MasterChef 13, le pagelle della prima Mystery Box: è subito mappazzone | Rolling Stone Italia
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MasterChef 13, le pagelle della prima Mystery Box: è subito mappazzone

Chissà se la produzione ha letto le nostre pagelle della scorsa edizione, sta di fatto che Davide Scabin lo vorremmo sempre di più come ospite fisso. Svelate anche le Golden Pin, premi speciali per evitare l'eliminazione (o l'interrogazione a sorpresa di matematica)

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La masterclass di MasterChef 13 al completo

Credits: Sky

Lo sapevamo da sempre, la nuova stagione di MasterChef sembra confermarlo: i veri protagonisti dello show sono i convitati di pietra, che si tratti di demoni interiori, dello sguardo di un giudice, o, be’, di un “vero” uomo-ombra nascosto dietro una grata per tutta la durata dei live cooking. È Davide Scabin, naturalmente, e chi altri? Il suo Stress Test è la prima novità della tredicesima edizione, una Mystery Box in miniatura e dieci minuti per dire Sì a questo grembiule bianco. C’è chi è alla prima cacio e pepe, chi buca clamorosamente gli spaghi aglio e olio, e chi, chapeau, azzecca quattro cotture di uovo su quattro.

Al termine del massacro, la masterclass di MasterChef 13 è al completo. Si comincia con una Mystery, questa volta vera, però in levare. I concorrenti vengono (ancora una volta) rimandati sui banchi di scuola a rispolverare le lezioni di Arte delle superiori, obiettivo: disegnare un piatto convincente. Cucinano solo i quattro migliori a motori ancora un po’ freddi. Meno male che arriva la Golden Pin, seconda new entry di stagione: una spilla proprio sparkling (vero, Alice?) per giustificarsi da una sfida a eliminazione quando non si è studiato tanto. Oppure, be’, per fare strategia. Non ci stupiremmo se, a un certo punto, tra le richieste dei giudici saltasse fuori un biscotto Dalgona direttamente da Squid Game.

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Davide Scabin voto: 10

È una certezza non solo per la storia della cucina italiana, ma anche, ormai è chiaro, per gli studi di MasterChef. E meno male. Dopo due puntate relegato dietro la gabbia “dell’ombra”, Davide Scabin arriva a mettere lo “stress” nel test che decreterà chi tra i grembiuli grigi potrà trasformarsi in bianco. La mono-espressione facciale aiuta le distrazioni e fa dimenticare a più di un concorrente che «non è l’ingrediente che comanda, è la tecnica che controlla». L’unica più tosta di lui è Nonna Giuditta. Si completano a vicenda le strofe di Vasco ed è la chimica più naturale mai scattata nel programma. Tranne, naturalmente, quella tra Nicolò e Francesca ai live cooking.

Davide scabin Masterchef 13

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Alice Scaffardi voto: 9

Brava, Alice, oltre a vincere la prima Mystery Box (e la Golden Pin!) – il botteghino, te lo dobbiamo dire, era tutto a tuo sfavore – sei anche già diventata la nostra certezza: «adoro totale», «paura di niente, ansia di tutto», «io sono della Vergine, e quando mi esce fuori…», «super sparkling, adoro». Hai 27 anni e patisci un po’ la divisione generazionale, lì al filo tra GenZ e Millennial. Non ti preoccupare, la quota “giovani” te la sei portata a casa. Ricordati però che nel piatto non conta come parli, ma come ti fai intendere.

Antonino Cannavacciuolo voto: 8

Si ride, si piange, si tirano (tanti) scappellotti. Cannavacciuolo, quest’anno, lo mette ben in chiaro:  è qui per prendersi tutto, e come cerimoniere allinea gli umori dei colleghi ma, soprattutto, dei concorrenti. Tra un Barbieri alfiere della tecnica e Locatelli umanista, lui rimane nel mezzo, può parlare di sensi fini come di melanzane da abbrustolire al forno. E si dimostra anche il più generoso con i consigli durante le prime fasi della gara.

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Giorgio Locatelli voto: 7,5

Locatelli è impeccabile. Ma non in quel modo che dà noia, che chiama lo sporco, che si vorrebbe meno City e più bassifondo di Londra. L’ha dimostrato ancora una volta ai live cooking, tra passi di danza, signorilità e delicatezza: lui, quella cosa, ce l’ha, ed è sempre disposto a farsi sedurre dal gusto di un piatto, come noi, d’altronde, da lui. Nella prima masterclass rimane più sottotono, quasi defilato, rispetto alle fasi precedenti. Ci aspettiamo una rimonta, e un ritorno di complicità con i concorrenti.

Giorgio Locatelli Masterchef 13

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Anna Pisano voto: 7

Ammettiamolo: Anna è entrata in masterclass nel posto “signora dei manicaretti”, e temiamo che, a un certo punto, i ferri del mestiere comincino a farsi un po’ troppo incandescenti per lei. Not today, però. Anna non solo è stata ammessa con tre sì, ma alla prima Mystery dà lezioni a tutti su cosa vogliano dire “umiltà” e “sincerità”. E finisce per progettare un piatto (poi non realizzato) che Barbieri definisce «anche un po’ sexy» per la presenza di melanzane impilate, una maschio e l’altra femmina. Siamo un unico grido: “Forza, Anna!”

Eleonora Riso voto: 6,5

Ci è, ci fa? Se lo chiedono i giudici, se lo chiede il pubblico, forse se lo chiede anche lei, visto che in un estratto di confessionale ammette di “non ricordarsi più quando ha iniziato a fare la stramba”. Alla fine la risposta non è nemmeno importante. In cucina, però, non si bluffa né si mente. Non è ancora possibile sbilanciarsi sulla possibile parabola di questa Ziggy Stardust nella masterclass. Quello che sembra, però, è che, proprio come nel disegno del piatto presentato alla Mystery Box, essenza e apparenza non coincidano. La mano c’è. Forse è l’occhio, o la realtà, a dover ancora trovare la propria parte.

Antonio Mazzola voto: 6,5

Antonio è muscolo e cervello, carisma e cazzimma, e, seppure in veste rivisitata, ci ricorda un po’ il Mattia Tagetto della dodicesima edizione. Le idee ci sono, le basi pure, l’esecuzione – chissà. Un consiglio, se possiamo permetterci: visto che già i compagni di viaggio ti adorano, punta sulla sorpresa. Da te ci aspettiamo reazioni di Maillard? E tu sbaglia, inciampa, fai un piatto da picnic. Allora anche noi ti ameremo.

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Settimino Difonzo voto: 6,5

Supera lo Stress Test per abilità di affabulazione linguistica e aizza la curva dei colleghi davanti a chef Scabin come fosse allo stadio, oppure al mercato a contendersi la clientela. Per il pizzicagnolo pugliese pare tutta normale amministrazione, anche se per ora la sua quota rimane relegata allo “strano ma vero Made in Sud”, e difficilmente potremo aspettarci giravolte fuori dagli ingredienti della tradizione rustica. Ma che gli frega, lasciatecelo dire: i suoi occhi, puri come un bambino, si sono persi nella dispensa di fronte a una vecchia affettatrice, di quelle che usava agli inizi, ed è catapultato nel tempo. Questa è la Meraviglia. Davanti a quella luce, non c’è pasta fatta grossa che tenga o cima di rapa noiosa che possa alcunché.

Bruno Barbieri voto: 6

Sine infamia, sine lodo. Chef Barbieri si limita a fare un po’ il suo, burbero ma per il bene del piatto – e della mano che esegue. Si dimentica però di raccontarci la cosa fondamentale: qualcosa che sia di Bruno oltre che Barbieri. E proprio lui che viene da una terra di storie, con piatti che sembrano fatti apposta per passare le serate a tirarsela per le lunghe, dovrebbe saperlo. Tipo quando ha blastato Valeria per il disegno del piatto, che ha definito «da scuola elementare». Ecco, lì è stato ferito. Lì c’era – siamo molto seri – del sentimento.

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Fiorenza Pennacchio voto: 5,5

Fiorenza, Fiorella, Fiorella, Fiorenza: chi sei? Non sappiamo se sia davvero del segno dei Gemelli (potremmo chiederlo ad Alice), ma dentro la concorrente di Napoli c’è un interruttore che scatta rapidissimo dal pianto disperato alla statua dell’Isola di Pasqua. Entra in scena e vien da cantare Dua Lipa (ma voi non la vedete la somiglianza?). L’idea della Mystery non va in finale per un soffio. Ma, d’altronde, giocava con ingredienti di casa. Per lei il sotto-balconata e il “rosicare” [sic.] con gli altri esclusi dai fornelli.

Michela Morelli voto: 5

Se l’Alto Adige sfornasse femme fatale, le chiamerebbe tutte Michela. Via di casa a 16 anni, via dall’altare del suo matrimonio a 18, Via col vento come Rossella O’Hara. Tra «l’obiettivo è lì e vado lì», «non son qui per pettinare le bambole» i cinque minuti di anticipo con cui chiude ogni prova, e le corna da toro puntate contro chef Scabin, la retorica da motivational coach si sgonfia quando Locatelli definisce il suo branzino il primo mappazzone della tredicesima edizione di MasterChef. Di fronte a questa coccarda, chissenefrega della Golden Pin. Però Michela, fidati di noi: vivere come un Toro scatenato è più divertente che tentare di farle tutte con la schiena dritta.

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Filippo Baldo voto: 4

Un architetto che non supera la prova del disegno ci rimane male? A giudicare dalle reazioni ai successi dei compagni di masterclass, condite con livore preso 3×2 con le offerte del supermercato, sì. Filippo, la gara è ancora lunga. Sputare cattiverie dietro Alice – «chissà se la Golden Pin le servirà già alla prossima sfida» – potrebbe solo inserirti nel pericolosissimo gruppo dei “pettegolini”. A te la scelta.

Deborah Meloni voto: 4

Si dichiara pronta a tutto, alla guerra, allo scontro, a cucinare a occhi chiusi con qualsiasi ingrediente. Freme in trincea mentre osserva i quattro selezionati battersi per la Mystery Box. Noi ci crediamo, eh, Deborah, ci sembri una scrupolosa. Però hai l’assetto di una Ferrari: considera se un diesel, carburando sul lungo periodo, potrebbe magari essere più adatto alla tua voglia di spaccare.

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Kassandra Galindo Rodriguez voto: 3

Entra per il rotto della cuffia, derubrica l’insuccesso di Michela alla Mystery con «it’s karma, bitch», non la applaude mentre presenta il piatto ai giudici e si premura di ricordarle (da dietro le spalle) che il branzino non è un IGP dell’Alto Adige – mentre pensa, zitta zitta, di aver “proprio azzeccato” il fulcro di questa prima prova. Qualcuno un tempo deve aver detto che l’insolenza si addice alla giovane età. Pur che sia, però, dosata con intelligenza.

Valeria Zullo voto: 2

I pensieri sembrano rivolgersi più al gabbiano addomesticato Pippi che alla sfida in corso. È un peccato, perché, per beccarsi un grembiule bianco ai live cooking con una pasta con sugo di vongole, bisogna essere stati convincenti. Per schizzare il suo piatto utilizza la tecnica “l’ha disegnato un bambino” e tesse la storia di una gita al mercato con il fido volatile. Barbieri non apprezza e l’accusa di non aver preso seriamente la prova. La sigla è solo una: Povero gabbiano

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