ATTENZIONE: questa recensione contiene spoiler sulla serie disponibile su Paramount+.
Normalmente, un avviso di spoiler come quello qui sopra non dovrebbe essere necessario per una serie come Matlock, un reboot del legal drama con Andy Griffith andato in onda per quasi un decennio negli anni Ottanta e Novanta. Se siete abbastanza anziani, potreste aver visto la versione in cui Griffith interpretava l’avvocato Ben Matlock, la cui vecchiaia e il cui contegno popolare lasciavano gli avversari impreparati di fronte alle sue brillanti tattiche legali. O forse conoscete il titolo come gag ricorrente nei primi anni dei Simpson, dove era l’unica cosa che portava gioia ad Abe Simpson e ai suoi compagni di casa di riposo. O forse non conoscete affatto questa serie, ma vedete che si tratta di un legal con Kathy Bates – che, con i suoi 76 anni, ha più di un decennio in più di Griffith quando interpretò Matlock per la prima volta – e pensate di poter riempire i vuoti da lì.
Be’, fermi tutti, amici miei! Sono qui per dirvi che questo nuovo Matlock non è come pensate! O meglio, perlopiù lo è. E poi, per certi versi, non lo è affatto.
Per la maggior parte della durata dell’episodio pilota, la serie sembra essere una rivisitazione in chiave gender-flipped del vecchio personaggio, anche se stranamente autoconsapevole. La Madeline “Matty” Matlock di Bates si presenta sempre come “Matlock, come il vecchio telefilm” (*), e si parla addirittura di un salto della versione Griffith dalla NBC alla ABC. A differenza di Ben Matlock, che gestiva il proprio studio e si occupava solo di difesa penale, Matty è però impiegata in un grande studio legale e si occupa di casi civili e penali come parte di un team che lavora sotto l’esigente Olympia (Skye P. Marshall). Ma la cifra di Matty consiste nel disarmare le persone con la sua stessa presenza. Come sottolinea spesso e volentieri, le donne di una certa età sono praticamente invisibili nella società moderna, quindi Matty può andare quasi ovunque e parlare con chiunque senza essere percepita come una minaccia. È così che ottiene il suo nuovo lavoro: un avvocato dell’avversario dello studio in una causa importante non pensa minimamente a discutere di trattative al telefono mentre Matty è in piedi accanto a lui in una caffetteria, e lei ottiene dunque l’accesso agli uffici dello studio perché tutti danno per scontato che sia una nonnina indifesa.
(*) Questo era lo stesso approccio utilizzato dall’interessante ma breve serie di Disney+ Dottoressa Doogie, la cui eroina, un medico minorenne, era soprannominata “Doogie” perché gli altri personaggi avevano guardato la serie televisiva Doogie Howser (la cui messa in onda, curiosamente, si sovrapponeva un po’ a quella del Matlock originale). Stranamente, i Simpson non vengono mai citati, anche se alcuni dei colleghi di Matty, come Jason Ritter nel ruolo dell’ex marito di Olympia, Julian, hanno l’età giusta per conoscere il riferimento.
E se il nuovo Matlock si accontentasse di essere solo questo, probabilmente se la caverebbe bene. Bates è carismatica e vivace (*), e il pubblico probabilmente si accontenterebbe di un altro dramma costruito intorno a un personaggio anziano che continua a dimostrare di essere ancora in gamba. L’episodio pilota contiene anche riferimenti ai telefilm degli anni Ottanta A-Team e Cin cin, perché tutti coloro che vi prendono parte sanno chi è il target demografico.
(*) L’attrice ha anche un’esperienza passata come protagonista di un legal drama, anche se non molto buona: Harry’s Law, una serie di David E. Kelley dei primi anni 2010 in cui Bates gestiva uno studio legale in un vecchio negozio di scarpe, dove la sua assistente insisteva per continuare a vendere scarpe tra un’attività legale e l’altra.
Ma questo Matlock è stato creato da Jennie Snyder Urman, la cui grande serie Jane the Virgin non si è mai accontentata di rimanere confinata nella sua formula in stile telenovela, oscillando costantemente tra la parodia e il prodotto originale. (Tra Jane e questa serie, Urman ha sviluppato il reboot Streghe, tra le cui protagoniste c’era un’attrice di nome Madeleine Mantock.) Pur potendo realizzare un remake perfettamente in linea con la serie di Griffith, Urman ha in mente qualcos’altro. Quindi, eccoci qua…
La fine dell’episodio pilota di Matlock rivela una serie di punti chiave:
1. Madeline Matlock non è, in realtà, Madeline Matlock, ma piuttosto Madeline Kingston.
2. Madeline Kingston è una donna ricca che ha avuto una lunga carriera legale di successo, invece di essere l’anonima ape operaia che si descrive ai suoi nuovi datori di lavoro.
3. Madeline Kingston si è unita a questo particolare studio legale perché lo ritiene responsabile della morte per overdose di oppioidi di sua figlia e sta progettando un’elaborata vendetta contro uno o più personaggi: Olympia, Julian e il padre di Julian, Senior (Beau Bridges).
Non c’è problema se dovete prendervi un momento per rileggere quest’ultima frase. È parecchia roba, lo so.
Dunque non si tratta esattamente di un remake di Matlock, ma di un thriller cospirativo la cui protagonista finge di essere il personaggio principale di un remake di Matlock mentre aggiunge segretamente elementi alla sua bacheca degli omicidi. Perché ovviamente questo nuovo Matlock ora ha una bacheca degli omicidi.
Ciò che ha fatto Urman non è poi così insolito, nel moderno panorama televisivo che risponde al mantra “la proprietà intellettuale è tutto”. Le premesse semplici sono raramente considerate sufficienti, per quanto vari marchi abbiano avuto successo con questo approccio la prima volta. Il tentativo della NBC di rifare In viaggio nel tempo, per esempio, non poteva accontentarsi di raccontare le storie di un viaggiatore nel tempo che aggiusta le vite delle persone che impersona per qualche giorno. Al contrario, un terzo o metà di ogni episodio doveva essere dedicato a ciò che il team dietro il viaggio nel tempo stava facendo a casa, a varie cospirazioni, a pezzi di storia del franchise, eccetra. Tutto deve essere reso più complicato, con più personaggi e storyline, sia per alleggerire il carico di lavoro degli attori principali (a dire il vero, Bates ha 76 anni e ha dichiarato che questo sarà il suo ultimo ruolo), sia per paura che gli spettatori con tempi di attenzione ridotti abbiano bisogno di rimbalzare continuamente da un’idea all’altra.
Ciò che spesso accade, però, è che queste “rivisitazioni” non sono né carne né pesce. Gli spettatori più anziani che hanno amato l’originale si sentono frustrati da quanto sia diversa la versione aggiornata, mentre gli spettatori che non hanno un attaccamento preesistente al soggetto si trovano di fronte a una serie sovraccarica di idee che non riesce a contenere.
Detto questo, Urman è molto più brava della maggior parte dei suoi colleghi a integrare idee, generi e toni apparentemente in conflitto tra loro. Per gran parte di ogni episodio, Matlock offre esattamente ciò che il titolo promette. Mentre Matty complotta con il marito e il nipote per incastrare questi presunti avvocati malvagi, fa anche uno sforzo, perlopiù in buona fede, per entrare a far parte della squadra di Olympia e aiutarla nei suoi casi. Si lascia convincere a scoprire prove, mette a proprio agio sia i clienti che gli avversari e per il resto si impegna a fondo nella parte che sta interpretando. Più volte, nel corso dei tre episodi che ho visto, ho dovuto consultare i miei appunti per ricordarmi cosa stava accadendo in uno dei casi, ma le storie presentate sono destinate a essere delle semplici trame al servizio di Kathy Bates, e fanno il loro lavoro abbastanza bene.
La trama della cospirazione si rivela un po’ più impegnativa, e non solo perché le regole generali della televisione rendono probabile che almeno alcuni, se non tutti, gli obiettivi di Matty si rivelino innocenti dei crimini di cui li accusa. (Se si tratta di qualcuno di loro, puntate su Senior, visto che Beau Bridges è una guest star e non un series regular come Ritter e Marshall.) Perlopiù, però, il problema è che si gioca con troppa leggerezza per la posta in gioco. La maggior parte di questi aspetti coinvolge il nipote di Matty che è un geniale hacker, oltre a vari intrallazzi minori, come quello di Matty che sfrutta la politica della diaria per i pasti dell’azienda per dare un’occhiata più da vicino al telefono di Olympia. Tutto questo va bene, anche se, come le trame legali, niente di tutto ciò sarà candidato alla Hall of Fame delle heist comedy. Ma la sua goffaggine smentisce il dolore che la famiglia di Matty dovrebbe provare, un dolore così forte da spingerla a ideare ed eseguire un piano di vendetta così ridicolo. La consueta padronanza di registri di Urman nei primi episodi ancora non si vede, anche se alcune singole parti – come una sequenza onirica che collega la nostra finta Matlock a quello vero – possono risultare molto divertenti.
L’idea di rifare Matlock, anche nell’attuale panorama hollywoodiano, sembrava uno scherzo quando la CBS l’ha annunciata. Semmai, il colpo di scena sembra riconoscere la sciocchezza di tutto ciò, dandoci un’eroina che sta solo partecipando a un gioco di ruolo. Questo lato “meta” piacerà al pubblico? Non proverei a indovinare, ma è comunque un esperimento interessante.








