni e trucchi, permettendo di perpetrare la splendida illusione che chi guarda da casa possa valutare pietanze di cui non sente odori, sapori, consistenze. Metà delle concorrenti e un paio di concorrenti lo amano. E lui lo sa. Siamo cotti di te, chef. Soprattutto quando urli «Fuori gli gnocchi». Ecco.

Laura Manili voto: 9,5

Concorrente solida, sarà difficile vederle fare errori gravissimi. E oltre al sorriso irresistibile e dolce, ha una garra tranquilla e una chiarezza d’idee che si traduce in mano sicura, mente arguta e inventiva estetica e di gusto. Il suo Tromp d’Oeil di Pomodoro e Pane ha tutto ciò che amo della cucina e che mi ha insegnato con il suo esempio e il suo talento pieno di grazia e fantasia e curiosità la chef Kaba Corapi: voglia di sperimentare. capacità di sposare ingredienti, sapori e suggestioni e il desiderio di giocare. Con le culture, le suggestioni, le forme, gli abbinamenti e l’estetica.

Iginio Massari voto: 9

Con quella voce lo riconosceresti ovunque, con quel rigore pieno di garbo ti incute un timore reverenziale per cui vorresti inginocchiarti davanti alla tv, ma poi ritieni irrispettoso dimostrare la tua devozione con un gesto di così scarsa sottomissione. Alla vista del suo lingotto di cioccolato firmato ho avuto un orgasmo, poi l’ho scoperto più dolce e gentile con i concorrenti che, va detto, con lui si sono superati. Sempre detto che non basta una puntata sola con lui, anche perché la pasticceria riserva sempre grandi sorprese.

Letizia Borri voto: 8,5

Non sbaglia nulla. Quel «Mi fai concorrenza» che le dice Massari, insieme all’abbraccio di Cannavacciuolo, può metterseli nel curriculum. Anzi, fossi in lei me li tatuerei. Ha iniziato “nascondendosi”, riservata al limite dello scorbutico. Locatelli, apprezzandone il piatto con cui è entrata nella masterclass, ha letto la sua anima nella sua cucina intuendone la fragilità e spogliandola della sua corazza. Ora i suoi occhi sono più aperti e luminosi (e lacrimano più facilmente), il suo apparecchio per i denti si vede più spesso ed è bello perché si emoziona di più e sorride tenera. E si vedono in quei piatti e in quelle reazioni emozionanti, le sue crepe. Che ci sono, è vero, ma proiettano luce.

Edoardo Franco voto: 8

Un po’ pizzaiolo italiano da porno tedesco, un po’ Frank Zappa da cover band di provincia: le sue camicie, il suo mullet e il suo Daje detto peggio di Ignazio Marino, le sue urla motivazioni insensate ti portano a sottovalutarlo. Poi ti tira fuori quegli gnocchetti in cui col cioccolato mette la senape e la faccia sorpresa e contenta di Locatelli ti dice che questo ragazzo può sovvertire ogni pronostico e di sicuro tutte le apparenze. Solo guardandolo capisci che sarà uno dei personaggi di questa edizione. Vedendolo lavorare che sarà anche un grande chef.

Francesco Girardi voto: 7,5

Lui è di quelli che lo guardi, ti sorride, e tutto ti sembra più facile. Fa un piatto clamoroso col cioccolato e il buon Cannavacciuolo glielo fa capire che rischia di aver alzato troppo le aspettative. Ha occhio e idee originali, sa gestire l’ansia, è un po’ Alice nel paese delle meraviglie in un corpo da colosso. Va capito quanta grinta c’è in quel fare serafico e orsacchiottoso. Però fa venire voglia di mangiarlo tutto. Lui e quello che cucina.

Ollivier Stemberger voto: 7

Il suo dolce è il fallimento di successo migliore della storia di MasterChef. Anche perché inutilmente dichiarato nel titolo da lui stesso, situazionismo puro. Il suo talento sembra inversamente proporzionale alla sua sicurezza in sé stesso e questo lo rende adorabile, con lui usciresti a cena anche se non cucinasse lui (anche se sarebbe un peccato). Per ascoltarlo, scoprire quel mondo delicato che sembra aver dentro e custodisce con dolcezza, non nascondendolo. Come la sua cucina, che non è mai timida, ma ha una sua gentilezza, una sua discrezione, nei gusti come negli impiccamenti.

Mattia Tagetto voto: 6,5

Gestore di un’enoteca, si vede che questo lavoro, questa passione per anni l’ha spiati, invidiati, analizzati, desiderati da fuori. E che ora si sente maturo per mettersi alla prova. E ha ragione, oggi si prende mezzo voto in meno perché l’impressione è che ci stia mettendo attenzione, abnegazione ma non quel pizzico necessario di follia. Rifiutare di fare il capitano nell’esterna è stato strategico più che umile e fa dubitare di una leadership necessaria per arrivare in fondo. Il palato ce l’ha e a naso le palle, pure. Non abbia paura.

Ivana Santomo voto: 6

Con la storia che ha, è il minimo che abbia una testa dura e si fidi del suo istinto più di qualsiasi altra cosa. E, va detto, è quello che rende lei e la sua cucina sexy. Ma siamo a MasterChef e i buoni consigli, soprattutto per le capacità che sembra avere, devi seguirli, anche perché potrebbero non essercene altri. Peraltro usare una bilancia non è disonorevole, Ivà. Ha tempo per migliorare, prima di lei ci sono tanti altri che meritano di essere eliminati. Deve però ricordarsi che a MasterChef non si esce per il proprio storico, ma sempre per l’ultimo piatto che si è fatto male. Anche se è stato l’unico di tutta l’edizione.

Antonino Cannavacciuolo voto: 5,5

Io per lui ho un’adorazione totale. Tanto che sto mettendo da parte i soldi per portare la famiglia a Villa Crespi. E con lui muoio dalla voglia di andarci pure allo stadio. Però senza Barbieri sembra Ollio senza Stanlio – infatti il momento migliore è quello del “nano malefico” – e sembra un po’ sottotono. Solitamente comunque è il giudice che cresce di più alla distanza, per l’umanità e la capacità di comprendere i concorrenti prima e meglio degli altri due. Certo, che ingiustizia amarlo per anni e trovarsi a fare le pagelle la sera in cui finisci per dargli un’insufficienza.

Bruno Barbieri voto: 5

Altro mito. Ma l’idea di metterlo a fare il Costantino della Gherardesca della situazione a Quattro matrimoni, davanti a una tv in un ufficio che sembra quello della spia della Stasi de Le vite degli altri non è riuscita. Forse dire che aveva il Covid o che doveva andare in vacanza sarebbe stato meglio, quelle sue incursioni sono pleonastiche e deboli. Quando torna, infatti, è un’altra musica.

Hue Dinh Thi voto: 4,5

Bella la millefoglie di pomodori, ma era una prova di origami più che di cucina. Il tentativo di farla diventare la nuova mascotte orientale che parla male e ama essere bizzarra e l’harakiri esistenziale («Sono una schiappa, come si fa a essere così» e giù pianti), potrebbero anche evitarcelo gli autori. Il momento cringe del «Mai avuto un ragazzo in vita mia» sembra preludere poi a uno di quei programmi parossistici – miei guilty pleasure da competizione – tipo “malattie imbarazzanti ma simpatiche” o “non sapevo che gli stavo facendo le corna”. L’impressione è che Hue non sia così e non la disegnino così. Ci si disegna da sola convinta che sia l’unico modo di farsi accettare e trovare uno spazio in masterclass.

Nicola Longanesi voto: 4

Più simpatico in MasterChef Magazine (a proposito, niente male quello spazio a coppie) che nella masterclass. Ma ci voleva poco. Voleva vincere MasterChef Junior, e forse vuole farlo ancora. Aggiunge ingredienti e si confonde come un bambino di fronte a troppi cioccolatini.

Giuseppe Carlone voto: 3,5

La sua cosa migliore di questo giovedì è il soprannome trovatogli da Cannavacciuolo, Beri Cooper. Faccia da playboy, non lo ha aiutato per la credibilità l’essersi portato alle audition la moglie che lo ha trattato come il principe consorte belloccio e irrequieto che ogni 4-5 anni fa i capricci e vuole cambiare vita e che lei ha “dovuto” mettere come direttore nel centro analisi di sua proprietà. Ogni volta lui ti dice che ce la farà, che questa prova è la sua, ogni volta rimane nelle retrovie, senza infamia e senza lode. A naso sarà uno di quelli che ci porteremo a lungo perché pubblico, colleghi e giudici finiranno per dimenticarsene. Gli consigliamo di nascondersi in dispensa, potrebbe arrivare in finale così.

Antonio “Bubu” Gargiulo voto: 3

Conto sul fatto di rimangiarmelo subito questo voto, anche perché sembra davvero un incidente di percorso. Bubu mi ricorda Carmine, per competenza, voglia di fare e capacità di rischiare. Probabilmente paga l’emozione dell’esordio e un’eccessiva sicurezza e inesperienza (strumenti sbagliati per il purè, seppur sostituiti dal lavoro di braccia e di tigna) nell’uso di ingredienti e tecniche.

Lavinia Scotto voto: 2,5

Ieri sbaglia tutto ciò che c’è da sbagliare, viene graziata da un ripescaggio nel pressure test e, sinceramente, tra lei e Luciana meritava di uscire più lei. Difficile capire se è andata in palla o davvero ha peccato di arroganza. Probabilmente deve solo recuperare serenità perché manualità e pensiero creativo ne ha, Deve solo dimostrare, come Bubu, quanto fumano gli attributi della Generazione Z. Perché, parliamoci chiaro, questi a giocarsi le masterclass con questa sfrontatezza dimostrano d’essere di uno stampo niente male. Devono solo accorgersi che questa volta sono andati contromano.

Sara Messaoudi voto: 2

Non sembra un fenomeno, anzi. Quando le riesce bene un piatto, comunque non ti suscita entusiasmo. Esattamente come il suo umore, quella capacità tutta sua di apparire insopportabile anche fuori campo. Già, perché se hai un carattere come il suo – lei è di quelle che vedono negli altri i loro difetti non riconoscendoli, però – devi essere come minimo Eugénie Brazier per poter suscitare non dico rispetto, ma almeno empatia.

Francesco Saragò voto: 1,5

Non esaltante come cuoco, pessimo come essere umano. Una parola cattiva per quasi tutti, si sopravvaluta notevolmente e poi attacca certi siluri da farti cascare le orecchie e provare il desiderio di bruciarti il padiglione auricolare. Dicendo, peraltro, cose a sproposito. Cannavacciuolo lo bullizza. E fa male. Perché lo fa troppo poco.

Luciana Battistini voto: 1

Nonna Luciana, scusami, ma posso mai immaginare che dopo una prima puntata in cui fai l’en plein, dirigi la brigata rossa e dopo un ottimo inizio, abbassi la testa e crolli in modo così disastroso (dopo aver scelto i tuoi sodali con la stessa lungimiranza con cui la Juventus sceglie i centrocampisti negli ultimi anni) e poi fai un purè che neanche io ai tempi dell’università (a proposito, ma a quando una golden box sulla pasta al tonno?) riuscivo a farlo così male. Come perdersi in un bicchier d’acqua alla velocità della luce. Detto questo, voglio le sue polpette. Subito!

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