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MasterChef 12, le pagelle della nona masterclass: la luna storta e le lacrime nostre

Siamo agli sgoccioli, e l'ansia da prestazione (nonché la sfiga) può giocare dei brutti tiri: tra incartamenti su sé stessi, complessi di Aristotele e dolori da ciclo, ecco chi ce l'ha fatta e chi no
Giorgio Locatelli durante la nona masterclass di MasterChef 12

Le battute finali sono così: da un lato tutti bravi, dall’altro gli errori sono fatali e si pagano seduta stante. In una masterclass dominata dall’armonia e dalla natura, quando la luna (storta) ci mette lo zampino non sai mai come può andare a finire. Può capitare che ti incarti su te stesso e non riesci ad andare a rete: vero Roberto? O che arrivare fin qui ti dia un’errata percezione di essere sempre e comunque nel giusto. E purtroppo non è così, Sara. Può essere che ti tagli ripetutamente le dita o che hai il mal di pancia, ma vedi comunque la meta: vai e te la prendi. A Hue consigliamo anche di prendere un antidolorifico. Che settimana prossima la vogliamo vedere volare fino alla luna.

Hue Dinh Thi voto: 10

Premiamo la nostra chef vietnamita preferita con la coccarda di prima della classe nella puntata in cui inspiegabilmente non ha vinto nemmeno una prova. Merita il gradino più alto del podio per aver coniato «pensiosa» (trad. pensierosa). Per aver composto un piatto, il fiore di loto, bello come un acquarello e battuto chissà perché dalla scodella di gnocchi di Bubu. Per essersi presa i complimenti della monaca e quelli dei giudici (nonostante sia stata l’unica non aiutata da Mattia nelle assegnazioni al Mirazur). Per la genialata delle polpette di rana pestate al mortaio (sì, Sara, è stata un’idea geniale) togliendosi di torno in un solo colpo il problema degli ossicini e quello della banalità. Per aver svoltato in energia positiva il malumore da ciclo. Se un appunto le si può fare, Hue, deciditi: Jeremy Chan, Mirazur o monastero?

Jeong Kwan voto: 9

La piccola monaca coreana, Icon Award 50 Best Asia, irrompe in masterclass con la forza di un gigante. Arriva appena al gomito di Cannavacciuolo e stringe la manona dello chef partenopeo fra le sue minuscole dita dispensando consigli e sorrisi con la sua faccina da emoticon felice. Costringe tutti, giudici compresi, a una buffa sessione di riscaldamento muscolare. Agli assaggi, dopo un sorprendente cambio d’abito, ha una parola buona per ogni piatto. Momento top: il pollice alzato a Mattia per l’uso della salsa di soia. Ci sarebbe stato bene persino un high five. Invece – piccola nota negativa – ci siamo dovuti sorbire lo storytelling (sicuramente colpa degli autori) che punta un po’ troppo sulla retorica dei lutti familiari.

Antonio “Bubu” Gargiulo voto: 8

Porta nella cucina templare i fiori di zucca imbuttunati. Disconosce la sua Sardegna per dichiararsi figlio di Vico Equense (e relativo balletto). Porta alta la bandiera dei nerd e degli sfigati e, da bravo secchione, ripete a menadito le lezioncine imparate qua e là da Jeong Kwan e Maurizio Colagreco. Con la fortuna del principiante, riesce ad azzeccare gli gnocchi coreani e a cuocere alla perfezione l’astice. Se ha un difetto, è quello di non smuovere più di tanto gli animi. Però, piccolo grande Bubu, a questo punto ti si augura il meglio.

Mattia Taggetto voto: 7

Le costine… Mattia, le costine! Quelle tre costine a stella nel piatto non si potevano vedere (e infatti sono state inquadrate solo di sfuggita) e l’enotecaro altoatesino è stato graziato dal fatto che era solo la Mistery e quindi il peccato, tutto sommato, veniale. In compenso, colpire la monaca coreana per l’equilibrio di sapidità di un piatto in cui entravano mille ingredienti è stato evidentemente un colpo da maestro. Nella puntata in cui perde l’amico del cuore, ha trovato una sua dimensione zen che gli ha regalato l’accesso alla finale. Nota di stile: ti preferiamo trasandato, barba lunga e spettinato. Sappilo.

Mauro Colagreco voto: 6

Chiariamo subito una cosa: quel suo modo di parlare italo argentino fa su di me lo stesso effetto del francese di Morticia su Gomez Addams. La filosofia della luna e dei fiori, la biodinamica, la natura, l’orto con un ristorante (e non viceversa) inducono a pensare che i concorrenti sono atterrati in un meraviglioso paese delle meraviglie gastronomiche. La dura realtà è che, con il suo sorriso beffardo, in cucina Colagreco si rivela – come è giusto – intransigente e a i nostri non ne fa passare una. Premia il migliore?

I giudici voto: 5,5

Girano come una macchina ben oliata, sono (quasi sempre) buoni, e in fondo è la loro puntata preferita, quella dove possono sedersi e mangiare senza dar giudizi, che c’è chef Colagreco a fare il lavoro sporco. Solo, una preghiera: il siparietto di Vico Equense anche basta, dài. Piuttosto, ridateci il mappazzone.

Edoardo Franco voto: 5

Avremmo voluto darti 3, come i tagli che ti sei procurato fra esterna e Pressure. Ma anche 7, per l’eleganza delle tue salse. 2, per aver chiamato un piatto “Ho fatto schifo” e per come hai ridotto quei poveri carciofi, e 8 per la tua verve da life coach che tiene sempre alto il morale delle truppe. Insomma, hai capito che questa è solo una media. La toque ti sta malissimo, ma le tue camicie sono insuperabili.

Roberto Resta voto: 2

Il voto è la parafrasi di Elodie quando canta «lacrime mie, lacrime tue». L’uscita del calciatore gentile provoca un pianto collettivo. Ci lascia un aspirante chef spesso inconsapevole delle sue capacità, il cui più grande errore è stato non credere in se stesso. Fino alla fine: per tutta la puntata è – per sua stessa ammissione – spaesato, vuoto. Avrebbe dovuto fidarsi di più del suo istinto, quello che gli ha fatto racchiudere il kimchi, a lui sconosciuto, in un raviolo. Davanti alla filosofia della cucina templare il cervello gli va in pappa, non riesce più a ragionare e si ostina a voler trattare il tofu come fosse carne. Ma il tofu, lo sanno tutti, è un nulla inconsistente che sa di niente. Piangiamo con te, Robbè.

Sara Messaoudi voto: 1

Non abbandona il vizio di non ascoltare. O, peggio, di ascoltare ma poi fare comunque di testa sua. Cannavacciuolo le boccia il progetto avocado della Mistery Box, Sara annuisce ma poi non lo cambia di una virgola. Sente chiaramente che nella cucina templare l’affumicatura non è contemplata, poi affumica il tofu. Nelle cucine del Mirazur stalkerizza il sous chef Morgan inseguendolo (alla Francescone) durante i temuti 5 minuti in solitaria. Lui per fortuna non se la prende e anzi tenta di salvarla togliendo dal forno la boule infilata senza pensarci troppo. Tentativo vano perché Sara riesce comunque a servire un flan strapazzato. Sbaglia completamente le proporzioni della crosta delle cosce di rane fritte («queste cazzo di rane»), che spariscono sotto una doppia panatura spessa e dura. Cade sul taglio e sulla cottura dello spada. Uscendo, la regina delle spezie dice che vince Mattia. Speriamo per lui che la strega non gli abbia lanciato un sortilegio.

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