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Lucio Battisti arriva su Spotify (questa volta per davvero)

Lo annuncia il ‘Corriere della Sera’: il liquidatore nominato dal Tribunale di Milano ha dato il via libera all'incasso dei diritti sul web dei 12 dischi di Battisti-Mogol

Lucio Battisti arriva su Spotify (questa volta per davvero)

Lucio Battisti

Foto: Impress Own/United Archives via Getty Images

Pare che sia la volta buona. Niente La Collina Deli Ciliegi e Io Te Venderei, finalmente i 12 album di Battisti-Mogol arriveranno sulle principali piattaforme di streaming. Questa volta sul serio, non tramite strambi best of caricati illegalmente o compilation di cover e basi karaoke – che su Spotify raccolgono comunque qualcosa come 190mila ascoltatori mensili.

Secondo la ricostruzione del Corriere della Sera, firmata da Mario Gerevini, martedì scorso il liquidatore nominato dal Tribunale di Milano Gaetano Presti ha formalmente annunciato alla SIAE “l’estensione del mandato anche all’incasso dei diritti sul web”. Il che significa che a breve le canzoni più iconiche scritte da Lucio Battisti saranno a portata di smartphone. Un patrimonio enorme, sia culturale che economico: la casa editrice musicale Acqua Azzurra, fondata nel 1969 e oggi in liquidazione, custodisce canzoni che hanno cambiato la cultura pop italiana, un pacchetto che vale circa 14 milioni e che fa guadagnare ogni anno tra gli 800 e i 900mila euro di diritti.

La decisione di Presti arriva dopo una lunga battaglia legale tra i soci della società Acqua Azzurra: Universal (che detiene il 35% del capitale), Mogol (il 9%) e gli eredi Grazia Letizia Veronese e il figlio Luca (il restante 56%), da sempre oppositori a ogni diffusione della musica di Lucio che non fosse tramite supporto fisico. Secondo il Corriere, è probabile che gli eredi siano già al lavoro per una controffensiva legale. Gaetano Presti, però, ha pieni poteri e l’obbligo di salvaguardare il patrimonio della società.

«La cultura popolare e la musica sono nel cuore della cultura del nostro paese e le canzoni che Lucio ha scritto con me in tanti anni meritano di essere ascoltate», aveva detto Mogol a Repubblica all’epoca dell’apparizione “a sorpresa” su Spotify. Da adesso le cose cambieranno. Peccato, però, che nessuno si preoccupi di che fine farà il resto del catalogo di Battisti, soprattutto i “dischi bianchi” scritti con Pasquale Panella. Che non saranno tanto popolari tra i chitarristi da falò, ma rappresentano il suo testamento artistico, e non dovrebbero essere dimenticati.

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