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Quando fu scelta per la parte di Hermione Granger nella saga di Harry Potter, aveva appena 11 anni. Oggi che ne compie 35, Emma Watson è diventata un’attivista dei diritti delle donne e della gender equity. Ma come attrice è riuscita davvero ad andare oltre J. K. Rowling e Hogwarts? Abbiamo provato a rispondere attraverso i suoi ruoli più celebri.
Si può dire che è il peggior film di Alejandro Amenábar? Sì. E, senza timore di sbagliare, anche uno dei peggiori film degli ultimi dieci anni in assoluto. Ethan Hawke è spaesato quanto noi, ma la scommessa persa è quella di Emma: il passaggio come attrice "matura" in questo horror a sfondo religioso, semplicemente, deraglia su tutti i fronti. Il titolo, del resto, non prometteva affatto bene.
Darren Aronofsky è così da sempre: prendere o lasciare. Ma questo detour biblico è senza dubbio uno dei suoi pastiche meno riusciti. Accanto al patriarca Russell Crowe, Watson è Ila, personaggio inventato (nonché futura moglie dell'improbabile Sem di Douglas Booth) assente nel "libro dei libri": anche senza fare i filologi, questo è il primo problema. Il resto è un'accozzaglia di atmosfere (e look) più New Age che Antico Testamento. Hogwarts era più credibile, e abbiamo detto tutto.
Dopo il flop di <em>Regression</em> e prima del boom della <em>Bella e la bestia</em>, un drammone crucco che sul curriculum non sfigura: ma qualcuno se lo ricorda? Il soggetto è "Oscar material": amore e ribellione sullo sfondo del Cile del regime di Pinochet. Ma il risultato è un'epopea più da piccolo che da grande schermo. Emma è Lena, una ragazza tedesca: ci credereste? Meh.
Dal romanzo cult di Dave Eggers, il bravo canadese James Ponsoldt (<em>The Spectacular Now, The End of the Tour</em>) tira fuori un film illustrativo, senza infamia né lode. Emma, ragazzetta di provincia "rapita" dal colosso hi-tech più vero del vero, fa il suo (e non male). Ma si fa inevitabilmente rubare la scena dal comprimario di lusso Tom Hanks. Anche questo è farsi le ossa tra i big dello schermo.
Tra i primi live action Disney c’è questa versione in carne e ossa del cartoon del 1991, tratto dalla fiaba di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Emma è in parte nei panni di Belle, grazie anche all’aggiornamento dell’eroina: alla magia dell’originale qui si aggiunge un twist neo-femminista da cui partirà un trend, vedi <em>Aladdin</em>. Ce n’era bisogno? In ogni caso a rubare la scena (pure a Watson) è il Gaston di Luke Evans. Bene (al botteghino), ma non benissimo.
Nello splendido adattamento gerwigiano del classico di Louisa May Alcott, Emma è Meg, la sorella March che sposa un insegnante squattrinato attirandosi le ire di zia Meryl Streep. E in un ensemble potentissimo, tra mostri sacri e giovani talenti clamorosi, Watson cerca di fare la sua parte (originariamente proposta a un'altra Emma: Stone). Ma nulla può contro Saoirse Ronan e Florence Pugh: è troppo evanescente.
Partito dapprima in sordina e diventato poi un titolo di culto, il film tratto dal romanzo <em>Ragazzo da parete</em> di Stephen Chbosky è uno dei più teneri teen movie degli ultimi anni. Merito di un terzetto di attori più che promettenti: il nerd Logan Lerman; lo sfrontato Ezra Miller; ed Emma, in uno dei suoi ruoli migliori. Cioè quello di Sam, la ragazza dell'ultimo anno con un passato doloroso alle spalle. Una deviazione da Harry Potter preziosa: forse pure l'unica.
L’ossessione della celebrità e della ricchezza secondo Sofia Coppola, tratto da una storia vera. Emma è una club girl, un’aspirante attrice tutta narcisismo "made in Valley" che, insieme alla sua gang di ragazzine e ragazzini fissati con i vip, entra nelle case di gente come Paris Hilton, Lindsay Lohan e Orlando Bloom per derubarli di gioielli, abiti e accessori. E, lontana anni luce Gucci e Vuitton da Hogwarts, Watson funziona più che bene, grazie anche alla regia di miss Coppola. Ma è solo un primo passo oltre il Wizarding World. E non è ancora abbastanza.
“Senza Hermione, Harry non sarebbe sopravvissuto al primo capitolo”, scrivono fan e femministe di tutto il mondo alle manifestazioni. Assolutamente vero: senza il personaggio interpretato da Emma (<em>courtesy of</em> J.K. Rowling) non ci sarebbe stata nessuna saga. E senza Harry Potter non ci sarebbe stata nessuna Emma Watson. L’intelligentissima (e secchionissima) strega nata babbana, BFF del maghetto, ha definito la carriera dell’attrice. E continuerà a farlo finché Emma non proverà di essere un’interprete oltre Hermione. Cosa che non ha fatto, per ora.
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