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Altro che blasfemia: la Madonna Ferragni parla della nostra contemporaneità

La foto della Ferragni raffigurata come la ‘Madonna con bambino’ di Giovan Battista Salvi non offende la religione o l’arte, ma ragiona sul nostro rapporto con le icone, la fede e il successo

Altro che blasfemia: la Madonna Ferragni parla della nostra contemporaneità

Chiara Ferragni

Foto: Edward Berthelot/Getty Images

Il Codacons denuncia Chiara Ferragni per blasfemia: a noi non interessa entrare nella polemica, anche perché quel tipo di denuncia ormai non fa più notizia e questa volta l’ha fatta solo perché tra Fedez e l’associazione c’è una guerra a episodi in corso. Ricostruiamo la vicenda: Francesco Vezzoli, uno dei più interessanti e noti artisti contemporanei, dirige un numero speciale di Vanity Fair e decide di dedicarlo completamente alle donne. Ecco che, tra una Maria De Filippi come Maria I d’Inghilterra di Antonis Mor, una Emma Bonino come il Gandhi fotografato da Elliot, una barbara D’urso come Jeanne Bécu dipinta da Elisabeth-Louise Vigée Le Brun e molto altro, salta fuori anche una Chiara Ferragni raffigurata come la Madonna con bambino di Giovan Battista Salvi. “Mancanza di rispetto per i cristiani, per l’intero mondo religioso e per l’arte in genere” dice il Codacons. Denunciata.

Abbiamo qualche dubbio sul fatto che “i cristiani, l’intero mondo religioso e l’arte in genere” saranno grati al Codacons per questo, ma ripetiamo che questi non sono affari nostri. Quello che ci interessa è cogliere l’occasione per spiegare il lavoro di uno degli artisti più brillanti in circolazione, al quale dedicheremo ampio spazio nei prossimi giorni con un’intervista che ripercorrerà tutta la sua carriera e la bella mostra che ha appena curato alla Galleria Tommaso Calabro a Milano.

Da sempre la citazione è per Vezzoli occasione per parlare di memoria e di futuro, del segno dell’immagine. Non è però fine a se stessa e anzi nei suoi lavori, che siano video, ricami, stampe, sondaggi su Instagram o qualunque medium abbia scelto di usare, la citazione è per lui capovolgimento. Lo ha fatto con Lady Gaga e con Iva Zanicchi, con Madonna e Franca Valeri: il suo amore per il mondo dei divi d’ogni sorta lo ha portato a offrirci un nuovo punto di vista sulla memoria collettiva, sul glamour che è impatto mediatico e quindi calendario della storia. Spesso abbiamo visto grandi icone con il volto solcato da una lacrima, perché le opere di Vezzoli sono universali (questo è il perimetro dell’arte) e nulla è più universale e duraturo del dolore, che è pelle viva sotto la maschera della celebrità. E questa Madonna con bambino non è la prima, perché Vezzoli nel 2005 ci ha fatto una serie nello spazio di New York del re dei galleristi, Larry Gagosian: Linda Evangelista, Cindy Crawford, Naomi Campbell e Claudia Schiffer erano diventate rispettivamente la Madonna di Sandro Botticelli, di Andrea Mantegna, di Cima da Conegliano, di Giovanni Bellini. Questo accade perché oggi l’artista non ha più il feticcio dell’avanguardia a ogni costo e questo gli consente di poter navigare tra i linguaggi con libertà, di potersi sfogare esorcizzano la morte.

Vezzoli ha un’urgenza viscerale di fare presto e quindi mette tutto insieme. Ci porta al tavolo del pensiero antipasto, primo, secondo dolce e caffè tutti insieme, in un secchio. Ed è nella capacità di unire l’alto e il basso, più che il sacro e il profano, che si manifesta la peculiarità di questo grande artista. E non sto parlando di un mix tra cultura d’élite e cultura popolare, che non esiste più nel linguaggio di Vezzoli, ma tra il pubblico e il privato. Eccola allora Chiara Ferragni portata in un’altra dimensione, lontana dal suo habitat naturale e trasformata in madonna laica. Non perché oggi il marketing è la nuova religione o facilonerie del genere, ma perché la fede è credere in qualcosa che non si vede e che ha una trasposizione figurativa, proprio come i moderni divi. Nessuno li ha mai visti in carne e ossa, ma fanno parte della nostra quotidianità. Non c’è offesa alla religione e men che meno all’arte in questo lavoro, ma solo l’idea di prendere le icone contemporanee per mano e accompagnarle altrove. In un altrove dove ognuno di noi può fluttuare nelle propria solitudine, che alla fine è ciò che resta. Con fare surrealista Vezzoli ha scelto di non somigliare mai a se stesso, ha capito che nello stravolgimento del proprio marchio risiede il segreto per non morire.

Nessuno si senta offeso allora, perché nella Ferragni/Madonna non c’è sacrilegio. C’è invece il mistero, quello di un tempo e un fenomeno che nessuno di noi ha ancora decriptato davvero. A parte Vezzoli, forse.

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