"Club Godo" è il libro sul sesso che stavamo aspettando | Rolling Stone Italia
Sessualità

“Club Godo” è il libro sul sesso che stavamo aspettando

Nato da un account Instagram di successo, raccoglie suggestioni, opinioni, consigli ed esperienze personali, senza mai dire "si fa così"

“Club Godo” è il libro sul sesso che stavamo aspettando

Jüne Plã, character designer nel campo dei videogiochi e illustratrice, è da qualche tempo su Instagram col progetto “Jouissance Club”, che attualmente ha quasi 700mila follower. Le cifre stilistiche di Jüne (pronunciato alla francese, come ci tiene a precisare) sono certamente l’ironia e la spontaneità che traspaiono dal suo sorriso, dalle sue parole e dal suo approccio al sesso, fulcro del suo storytelling sui social.

La galleria dei suoi disegni è esplicita eppure lascia moltissimo spazio all’immaginazione: pochi fronzoli, linee nette, l’utilizzo di colori che si ripetono (linee nere su sfondo bianco, evidenziazioni in rosso, azzurro e giallo), soggetti non identificabili con un genere – perché uno degli obiettivi è di essere il più inclusiva possibile, tanto nelle rappresentazioni quanto nel linguaggio. E soprattutto Plã non è dogmatica, non impone nulla, al massimo suggerisce e propone come farebbe un’amica che desidera condividere un’idea e un’esperienza che l’ha soddisfatta. Quello che vediamo e leggiamo sono suggestioni, opinioni, consigli, esperienze personali, mai imperativi.

Proprio dall’esperienza su Instagram è nato il libro Jouissance Club – Une cartographie du plaisir, pubblicato in italiano da L’ippocampo Edizioni, col titolo “Club Godo – Una cartografia del piacere”. È un volume di ben 251 pagine che scorrono veloci, non senza sorrisi e addirittura sonore risate: più di una volta infatti sono scoppiata a ridere per il tono dell’autrice, le parole scelte e per la sua candida e schietta sagacia. Ed è proprio a proposito dell’uscita del volume che ci siamo videochiamate (io paradossalmente ero in isolamento fiduciario al rientro dalla Francia, mentre lei era in Italia) e che ho trovato dall’altra parte dello schermo la persona che mi aspettavo e speravo di incontrare.

Com’è stato passare dalla matita alla penna, o forse sarebbe meglio dire dalla tavoletta grafica alla tastiera?
Non è stato facile, perché una cosa è comporre le didascalie sotto le illustrazioni su Instagram, un’altra scrivere un libro. Per me è stato un vero esercizio: decidere come suddividere gli argomenti, come introdurli e soprattutto argomentarli. Volevo scrivere in modo diretto, trasporre il mio modo di parlare e questo è stato strano. Inoltre è stato necessario un lungo lavoro di documentazione per le parti più descrittive.

Come hai riportato nei ringraziamenti, ti sei avvalsa di un supporto.
Ho chiesto aiuto laddove non ero in grado di trovare informazioni esaustive o pertinenti, come per esempio la ricercatrice indipendente Odile Fillod, che ha smentito tutte le informazioni che avevo trovato su internet e si erano rivelate mendaci per la stesura del capitolo “Ciao! Sono il tuo sesso”. Oltre a professioniste e professionisti, ho preso a piene mani dagli scambi che ho costantemente con le persone che mi seguono e supportano. È grazie a loro e per loro che ho scritto questo libro, senza non credo che sarebbe stato possibile. Insieme stiamo provando a raccontare corpi e sessualità diverse per fare una narrazione positiva e inclusiva del sesso.

Secondo te c’è bisogno di fare educazione sessuale? Se sì, che suggerimenti daresti?
Ovviamente consiglierei di leggere il mio libro! Inoltre sia su Instagram che su Youtube ci sono molte persone che fanno educazione sessuale con un approccio gentile e delicato, positivo. Mi sono accorta che i magazine femminili sono ancora troppo prescrittivi, impongono dei diktat per piacere, avere successo, mentre adesso chi si occupa di questi temi sprona a liberarsi.

È davvero così o è solo una percezione? Voglio dire, si sa che sui social – più che altrove – si creano facilmente delle bolle nelle quali seguiamo e siamo seguite/i da persone che la pensano più o meno allo stesso modo.
Innanzitutto sui social ci si può esprimere liberamente, non ci sono vincoli editoriali imposti dall’esterno, come potrebbe accadere con la stampa. Questa libertà è spesso sinonimo di autenticità e ciò viene percepito da chi decide di seguire determinate persone, che diventano influencer in certi ambiti. Se è vero che tali persone non possono influenzare il mondo intero, possono quantomeno fare leva su determinate aziende, che magari si propongono per collaborare: possono dire “Non voglio lavorare con te perché il tuo marketing e la tua comunicazione non sono/sono poco inclusivi”, per esempio. In questo modo si fa pressione sul mercato e anche questo è cambiare lo status quo, a piccoli passi.

Parlare di sesso sui social non è semplice, la censura è sempre dietro l’angolo: che rapporto hai con questo aspetto?
Mi hanno chiuso già due account senza che riuscissi a capire esattamente perché. Le linee guida di IG sono nebulose, sembra che – trattandosi di illustrazioni – io possa pubblicare qualunque cosa e alcune persone con cui ne ho parlato mi hanno detto che probabilmente la chiusura è da imputare a segnalazioni di persone che mi seguono. Non so se sia per colpa di una o più immagini, per via del linguaggio, quindi di alcune parole precise, degli hashtag, fatto sta che doversi ingegnare per ovviare la censura è un po’ triste anche se all’inizio può essere creativo e divertente.

Molte persone che si occupano di femminismo e lo trattano su Instagram mi hanno riferito che hanno notato un drastico calo di visualizzazioni e interazioni in determinati periodi in cui magari nella loro bolla si parlava di temi specifici. In ogni caso trovo la censura davvero frustrante. Si parla sempre del misterioso algoritmo di Instagram ma francamente non si è ancora capito come si comporti e che parametri segua. In ogni caso nel libro non c’è davvero alcuna censura, né verbale né tantomeno relativa ai disegni, anzi, si tratta di un’opera sfacciata, eppure mai offensiva, provocatoria senza autocompiacersi.

Qual è la parte alla quale hai preferito lavorare?
La prima era necessaria per contestualizzare e dare delle coordinate, stabilire un linguaggio comune con chi legge, mentre la seconda è dedicata alla sperimentazione ed è quella che ho preferito, perché mi ha permesso di essere più leggera e giocosa. Mi ha divertito tantissimo proporre delle tecniche e dei giochi sessuali, mi sono proprio sbizzarrita.

Da parte mia posso dirvi che per la prima volta nella vita, leggendo una serie di consigli per rendere l’esperienza sessuale in solitaria o in compagnia più avvincente e appagante, mi sono eccitata. Si tratta di un mix potente: i disegni sono davvero sensuali e il linguaggio immediato, scevro da retorica. Del resto non avrebbe avuto senso imbellettarlo o esasperarlo, le immagini sono espressive nella loro essenzialità e segno e parola si compensano ed esaltano.