MasterChef 12, le pagelle della quarta masterclass: stay hungry, stay foolish! | Rolling Stone Italia
Datemi un supplì e solleverò il mondo

MasterChef 12, le pagelle della quarta masterclass: stay hungry, stay foolish!

Tra sfide calcistiche, il ritorno del mappazzone e minestroni a sorpresa, al cooking talent vince chi esce fuori di testa. Almeno per lo spazio di un piatto

MasterChef 12, le pagelle della quarta masterclass: stay hungry, stay foolish!

Giorgio Locatelli, Antonino Cannavacciuolo e Bruno Barbieri

Foto: Sky

In amore vince chi fugge, a MasterChef chi esce fuori di testa. Almeno per lo spazio di un piatto. Lo dimostra Roberto e, perché no, anche Hue che entra in crisi nera e poi si tira su con la sola forza del suo talento. Come sempre accade, lo storytelling già eccellente di MasterChef assume spessore e fluidità quando comincia a esserci il primo pugno di eliminati, che lasciano spazio a chi ha più personalità, come cuoco e come persona. Ecco, se dobbiamo trovare un difetto a questo talent è proprio che 20 ai nastri di partenza sono troppi.

Ollivier Stemberger voto: 10

L’uomo da battere. Lo avevamo intuito da subito, la scorsa settimana abbiamo visto il suo decollo, ora vola alto. Quando Barbieri davanti alle tue polpette e tartare di pesce ti dice «bravissimo» e «hai veramente un grandissimo palato», Cannavacciuolo «esplosione di gusto» e Locatelli non parla perché sta finendo il piatto, l’unico pericolo è che per te sia difficile fare meglio. Olly però ha un understatement aristocratico e irresistibile che non gli fa mai perdere il controllo e un’autoironia unica («Perché fare le cose semplici quando puoi complicare tutto?»), che ci permette di perdonargli persino un supplì troppo radical chic. Ora che sta aprendo lo scrigno dei ricordi delle sue mille vite (e viaggi) rischia di diventare imbattibile. Se non vincerà sarà perché qualcuno lo avrà chiamato in un ristorante stellato prima della fine di MasterChef.

Edoardo Franco voto: 9,5

L’occhio lucido e orgoglioso, come il sorriso tenero con cui ne parla. Edo sa stupirti sempre. Con le mani in pasta, ai fornelli e pure se ti racconta di un papà la cui salute mentale è precaria, un peso che un figlio non dovrebbe portare. E in quello sguardo sempre sorridente e accogliente, fiero di sé e di quel padre così problematico a cui lui fa da genitore, di quella mamma che li sopporta e supporta entrambi, c’è tutto questo ragazzo che nasconde la sua profondità, fragilità e sensibilità dietro baffi e capelli improbabili. Edoardo è la dimostrazione che l’Italia è un Paese figlio del pregiudizio: Edo è naïf, nel modo di essere e di pettinarsi, di vestirsi e di porsi, ma è un uomo molto intelligente e un cuoco raffinato (e viceversa, a modo suo). Da quando è nella masterclass ha sbagliato poco e niente, ha sempre avuto un guizzo dei suoi in ogni piatto, contro Francesco Saragò ha pure dimostrato che se c’è da fare il muso duro ne è capace. Quel “disoccupato” nel sottopancia grida vendetta, ma che la nostra classe dirigente sia miope e ottusa non è una novità. Edo, vogliamo che tu sia il nuovo Salt Bae, già ti immaginiamo ad alzare la Coppa del Mondo nel 2026.

Laura Manili voto: 9

La mia pupilla da crisalide è diventata farfalla. Ora deve essere ambiziosa e fare la corsa su Ollivier. E nel frattempo io mi innamorerò discretamente di lei, della sua espressione (finalmente) di gioia e di soddisfazione di sé, che è quella di chi ci mette sempre il massimo, di chi ha qualcosa in più nelle mani, nel palato ma anche nel cuore, dove desiderio di migliorare e qualche insicurezza si impastano insieme. Ha saputo resistere a un paio di puntatacce e, passata la tempesta, non si è disunita (sorrentinianamente parlando) e, anzi, ha imparato qualcosa in più su se stessa e sulla cucina. Il suo supplì al coniglio alla cacciatora mi ha fatto mordere il televisore. Laura, se fai bene anche il tiramisù, potrai fare di me ciò che vuoi.

Lavinia Scotto voto: 8,5

«Sono proprio ordinata, precisa e rompiballe». Una donna così sincera non si vedeva dai tempi di Eva. E ieri è stata anche un po’ vittima della non sempre rigorosa uniformità di giudizio dei tre moschettieri. Ollivier viene rimproverato per la salsa a parte, Bubu (il suo supplì me lo sognerò per tutto il prossimo mese) quasi elogiato, altri complicano l’interno del fritto e piacciono, lei fa un piccolo capolavoro di eleganza e gusto (quella maionese di tonno su quella panatura doveva essere da orgasmo multiplo) e la rimproverano di essere troppo rigida, precisina e poco “comfort”. Vero è che un po’ deve sciogliersi – magari con Nicola, la tensione amorosa tra i due sta diventando insostenibile, non sentivo tanta pudica passione dai tempi di Harry Potter, quindi attento a Bubu, Nicò! –, ma sta andando alla grande.

Antonino Cannavacciuolo, Bruno Barbieri e Giorgio Locatelli voto: 8

Una premessa: gli autori di MasterChef o hanno un gran culo o sono dei geni, perché costruire questa quarta masterclass sui concorrenti juventini che circondano il povero chef partenopeo e azzurro di ferro, è geniale. Soprattutto nella settimana del roboante 5-1 che gli uomini di Spalletti hanno rifilato ai bianconeri. Piace anche nella parte più arrabbiata, quando rimprovera senza perdere il rispetto per chi ha di fronte, ma pretendendone. Bruno Barbieri divide equamente elogi generosi e critiche feroci e ci fa fare la ola quando ritira fuori il mappazzone. Locatelli si riserva il monologo finale e tu vorresti tornare al voto per cambiare premier.

Hue Dinh Thi voto: 7,5

Chi scrive è tifoso napoletano, patologicamente. L’entusiasmo con cui dice di tifare Juventus renderebbe indigesto anche il piatto migliore e dovrebbe valerle il voto più basso. Ma a lei si perdona tutto, anche perché le sue plusvalenze culinarie sono verissime. Anche se è in un momento di sfiga goffissima e nell’esterna si trova nella squadra sbagliata, anche se dentro di sé e dietro quel sorriso apparentemente ingenuo c’è un dolore profondo fatto di genitori anaffettivi e un’insicurezza parossistica, anche se rompe le conserve e fa cadere il pepe nella frutta secca, riesce poi a tirarsi su. E forse, per la prima volta, tira fuori la vera Hue e non solo lo stereotipo che gli altri si aspettano. Stia tranquilla e osi, tanto Cannavacciuolo non rinuncerà mai al gusto che prova quando la chiama per nome.

Roberto Resta voto: 7

Alzi la mano chi non voleva espellerlo con un enorme cartellino rosso quando per il minestrone ha preso l’orata. E lui lo sa e decide di affidarsi all’estro e la follia. Tutti sono scettici, dalla balconata ai giudici. Lui però sa il fatto suo. Come un numero 10 che vede prima degli altri la linea di passaggio o quell’unico spiraglio per metterla all’incrocio dei pali. E smarca tutti, fa un sombrero e supera con un pallonetto il portiere. Così tanto da meritarsi una pacca di Cannavacciuolo che a me avrebbe mandato al CTO. Altro che serie C. Forza Roby, siamo neanche alla fine del primo tempo, fai partire la rimonta.

Antonio “Bubu” Gargiulo voto: 6,5

Bubu mio, Bubu mio. «Sono maniacale perché sono sbadato». Così ci spiega la sua tendenza a perdersi in un bicchier d’acqua, a dimenticare sempre la ciliegina sulla torta. Lo salva un supplì capolavoro che lo porta a fare il capitano, anche bene, di una buona squadra che perde solo perché sottovaluta l’altra, che ancora si chiede come abbia vinto. Strategicamente non sbaglia una mossa nel tentare di danneggiare gli avversari, ma anche lì la sorte gli ricorda sempre come gli manchi un centesimo per fare una lira. Sta crescendo, ma è come se avesse un freno a mano che lo autosabotasse.

Mattia Tagetto voto: 6

Per lui vale ciò che ho scritto sin dall’inizio per Laura. È bravo, è solido, è intelligente, ma per caso e per scelte sbagliate non spicca mai come meriterebbe. E la cosa comincia a innervosirlo, dalla mystery in cui osa e che i tre giudici ignorano (ingiustamente) fino all’esterna in cui litiga con una Silvia che leverebbe la pazienza a un santo, va detto. Si deve svegliare, perché i favoriti cominciano a delinearsi e lui sta perdendo il treno. Detto questo è il suo dolce che salva l’Armata Brancaleone. Ma corresse un po’ per sé, invece di dare il meglio solo con il grembiule rosso.

Giuseppe Carlone voto: 5,5

Puntata in cui le sue competenze non sono adatte, anche se lo diresti uno da comfort food. E infatti io, a dirla tutta, il suo supplì alle orecchiette – anche se imperfetto – lo divorerei. Però il leader visto nelle precedenti due puntate, l’uomo capace sia di superare una crisi nera in un pressure test, che di sorprenderci con carattere e qualità da cuoco vero, non lo abbiamo ritrovato. Si innervosisce in esterna, non eccelle, però ora sappiamo che ha abbastanza cazzimma e bravura per salvarsi facilmente ogni sera.

Leonardo Colavito voto: 5

Amico mio, ma quello è un sorriso, una risata o una paresi? Vai, sbagli, ridi in faccia allo chef e poi ha ragione Barbieri che vuole cacciarti. Sei bravo, anche se non sai in cosa, ma lo sei. Quindi studia, lotta, stupisci, giocatela ma smettila di giocare. Invece tra ottime intuizioni e passaggi a vuoto in questa puntata, con il minestrone, sei arrivato a un passo dall’eliminazione.
Leo, sei ancora in balconata. Ci potresti prendere la residenza se solo prendessi tutto un po’ sul serio. Detto questo un voto in più per l’alleanza con Edoardo e la creazione degli Ardos, se fate un album lo compro.

Nicola Longanesi voto: 4

Alla fine della seconda puntata, con il minestrone in cui infila persino la maracuja, sembra trovare la sua strada, prima persa tra invidia per i suoi giovani colleghi più premiati di lui – alla fine, lo confessa: è invidioso di tutti, tranne che di Lavinia. Dai ragazzi, devo dirvelo io? – e una tendenza a strafare come a lavarsi di dosso il peccato originale della sconfitta a Junior MasterChef. Con quella vaga somiglianza con Scamarcio, ce lo immaginiamo attore maledetto e perennemente incazzato. E pure paraculo, perché poi lo confessa che Bubu studia molto più di lui.

Francesco Saragò voto: 3

Vorresti trovarlo simpatico almeno per 97 secondi quando racconta della separazione dei genitori e della sua vita con la nonna, poi venuta a mancare (sembra quasi dolce mentre fatica a parlare). Ma c’è sempre qualcosa di falso, di costruito in lui, di artificioso e allo stesso tempo scadente. Come il suo umorismo, tipico di chi crede di essere un comico mancato e che invece fa venire un’insana voglia di reati d’opinione. Il guaio è che cucina dignitosamente, ci sono ancora almeno un paio peggiori di lui e se migliora potrebbe dare filo da torcere almeno ad altri tre. E se davvero va così, se lo devo sopportare ancora un mese, comincio uno sciopero della fame.

Ivana Santomo voto: 2

Che spreco. Palato divino, tanto da meritarsi i complimenti di Iginio Massari, guizzi niente male, ma ha sofferto la gara per ritmi e cattiveria, gli occhi brillanti e sexy hanno lasciato posto a uno sguardo cupo e permaloso. Probabilmente aveva il talento, ma non l’equilibrio necessario per giocarsela al meglio, non era abbastanza pronta. Di sicuro ha peccato spesso con leggerezze dovute a eccessi di sicurezza, non pesando mai gli ingredienti come neanche le nostre nonne cocciute. Non è mai sbocciata: avrebbe avuto tanto ancora da cucinare e da raccontare ma, tranne Massari, non ce ne siamo davvero accorti. Eliminazione dolorosa ma giusta.

Silvia Zummo voto: 1

Fino a questo giovedì la sua svanita insicurezza, la sua tremante partecipazione, le sue battute goffe e fuori tempo facevano simpatia. Ora, anche perché probabilmente si sente sempre più sola (dopo Francesca, via anche Ivana), quella bonomia ha lasciato il posto a una discreta acidità. Nell’esterna non aiuta un presunto (da lei) accerchiamento, e così tira fuori la sua faccia più antipatica. E svela di essere sì, una discreta cuoca, ma incapace di prendere una posizione, non dico di esercitare la leadership (Bubu in fondo la sceglie perché in confronto a lei Enrico Letta sembra Fidel Castro), ma almeno di dimostrare una minima capacità organizzativa. Il modo in cui risponde quando attaccata ci fa sospettare che sia una finta buona. La specie peggiore.

Sara Messaoudi voto: 0

Finta buona lei non lo sarà mai, vera rosicona sempre. Potrebbe anche essere una dote, perché in tutti i talent serve la regina oscura (aiuto, sto cominciando a parlare come Saragò, sarò costretto a uccidermi, a meno che il burattinaio non mi salvi). Ma lei non ha il fisico, il carisma e le qualità per farlo. Sara è permalosa e spesso ottusa, anche quando lavora bene si attacca a una critica di Cannavacciuolo che, da marginale, diventa centrale per la sua reazione inconsulta. Finora ha dimostrato di essere mediocre in cucina, ma saccente al di là del bene e del male: proprio lei che alza gli occhi, come tutti noi, quando Saragò fa le sue battute fuori luogo, non riesce a tenere la bocca chiusa quando dovrebbe. Il punto è che è convinta di essere una chef stellata mancata. E invece deve ringraziare di essere ancora nella masterclass. Se penso che Girardi è fuori è lei è ancora qui…

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