Il senso di Sting e Trudie Styler per il vino | Rolling Stone Italia
Message in a wine bottle

Il senso di Sting e Trudie Styler per il vino

Una delle coppie più belle e più famose del mondo racconta la carriera parallela da produttori vinicoli, l’amore (ricambiato) per la Toscana, il senso di comunità unico trovato in Italia e si sbottona sui ristoranti preferiti a Firenze e dintorni. Chissà di non averli un giorno come vicini di tavolo...

Il senso di Sting e Trudie Styler per il vino

Sting e Trudie Styler nei vigneti della loro tenuta Il Palagio

Foto: Jaime Travezan

Un dipinto rinascimentale: ecco la prima associazione che viene in mente sfogliando le foto della tenuta nel cuore del Chianti del musicista inglese, al momento impegnato nel tour internazionale My Songs, che toccherà le città italiane di Mantova (stasera, in piazza Sordello), Torino (al Sonic Park di Stupinigi, il 12 luglio) e Roma (all’Auditorium Parco Della Musica il 14luglio).

Gordon Matthew Thomas Sumner, in arte Sting, e la moglie Trudie Styler hanno fatto della Toscana la loro seconda casa, acquistando nel 1997 Il Palagio, dimora cinquecentesca circondata da trecentocinquanta ettari di boschi, giardini, oliveti e vigneti sulle colline di Figline Valdarno, comprensiva di lago, piscina e campi da tennis. Raccontano che la stavano cercando da anni, e dopo aver visto una serie di dimore imponenti, lussuose, piene di marmi, si sono imbattuti in questa villa fatiscente che però trasudava fascino e storia. Da quel momento prende il via la loro seconda – e nuova – vita in campagna.

Foto: Allan Pollok-Morris

Dopo i lavori di ristrutturazione della casa, nel 1999 iniziano a concentrarsi sul vigneto: nel 2002 estirpano le vecchie vigne e costruiscono il sistema di drenaggio; nel 2007 arriva la prima vendemmia e a distanza di anni pure qualche leggenda metropolitana. Come quella secondo la quale il cantante e la moglie sarebbero stati quasi “derubati” quando effettuarono l’acquisto: «assolutamente no – replica Sting – la mia era stata solo una battuta autoironica sull’ignoranza mia e di Trudie, ai tempi, riguardo al vino. Il problema è che poi la battuta è stata fraintesa. Abbiamo un piccolo angolo di paradiso al Palagio, e non ci siamo mai pentiti di aver avuto la possibilità di vivere qui».

Oggi Sting e Trudie non hanno più nulla da dimostrare a nessuno, anzi: sono partiti dalle basi – o meglio, dalla terra – e hanno realizzato un sogno. E la Toscana non ci ha pensato due volte ad adottarli.

Foto: Jaime Travezan

Quando comincia la tua passione per il vino?
Nella mia adolescenza e durante i miei vent’anni ero più un bevitore di birra – crescendo in una famiglia e in una città della classe operaia nel nord dell’Inghilterra, il vino non ha avuto un ruolo importante nella vita, fatta eccezione per il vino consumato in occasione della Comunione. Più tardi, in tournée con i Police, spesso mi venivano regalate costose bottiglie di vino e per molti anni le ho “riciclate” dandole al mio road manager – che col tempo si è costruito una cantina davvero impressionante! Probabilmente avevo circa trent’anni quando ho cominciato a bere vino più regolarmente e a sviluppare una passione. Quando abbiamo acquistato Il Palagio, e quindi siamo diventati proprietari di un vigneto, volevamo vedere se potevamo produrre noi stessi del vino bevibile, e questo ha sancito l’inizio di un viaggio che dura da più di vent’anni.

Cosa è venuto prima, il vostro amore per il vino o quello per l’Italia?
Il nostro amore per l’Italia è venuto prima di tutto. Siamo sempre stati accolti in maniera estremamente calorosa in questo Paese, le persone sono molto generose e gentili. Abbiamo trascorso molto tempo a Venezia, Roma, Pisa e ovviamente Firenze. È un posto speciale e lì ci sentiamo decisamente a casa.

Perché avete scelto la Toscana? Cosa vi ha fatto innamorare di questa regione in particolare?
Abbiamo trascorso molto tempo vicino a Pisa nell’anno successivo alla morte dei miei genitori. Abbiamo affittato una casa e lì ho scritto l’album Soul Cages, mentre Trudie aspettava il nostro terzo figlio – e infatti Eliot è nato a Pisa. Ci siamo fatti degli amici durante quel periodo che tuttora conserviamo, e così abbiamo conosciuto un po’ la Toscana e apprezzato ciò che la regione ha da offrire – Firenze ovviamente con la sua incredibile arte e cultura; Siena, che ancora visitiamo per assistere al Palio in estate. Il Palagio non è troppo lontano da Greve in Chianti, e vi abbiamo trascorso parecchi mesi all’anno da quando siamo arrivati alla fine degli anni Novanta. La comunità locale ci ha letteralmente “abbracciati” e ci sentiamo privilegiati di poterla chiamare casa.

Foto: Jaime Travezan

Quanti e quali vini producete nella vostra tenuta?
Abbiamo due Chianti, due Vermentino, due spumanti, un rosato chiamato New Day e due vini rossi molto speciali: Sister Moon che è il nostro vino di punta, una miscela di Sangiovese e Cabernet; e un nuovo vino pregiato in edizione limitata chiamato Sacred Love.

Qual è il tuo preferito e perché?
Dipende da quando lo bevo! Adoro il rosato New Day durante le calde giornate estive di agosto: è leggero, rinfrescante e perfetto per ogni momento della giornata. Se sto bevendo un rosso, spesso è When We Dance, un Chianti prodotto nello stile tradizionale della nostra regione.

Pensi che il fatto di essere una coppia famosa abbia aiutato o ostacolato la costruzione della vostra credibilità come produttori di vino?
Il vino alla fine deve parlare da solo: avere un nome famoso che lo accompagna potrebbe aiutarlo a farsi notare, ma – a meno che non sia buono da bere – non potrà conquistarsi clienti abituali. La nostra credibilità come produttori di vino, almeno all’interno di questa comunità, deriva dal fatto che lavoriamo con un incredibile enologo, Riccardo Cotarella.

Foto: Jaime Travezan

Veniamo proprio a Riccardo Cotarella: quanto è stata importante la presenza di questa star per imparare il mestiere?
Riccardo è un genio del vino, non ci sono dubbi, e ci consideriamo molto fortunati ad averlo con noi, perché è un uomo incredibilmente impegnato. Ci piace essere lì quando è sul posto, perché ha insegnato tantissimo sia a noi che a tutto il team sulla vinificazione. Lui è il Maestro.

Quali sono state le maggiori difficoltà che avete dovuto affrontare durante i primi anni di questa carriera “parallela”?
Quando abbiamo iniziato a produrre vino, non sapevamo se saremmo stati in grado di farlo abbastanza buono da poterlo vendere al pubblico. Diciamo che ci avrebbe reso felici semplicemente avere un prodotto che avremmo potuto bere noi. Ma quando abbiamo realizzato la nostra prima Sister Moon, dopo che il viticoltore Alan York aveva ripiantato i vigneti nel 2002, ne abbiamo improvvisamente visto il potenziale. La sfida era trovare la nostra identità e il nostro spazio all’interno del mercato. Ma siamo riusciti – nel tempo – a costruire un ottimo team enologico per gestire la produzione e le vendite, e stiamo trovando una nostra nicchia nel settore.

Da quando avete iniziato a produrre il vostro vino, sentite che i gusti della gente sono cambiati?
I gusti delle persone cambiano costantemente e ci sono anche gusti diversi nei diversi Paesi, a seconda delle tradizioni culinarie e del clima. La lezione che abbiamo imparato è che non dobbiamo seguire gusti e tendenze: i nostri vini manterranno sempre la loro identità, rispettando il nostro terroir e offrendo il gusto autentico della nostra regione, il Valdarno.

Foto: Tony Sasa

Quali altri prodotti producete oltre al vino?
Produciamo olio extravergine di oliva biologico, miele e ortaggi; tutti i prodotti sono venduti nel nostro spaccio aziendale, Il Palagio, che si trova vicino alla tenuta.

Provate ad associare a ogni vino una canzone che ne descriva la personalità.
Il nostro rosato, New Day, prende il nome dalla canzone Brand New Day – è leggero e rinfrescante, come una tabula rasa, un nuovo inizio. Message in a Bottle sembrava un nome ovvio per un vino e, come la canzone, un bicchiere può essere un modo per entrare in contatto con le persone, per sedersi e condividere un momento di relax e amicizia. Baci sulla Bocca, il nostro Vermentino, prende il nome dalla prima descrizione che ne fece Trudie quando lo assaggiò – «come un bacio sulla bocca» – ma non è ancora una canzone!

Usciamo per un attimo da Il Palagio: quali sono i vostri cinque ristoranti preferiti in Toscana?
Adoriamo l’Osteria Le Logge a Siena; a Firenze il Golden View, l’Osteria dell’OK e il Cibrèo; a Figline Valdarno Casa Me’Mà.

Foto: Jaime-Travezan

E se dovessimo parlare della “concorrenza”, quali altre cantine del Chianti amate?
Apprezziamo tantissimo l’offerta di quelli che ormai sono diventati i nostri “vicini”, come Il Borro, Petrolo e Antinori, tra gli altri.

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