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Sì, <em>Barbie</em> è nel listone dei migliori film (peraltro da qualche anno a questa parte infinito), ma “il titolo che ha salvato il cinema nel 2023” (cit. Meryl Streep) non centra due categorie pesantissime: miglior regia e miglior attrice. Greta Gerwig e Margot Robbie sono le snobbate più clamorose degli Oscar 2024. La prima “rimpiazzata” (come quota rosa in una categoria altrimenti #tuttimaschi) dalla francese Justine Triet di <em>Anatomia di una caduta</em> (vedi più avanti), la seconda lasciata fuori un po’ a sorpresa da una cinquina in cui c’è Annette Bening (vedi sempre più avanti). Gosling resiste, così come la sua <em>I’m Just Ken</em> e <em>What Was I Made For?</em> di Billie Eilish (che sbaragliano la rivale “in casa” <em>Dance the Night</em> di Dua Lipa) e America Ferrera. Ma gli Academy Award sono decisamente meno pink di quello che speravano a Barbieland. <br /> <br /> Foto: Warner Bros.
Sorpresa? Per noi no, perché <em>Io capitano</em> è un film a cui non si fa fatica a volere bene. Ma è pur vero che i concorrenti erano fortissimi (vedi ad esempio Kaurismäki, che è rimasto fuori col suo <em>Foglie al vento</em>). E oggi l’odissea della speranza di Matteo Garrone ha conquistato anche l’Academy. È la prima (meritatissima) candidatura agli Oscar per il regista, che ora se la dovrà vedere soprattutto con <em>Perfect Days </em> di Wenders e <em>La zona d’interesse </em> di Jonathan Glazer. L’ultima nomination nella categoria miglior film internazionale per l’Italia era arrivata nel 2022 grazie a Paolo Sorrentino con <em>È stata la mano di Dio</em> (l’anno scorso Alice Rohrwacher concorreva nei corti). Ora è tempo di una nuova Notte delle Stelle, a fare il tifo dal divano. <br /> <br /> Foto: 01 Distribution
Niente nomination per uno dei <em>favourite</em> dell’Academy. Dato per sicuro da mesi, Leonardo DiCaprio non piazza la candidatura (sarebbe stata l’ottava) per <em>Killers of the Flower Moon</em> del “suo” Scorsese (che però becca, tra le altre, quelle per la regia di Marty e per la <em>lead</em> donna Lily Gladstone, prima nativa americana a finire in cinquina). Consolati così: sarà una (ennesima) mancata vittoria in meno. <br /> <br /> Foto: 01 Distribution
Forse non proprio una <em>surprise</em> (detto in francese), vista l’accoglienza ricevuta da <em>Anatomia di una caduta</em> dalla Palma d’oro a Cannes 2023 fino a – appunto – gli Oscar. Ma certo stupisce la presenza di Justine Triet nella cinquina dei migliori registi, al posto di colleghe che sembravano aver blindato la nomination (leggi: Greta Gerwig). Così come la candidatura (annunciata ma non scontata) per la fenomenale Sandra Hüller tra le attrici. A mangiarsi le mani dovrebbero essere i francesi, che hanno deciso di mandare agli Oscar non questo titolo ma <em>La passione di Dodin Bouffant</em>. Che non è nemmeno entrato tra i cinque migliori film internazionali: tiè. <br /> <br /> Foto: Teodora Film
Secondo alcuni pronostici non solo sarebbe stato candidato: avrebbe addirittura vinto il suo terzo Oscar (prima ci sono state le statuette per il miglior film straniero a <em>Tutto su mia madre</em> e alla miglior sceneggiatura originale per <em>Parla con lei</em>). E invece, <em>nada</em>: nessuna gita hollywoodiana per Pedro Almodóvar, escluso dalla cinquina dei migliori cortometraggi con il suo <em>Strange of Way Life</em>. Son ben strani anche quelli dell’Academy… <br /> <br /> Foto: Teodora Film/MUBI
La veterana Jodie Foster, già due volte premio Oscar, non stupisce, tra le cinque migliori attrici non protagoniste. A destare invece un po’ di sorpresa è stato l’annuncio di Annette Bening tra le <em>lead</em> di quest’anno per lo stesso film: <em>Nyad – Oltre l’oceano</em>. Veterana anche lei, è una di quelle star che l’Academy candida sempre senza premiarle mai (Glenn Close, ci senti?). E, arrivata alla quinta candidatura, siamo certi che non vincerà nemmeno stavolta. <br /> <br /> Foto: Netflix
Il film di cui, a fine 2023, tutti parlavano. E di cui si parla ancora oggi, tra vasche da bagno “al sapore di Jacob Elordi” e amplessi su bare fresche di sepoltura. E invece Emerald Fennell resta <em>Una donna promettente</em>, in tutti i sensi: la sua opera seconda <em>Saltburn</em> non incontra i favori dimostrati dall’Academy ai tempi dell’esordio. Nemmeno grazie a performance che avrebbero meritato una menzione: su tutte, quella (sfrenata) del protagonista Barry Keoghan e quella della <em>supporting</em> Rosamund Pike. Che si berrà un martini per dimenticare. <br /> <br /> Foto: Prime Video
Intendiamoci: John Williams agli Oscar non è MAI una sorpresa. Ma il compositore 91enne (!) già vincitore 5 volte (!!) su un totale di 54 candidature (!!!) non era stavolta il nome più certo, nella cinquina della miglior colonna sonora. “Colpa” di <em>Indiana Jones e il quadrante del destino</em>, un blockbuster non particolarmente amato né dal pubblico né dai critici per il quale rimaneggia il suo celebre <em>score</em> anni ’80. Candidatura “politica”, mettiamola così. <br /> <br /> Foto: Lucasfilm
Uno dei titoli dell’annata preferiti dai cinéphile. E un autore – Todd Haynes – che l’Academy ha sempre rispettato (vedi precedenti come <em>Lontano dal paradiso</em> e <em>Carol</em>). Tuttavia, <em>May December</em> mette in saccoccia una sola nomination: quella per la miglior sceneggiatura originale firmata da Samy Burch (peraltro al suo esordio). Ma non incassa quelle – attesissime – per il suo splendido cast: Natalie Portman, Julianne Moore e Charles Melton. Gli ultimi due in particolare erano dati per certi come <em>supporting</em>: e invece… <br /> <br /> Foto: Lucky Red
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