Un giro a Barcellona per redimerci dai nostri peccati turistici (e culinari) | Rolling Stone Italia
mica paella e sangria

Un giro a Barcellona per redimerci dai nostri peccati turistici (e culinari)

When in Barcelona, fare come i catalani, che non si sognerebbero mai di mangiare la paella per cena. Allora che rimane da fare? Qui 10 consigli per un tour libero, ma anti-turistico, oltre la Rambla e i quartieri centrali

Barcellona

Foto: Instagram

A Barcellona odiano i turisti, dicono frignando quelli che non comprendono come mai la città abbia deciso di ribellarsi al modello degli affitti brevi o perché i catalani incazzati protestino in piazza, armati di pistole ad acqua, contro il sovraffollamento, e lo sfruttamento, della loro città. Il tema è complesso e stratificato: il turismo è un indotto importante, ma è anche una forma di denaturalizzazione, di invasione degli spazi, una pratica che cambia inevitabilmente l’assetto urbano. Se il turismo consapevole è una semi-utopia, provare a visitare le città degli altri in maniera meno infestante è una responsabilità collettiva, a cui provare ad avvicinarsi a piccoli passi. Il primo può essere scegliere con criterio dove e cosa mangiare.

Ch scrive ha vissuto capitale della Catalogna sia da turista che insieme a chi Barcellona la abita, visitando il Parc Guell in gita o dormendo nel letto dell’appartamento appena arredato da una delle mie amiche d’infanzia. Ho pagato 30 euro per trascorrere un’oretta nella Sagrada Familia e seguito lezioni di yoga in catalano a Gracia. Ho cenato con paella e sangria senza sapere ancora che, no, la paella non si mangia la sera, ma per pranzo nei weekend o nelle occasioni speciali, e che mai vedrete un catalano abbinarla alla sangria. Sarebbe come proporre la combo lasagna e Spritz. Non è illegale, ma vostra nonna non approverebbe. Per farla breve, esplorando e assaggiando, mi sono redenta dai miei peccati turistici e culinari.

L’offerta di ristoranti fatti su misura per i viaggiatori – e non parlo solo di quelli con le foto sul menu, ma anche di chi propone ricette di una tradizione stereotipata, con qualità scarsa e a prezzi esorbitanti – è pressoché illimitata, ma trovare locali autentici a Barcellona non solo è possibile, è anche gustoso. Certo, non sognatevi di trovare un indirizzo nel Barrio Gotico, nel Born o intorno alle Ramblas. Prendetela come un’occasione per esplorare la città, scoprendone un nuovo volto: Gracia, Sant Martí, Montjuic, Mar Bella e Sant’Antoni. In questo elenco non troverete ristoranti di paella o di tapas in senso stretto. Tra i 10 indirizzi c’è un mix di panetterie, vermuterie, ristoranti catalani per famiglie, aree picnic e luoghi del cuore. Perciò fatene buon uso. E non spargete troppo la voce.

La Caseta del Migdia, Mirador del Migdia (Montjuic)
Più che un’esperienza culinaria è un’occasione conviviale. Il contesto è molto semplice: un baretto attrezzato con griglie e tavoli da picnic si è accaparrato una delle viste migliori del Montjuic, che si affaccia su Barcellona e sul porto, e ne ha fatto un business. La proposta è di panini o di menu fisso a 25 euro (da pagare cash) che include più o meno tutto ciò che si può grigliare – salsicce, pannocchie, spiedini – con insalata e patatine fritte. Per dolce un gelato con cookies. Non sarà un momento gastronomico altissimo, ma lo è per il divertimento: musica dal vivo o DJ set, lunghe tavolate all’ombra dei pini marittimi o illuminate da sottili fili di lucine, a seconda dell’orario. Se l’idea griglia non vi alletta, di aree picnic sul Montjuic ce ne sono eccome e potete sempre raggiungerle dopo aver fatto rifornimento in uno dei forni più buoni di Barcellona.

 

 
 
 
 
 
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Origo Bakery – Carrer de Milà i Fontanals, 9 (Gracia) / Ronda de Sant Pau, 67 (Sant’Antoni)
Sì, stavo parlando proprio di loro. Chi vive a Barcellona mi dice che Origo è la panetteria e pasticceria più cool del momento. Ed effettivamente, passando davanti alla porticina che affaccia su una minuscola via di Gracia, c’è sempre qualche persona in fila. Ma cos’avrà di speciale Origo per essersi meritato questo titolo? Il fondatore è François de Halleux che, nella sua vita precedente, lavorava per Google a San Francisco, abitando proprio di fianco a una delle pasticcerie più famose degli Stati Uniti, Tartine. Dopo 10 anni passati a lavorare per l’azienda, de Halleux decide che ne ha abbastanza e cerca se stesso nella panificazione, facendo esperienza a Parigi e arrivando infine a Barcellona. Qui apre Origo, che fin dal principio offre un assortimento di prodotti fatti con pasta madre e grani antichi, tra cui: pane di segale a lievitazione naturale e una pagnotta preparata con un’antica varietà di grano locale, chiamata Montcada. Oggi l’assortimento comprende: dolci alle spezie come il Canela Twist o Cardamomo Twist, classici croissant al burro o la Napolitana di jamon y queso, che possiamo definire come un incontro clandestino tra un pain au chocolat e un bocadillo.

 

 
 
 
 
 
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FAME – Carrer de Sant Luis, 105 (Gracia)
Non tutti i locali che si scoprono da TikTok vengono per nuocere. Il merito della viralità di questo forno, aperto circa un anno fa, va alla scelta di dare una veste fresca e graficamente accattivante a un locale in cui si vende un prodotto piuttosto semplice: le tipiche empanadas galiziane. La differenza più grande rispetto alle empanadas un po’ slavate e tondeggianti che si trovano un po’ ovunque a Barcellona è che la forma di quelle galiziane è rettangolare, abbrustolita e croccante, con un ripieno morbido fatto di ogni ben di Dio. Tra i vari abbinamenti proposti da FAME: lombo di maiale e funghi; cavolo nero, pancetta e chorizo; polpo alla Mugardesa; cavolfiore arrosto. Una lode va anche ai dolci, tutti tipici della regione: la burrosa Bica, la torta di Santiago con mandorle e zucchero; la tarta de questo fatta con formaggi galiziani.

 

 
 
 
 
 
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Bodega Marin – Carrer de Milà i Fontanals, 72 (Gracia)
Siamo entrate da Bodegna Marin perché, tecnicamente, questa vermuteria in zona Gracia offre vermut fatto in casa, vasto assortimento di vini e piattini di pesce in accompagnamento. Un locale piccolo e stretto, claustrofobico nelle sue decine di bottiglie accatastate sui muri, botti e spillatori. Con gli habitué che reggono un calice in una mano e una tapa fresca nell’altra, chiacchierando amabilmente fuori dal locale e congestionando la via. Oltre ai vini, però, Bodega Marin offre la tarta de queso più buona di Barcellona, a mio parere. L’abbiamo scoperto per caso, leggendola al volo sul menu appeso al muro, ma una volta affondato il cucchiaino nel mix di formaggi intenso dalla punta pannosa, con la crosticina sbruciacchiata e la consistenza avvolgente ma non pastosa… be’, abbiamo capito tante cose.

 

 
 
 
 
 
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La Fonda De Pirenaicas – Carrer de Terol, 6 (Gràcia)
Apparentemente, questo localino con sedie in vimini e pavimento a scacchi sembra una fonda, ovvero locanda, dalla storia decennale e romantica. In realtà no, lo diciamo subito, La Fonda De Pirenaicas ha tutto lo stile, estetico e culinario, della tradizione catalana, ma è stata aperta circa un anno fa da Miguel Puchol, proprietario di una delle catene di ristoranti più famose di Barcellona, la Mantequerías Pirenaicas. Prima di storcere il naso davanti al concetto di “catena”, sappiate che il locale originario, specializzato in tortillas, è nato verso la fine degli anni Cinquanta e si è poi espanso con diverse sedi nel corso degli anni, ricevendo persino il plauso del New York Times. Oggi, grazie a Puchol, l’offerta si è fatta ancora più diversificata. A La Fonda De Pirenaicas si mangia tradizionale, in porzioni abbondanti, e a prezzi onesti. In altre parole, è un ottimo ristorante per famiglie catalane. Il che significa che sul menu – diviso tra tapas, piccoli piatti e stufati – lo chef Aberto Soriano propone: piattoni di pasta pasticciata; tortillas dal cuore liquido; sanguinaccio con ceci e uova; carciofi con tuorlo e, per finire, crema al cioccolato con pane abbrustolito, olio e fiocchi di sale.

 

 
 
 
 
 
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Lanto Restaurant – Carrer de València, 646 (El Clot)
In una delle zone più residenziali e lontane dal turismo di Barcellona, El Clot, questo ristorante senza menu propone percorsi di degustazione da fine dining a prezzi insensatamente (be’, si fa per dire) bassi (si va dai 19 euro e 50 del pranzo infrasettimanale ai 32 del pranzo del weekend, mentre la sera si “sale” a 40 euro per 5 piatti), Lanto Restaurant è gestito dallo chef catalano Ricardo García Sunet e dalla chef giapponese Rika Nakahori che, dopo aver fatto esperienza nella ristorazione in tutta Europa, hanno voluto riportare la propria conoscenza in questo localino accogliente come un salotto, in cui ogni pietanza, dal pane e burro ai dolci, è fatta in casa. La particolarità è che da Lanto non esiste una carta da consultare per decidere cosa mangiare, o meglio, qui è possibile scegliere tra diversi percorsi di degustazione (carne, pesce, veg) ma il menu, composto da cinque piatti, è sempre a sorpresa. Si assaggia quello che García e Nakahori trovano di fresco, nel modo in cui immaginano di cucinarlo quel giorno stesso. Tra le proposte interessanti che ho assaggiato: una rivisitazione dell’Escalivada con pomodori arrosto e olio di sesamo; maiale cotto a bassa temperatura; fichi arrostiti su pan di Spagna al cioccolato e schiuma di fava tonka.

 

 
 
 
 
 
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Masa Vins – Carrer de Pallars, 154 (Poblenou)
Se quando siete a Barcellona vi manca un po’ di Milano questo è il posticino perfetto. Il progetto Masa nasce circa due anni fa, con una sede a Madrid e una a Barcellona. Loro si descrivono come «il tuo salotto ma con un frigo pieni di vini naturali» e la promessa è piuttosto rispettata. Da Masa si bevono vini naturali da tutto il mondo, compresi gli immancabili orange wines, ma anche proposte nate dalle collaborazioni tra Masa e case vinicole indipendenti spagnole. Il tutto da sorseggiare mentre si ascolta un vinile di Aphex Twin e si assaggiano tapas rivisitate, con influenze fusion e la passione per i fermentati. I piatti sono colorati e assolutamente aesthetic, ma buoni anche oltre le apparenze: Farinata con asparagi, anacardi fermentati e gremolada; Crudo di spigola con sedano fermentato e kumquat. Se proprio non avete fame, almeno abbinate al calice di vino un piattino di olive marinate al pepe rosa e scorza d’arancia. Incredibili.

 

 
 
 
 
 
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La Mar Bella Municipal Sports Complex Bar – Av. del Litoral, 86-96 (Sant Martí)
Questo baretto dentro al complesso sportivo della Mar Bella ce l’hanno consigliato alcune ragazze che ogni sabato mattina all’alba si trovano con costanza religiosa per giocare a beach volley. Quando la fame comincia a farsi sentire, ma la voglia di spendere un capitale nei chiringuito sulla spiaggia proprio non c’è, basta attraversare la strada e rifocillarsi in questo bar insospettabile. Non posso raccomandare la parte ristorante – che non ho provato – ma il bar self service, con il bancone che collega il campo da pallavolo all’area esterna con tavoli da picnic, quella sì. Un pranzo con calamaretti freschi e fritti, morbidi pimientos de padron e un bocadillo de calamares lungo mezzo metro, annaffiato da una birra fresca, vi farà fare pace persino con l’afa e la calca estiva.

Bodega J. Cala – Carrer de Pere IV, 460 (Sant Martí)
Questa bottega, che sta per compiere 100 anni e che sembra uno dei locali presi d’assalto dai turisti, è in realtà riuscita a salvarsi dalle attenzioni di massa. Forse perché si trova in un quartiere industriale e ancora fuori dalle rotte. Sia come sia, Bodega J. Cala (rilevata nel 1981 dall’attuale proprietario, che gli ha dato il suo nome) conserva intatto il suo fascino nostalgico, da assaporare mentre si sorseggia vermut tra le botti di vino invecchiato, i poster e i ritagli di giornale che affollano le pareti. Qui si stuzzicano olive e acciughe del mar Cantabrico, comprate fresche e cucinate in tutte le salse: al naturale, in mousse o negli spiedini chiamati gilda. Tanto che, raccontano i proprietari in un’intervista rilasciata a El Periódico, ne servono circa 600 chili all’anno. Ma se le acciughe non sono il vostro, va bene lasciarsi tentare anche dalle cozze sottaceto, dai cannolicchi della Galizia al naturale o dai calamari ripieni.

 

 
 
 
 
 
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Cantero – Carrer de Pujades, 27 (Bogatell)
Visitare Barcellona senza provare nemmeno un ristorante sudamericano è un’occasione sprecata. Di panetterie e ristorantini autentici ce ne sono diversi, ma dato che bisognerebbe aprire un capitolo a parte, segnaliamo quello che, secondo molti, potrebbe essere il miglior ristorante venezuelano: schietto e ricco di specialità. Essendo in una zona di uffici, Cantero è ambitissimo per la pausa pranzo e le ragioni sono presto spiegate. Il proprietario, decisamente disponibile, è pronto a illustrarvi tutto lo scibile della cucina venezuelana, portandovi in esplorazione del menu a partire dai tequeños – dita di pasta fritta e ripiena di formaggio filante – fino alle cachapa, frittelle di mais ben abbrustolite in superficie, ripiene di carne sfilacciata e formaggio. Ci sono poi anche ricette più sostanziose, come l’asado o il pabellon criollo, piatto composto da carne sfilacciata, fagioli neri, riso e platano fritto.

 

 
 
 
 
 
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