Edoardo Franco: volere bene al vincitore di MasterChef 12 | Rolling Stone Italia
Champagnino a colazione

Edoardo Franco: volere bene al vincitore di MasterChef 12

Il suo 'Dajeeeee!' è ormai diventato un marchio di fabbrica, insieme a quella eVVe lì e al taglio di capelli: e se quest'ultimo è destinato a sparire, il vincitore della dodicesima edizione del talent culinario è invece intenzionato a restare (per lo meno, nei nostri cuori)

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Ha vinto la finale migliore in termini di ascolti delle ultime tre edizioni. Ad ascoltare il «Dajeeeee!» di Edoardo Franco – classe 1996, incoronato dodicesimo MasterChef italiano – una media di oltre un milione di spettatori, con punte che superavano il milione e mezzo e record di interazioni sui social, trend topic fino al mattino. The day after tutti lo cercano, tutti lo vogliono e tutti gli chiedono se ha già tagliato i capelli (per la cronaca, al momento di scrivere è questione di ore e ci si aspetta una diretta streaming da un qualche punto di piazza del Duomo).

Per prima cosa vogliamo sapere: cosa fa un vincitore di MasterChef dopo aver vinto MasterChef?
Un’intervista con Alfredo!

E sia. I minuti sono contati e ci dobbiamo giocare la carta del botta e risposta. A cui lui, come prevedibile, non si sottrae. Partiamo con le domande cazzare, così, per metterlo a suo agio.

Dove sei andato a bere dopo la vittoria?
Dove non posso dirlo perché sono già un marchio registrato (sic!). Ma sì, sono andato a bere e a ballare e al mattino ho fatto colazione con uno champagnino… Si può dire champagnino?

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Con quella eVVe lì, puoi dire tutto, Edo. A proposito, mai provato a correggerla?
Ci ha provato mamma mandandomi dalla logopedista, ma mi faceva fare solo esercizi di masticazione e ho mollato.

In compenso, intorno ai vent’anni ha fatto un annetto di psicoterapia: «Mi ha insegnato che puoi andare dove vuoi ma scappare non ti salva. Ti salva stare bene dove sei». Il “suo” posto è casa, a Varese, che no, non gli sta stretta affatto: «È dove tornare e dove posso guardarmi allo specchio». Poi, se dovesse fare una classifica dei viaggi che vorrebbe fare, in cima alla lista metterebbe il Sudamerica, in particolare Perù e Messico, di cui amerebbe approfondire le cucine. Così come quelle mediorientali e, spingendosi ancora più a est, le tradizioni dell’India. Meno attratto da Cina e Giappone («ma se capitasse di andarci, me magno tutto pure lì»), in gara si è comunque cimentato con il piatto Essere Umami: un minestrone con tofu affumicato, salsa di soia, ponzu, mirin e siparietto alla Mengoni, cantato e ballato insieme a Bruno Barbieri.

Non è che con gli Ardos (il sodalizio formato con l’amico Leonardo Colavito) pensate di andare a vincere anche l’Eurofestival?
Gli Ardos are on fire, però prima del festival dobbiamo fare un corso di canto. Abbiamo tanto stile, ma ci manca ancora l’intonazione.

Tiriamo un sospiro di sollievo e passiamo alla domanda successiva.

Già che siamo in tema musica, cosa ascolti quando cucini?
In cucina niente, tutto il resto del giorno tanta techno, hip hop e rap su YouTube, che attacco da quando mi sveglio. Se devo farti due nomi, Deborah De Luca e il rapper tedesco (di origine turca, Nda) Ufo 361.

Sarà per lui che ha tatuata sul petto la bandiera della Turchia sfoggiata in occasione dei casting? Restiamo nel dubbio e continuiamo a indagare il mondo dell’entertainment.

Serie preferita?
Breaking bad: io sono come Heisenberg, aspettatevi l’impossibile dal sottoscritto!

Film?
È una cafonata ma dico The Equalizer con Denzel Washington, che mancano 10 secondi alla fine e lui spacca tutto, lancia bottiglie e bicchieri e alla fine vince la Mistery. Però no, il film se non l’avete visto non guardatelo!

Ora che sei famoso, pensi di adottare uno stylist o di continuare a comprare camicie e salopette sulle bancarelle dell’usato?
Compro online roba finta da finto trapper, vintage e second hand che costi meno di 50 euro. Oh, però sto aspettando che mi arrivino una felpa Moschino e un paio di occhiali limited edition Fendi che spaccano.

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Tanta parsimonia cozza con quanto dichiarato in puntata, al momento di ricevere l’assegno premio da centomila euro: «Sono sei anni che lavoro, penso di averne fatturati la metà, e li ho sputtanati tutti». «Ah, bene!», ha chiosato Barbieri.

Oggi, pensi di adottare una qualche strategia per non sputtanarti questi cento testoni?
Prometto che non farò un corso su YouTube ma cercherò qualcuno che mi spieghi per bene come investirli. Sì, voglio proprio investirli.

Per iniziare a cancellare il ricordo di quel sottopancia “Disoccupato” stampigliato nei suoi confessionali, e mandare in soffitta i trascorsi da ex barista ed ex rider, è già in uscita tra una manciata di giorni il suo libro Daje! – La mia cucina senza confini (Baldini+Castoldi).

Di quello che farà domani ancora non ha un progetto chiaro. Però un’idea deve frullargli in testa se, quando gli chiediamo il/la concorrente del passato preferita, la risposta è Gloria Clama. Finalista dell’ottava edizione, l’ex mulettista friulana a distanza di quattro anni (e con la pandemia di mezzo) si ritrova alla guida del ristorante Indiniò, in provincia di Udine, già inserito nella Michelin e ben recensito dalle maggiori guide.

A lei, autrice in masterclass di una triglia su maionese di cioccolato bianco e aglio nero, Edo si era ispirato per il suo exploit al cospetto del temibile Iginio Massari. Quel primo piatto con cioccolato bianco, funghi e senape si chiamava 33 gnocchetti divennero 3 ed entrarono a Trento. Titolo quasi impronunciabile per l’adorabile difetto di pronuncia che, fra l’altro, Edo condivide con la stessa Gloria. Ma una ricetta che di fatto è stato il primo passo della sua scalata al successo che verrà.

Per fare un altro paragone con chi l’ha preceduto, la memoria va a un altro giovane outsider, Valerio Braschi: oggi executive chef al ristorante 1978 di Roma, ai tempi della vittoria aveva la stessa età di Bubu Gargiulo (il piccolo grande sconfitto di questa edizione), ma un piglio e un estro che ricordano molto in nostro SuperEdo, sempre in bilico tra colpi di genio e rischi potenzialmente letali.

È stato un po’ come sulle montagne russe (senza dimenticare i cinque pressure test affrontati), ma alla fine hai vinto.

Quando hai cominciato a crederci?
Dalle selezioni. Ho saputo subito che questa sarebbe stata la migliore opportunità della mia vita.

Cosa vedi nel tuo futuro, Edoardo?
Ancora non lo so. Ma so che ho scritto il mio presente.

Lascia l’autrice di questo pezzo con un «Ci becchiamo a Milano. Ti voglio bene Franci!».
Anche noi te ne si vuole. Tanto.

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