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Buon compleanno Rosario Dawson, icona dai Mid 90s a oggi e attrice molto spesso sottovalutata. Da Spike Lee a Quentin Tarantino, dal nostro Muccino d’America alla recente incursione nella serialità “adulta”, ha sempre dimostrato di prendersi lo schermo, anche con piccoli ruoli. Questa gallery è qui per dimostrare che come Rosario c’è solo Rosario.
Primo film, ed è subito cult. Siamo nei pieni anni ’90, e Larry Clark la sceglie per il film generazionale più scandaloso di sempre. Accanto a Chloë Sevigny, fotografa una nuova gioventù bruciatissima. E una nuova leva di attori. Il regista la scelse dopo averla notata per strada a NY: come non accorgersi di lei, del resto.
Seconda collaborazione con Spike Lee dopo <em>He Got Game</em>, e uno dei suoi titoli più iconici di tutti. La sua Naturelle Riviera (che nome bellissimo) ruba la scena persino al monologhista Edward Norton/Monty Brogan, e definisce il senso della vita di protagonista e regista. Memorabile la tenuta da college girl sull’altalena, ma anche il vestito da sera silver non si dimentica.
Robert Rodríguez è l’altro regista che meglio definisce la carica insieme erotica e cazzuta che Dawson sa rivelare sullo schermo. La graphic novel di Frank Miller (co-director) diventa un film che sintetizza la poetica dei due autori, e la Gail ‘inguêpièrata’ di Rosario è una faccia cartoonesca perfetta. Tornerà nel sequel <em>Una donna per cui uccidere</em>, del 2014.
Altro giro, altro nome (e regista) cultissimo. Un personaggio come quello di Abernathy, pensato da Quentin Tarantino nel dittico “motoristico” co-diretto con Rodríguez (again), non poteva non incontrare (letteralmente) la strada della nostra. Che, frangetta corta e T-shirt rosa, è una instant icon anche estetica. Chi l’avrebbe mai detto, eh?
E poi arriva il nostro Mucci. Che le offre uno dei suoi ruoli drammatici più belli e pieni, e una delle sue performance migliori. Nel mélo in cui divide la scena con Will Smith, diretto per la seconda volta da Gabriele nostro dopo il successo <em>La ricerca della felicità</em>, dà tutta sé stessa. E, come cantano i Muse in colonna sonora, «I’m feeling good». Nonostante la tragedia.
Dopo tanti copioni per il cinema non perfettamente a fuoco, arriva il piccolo schermo a darle quella che sembra solo una partecipazione, ma in una serie così grande da diventare unforgettable. Al pari del suo look subito iconograficamente altissimo. Nello spin-off starwarsiano (su Disney+) è Ashoka Tano, copricapo tribale e spada laser: what else? Ah, be’: lei.
Altro giro in tv (no, su piattaforma: sempre Disney+), e stavolta una parte più densa e intensa in questa miniserie super corale (tra gli altri nomi coinvolti, Michael Keaton e Peter Sarsgaard). Ovvero quella di Bridget Meyer, l’agente della Drug Enforcement Administration che cerca di stanare i misfatti della Purdue Pharma. Storia vera e altro ruolo cazzutissimo: buon sangue non mente.
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