Questa sarà una recensione di Wake Up Dead Man – Knives Out (dal 12 dicembre su Netflix) senza spoiler. Più o meno.
Cominceremo col dirvi che è il terzo film di Rian Johnson nella sua serie di gialli che vede protagonista un investigatore deduttivo alle prese con una serie di archetipi classici del genere. Elencheremo i membri del cast che, come nelle precedenti incursioni del regista in un genere ormai polveroso che lui ha quasi da solo riportato in vita, Cena con delitto (2019) e Glass Onion (2022), è davvero un affare da star. Ci sono due grandi Josh, O’Connor e Brolin. E poi Glenn Close, Andrew Scott, Kerry Washington, Jeffrey Wright, Jeremy Renner, Thomas Haden Church, Mila Kunis, Cailee Spaeny (Priscilla) e Daryl McCormack (Il piacere è tutto mio). E, naturalmente, c’è Daniel Craig, che interpreta ancora Benoit Blanc, il più grande detective del mondo, o almeno un detective che si collocherebbe ai primi posti nella classifica dei 10 migliori detective, nei panni di un dandy degli Stati Uniti del Sud amante di Sondheim con un gusto impeccabile in fatto di abiti a tre pezzi.
Potremmo menzionare di sfuggita che è finanziato da Netflix e che la loro continua distribuzione della serie di Johnson quasi compensa il fatto che ci propinano continuamente “contenuti” come Red Notice e The Electric State con una regolarità paralizzante. E notiamo che dura 144 minuti, compresi i titoli di coda.
Quello che non faremo è rivelare i responsabili di tutti i crimini commessi in questo poliziesco vecchio stile, ma d’altra parte chi è stato è solitamente la parte meno interessante di qualsiasi vero giallo. Non è necessario aver letto due volte tutti i romanzi di Agatha Christie, possedere una lente d’ingrandimento esageratamente grande e un cappello da cacciatore, o essere un regista in grado di trasformare in oro cliché secolari, false piste e i codici più banali della narrativa pulp, per riconoscere che ciò che conta in questi casi è sempre il viaggio, non la destinazione. Forse non ricordate chi ha ucciso Roger Ackroyd o se il colonnello Mustard è stato assassinato nella sala da biliardo con una spranga. Ma quasi certamente ricordate il senso di coinvolgimento che avete provato quando siete stati nelle mani di qualcuno che capisce veramente il gioco del dare e avere, in questa modalità di racconto. Ci sono sempre due persone che risolvono l’enigma centrale di un giallo: il detective professionista sulla pagina o sullo schermo e il lettore/spettatore che filtra gli indizi insieme a lui o lei.
Johnson era un fan di Agatha Christie & Co. molto prima di iniziare a costruire trame intricate e ricche di colpi di scena attorno all’elegante investigatore privato Craig, e la sua erudizione su questi racconti di mistero e fantasia è pari solo al suo affetto per essi. Prima della prima di Wake Up Dead Man al Toronto Film Festival, ha ricordato che i film precedenti rientravano nelle categorie ormai consolidate dell’omicidio nella tenuta di famiglia e del giallo ambientato in vacanza. Il capitolo numero 3 appartiene a un sottogenere più profondo all’interno del canone: il giallo ambientato in una chiesa. Ha anche citato G.K. Chesterton, Edgar Allen Poe e Le tre bare di John Dickson Carr, un classico del genere “enigma nella camera chiusa”; un’edizione tascabile con le orecchie di quel libro gioca infatti un ruolo chiave. Johnson lascia quindi alcuni indizi su ciò che sta trasmettendo qui, in termini di influenze, stili e motivazioni di più ampio respiro. Il gioco è iniziato.
C’era una volta padre Jud Duplenticy (O’Connor, che ancora una volta ti convince di essere uno degli attori più interessanti in circolazione oggi), che faceva il pugile. Un incidente lo ha portato al sacerdozio, ma le vecchie abitudini, come quella di prendere a pugni gli stronzi, sono dure a morire. Così il suo superiore (Wright) trasferisce quest’uomo di chiesa in una parrocchia nella pittoresca cittadina di Chimney Rock. La sua nuova casa è la Lady of Perpetual Fortitude, una chiesa governata con pugno di ferro da monsignor Jefferson Wicks (Brolin). Quest’ultimo non è entusiasta di avere un altro ecclesiastico al suo fianco, ma ciò non gli impedisce di prendersi cura del suo gregge. I sermoni di Wicks tendono all’estremo, del tipo “fuoco e zolfo” e “la vendetta è mia”. Il suo aspetto potrebbe essere descritto come quello di Gesù con una mascella più pronunciata. Qualsiasi somiglianza con i megalomani della vita reale che occupano posizioni di potere è tutt’altro che casuale.

Josh O’Connor e Daniel Craig alias il reverendo Jud Duplenticy e il detective Benoit Blanc. Foto: Netflix
Per farla breve, Wicks si ritrova ad entrare nel regno dei cieli prima del previsto. I sospetti, naturalmente, sono molti e includono un autore di fantascienza sostenitore del MAGA (Scott), un medico dal cuore spezzato (Renner), un’avvocata rancorosa (Washington), un influencer politicamente ambizioso (McCormack), una violoncellista (Spaeny) bisognosa di un miracolo, il giardiniere della parrocchia (Church) e la donna più devota (Close) della città. Oh, e Duplenticy, ovviamente. In realtà, lui è il candidato più ovvio per essere il colpevole dell’omicidio del Venerdì Santo, dato il suo passato burrascoso, i suoi problemi di rabbia e il fatto che è stato ripreso mentre minacciava Wicks. E qui entra in scena Benoit Blanc.
Nonostante un breve scorcio sul nostro Blanc all’inizio, intento a leggere una lettera che descrive nei dettagli dove e come è stato commesso il delitto e diverse teorie intriganti sul possibile movente, il geniale investigatore di Craig non entra davvero in scena fino a quasi un’ora dopo l’inizio di Wake Up Dead Man. Poi procede a recuperare il tempo perduto con una buona dose di recitazione sopra le righe, offrendo agli spettatori 10 cc del mix brevettato del personaggio, che è un incrocio tra Hercule Poirot, il tenente Colombo, Jessica Fletcher e Foghorn Leghorn. Il divertimento evidente che l’attore prova sullo schermo è contagioso, e anche se non stesse recitando in contrapposizione ad altri personaggi più iconici (senza fare nomi), l’aspetto “tutto è permesso” della sua collaborazione con Johnson si adatta ai punti di forza dell’attore come gli abiti su misura del detective. Craig continua a recitare entro i parametri del genere, ma il colore che conferisce a Blanc rimane una parte fondamentale del motivo per cui questi film funzionano così bene.

Kerry Washington e Glenn Close in una scena del film. Foto: Netflix
Sembra che tutti si stiano divertendo un mondo, e il regista sa come portare sia il cast che ha messo insieme sia la sua congregazione di fan di Knives Out – chiamateci Blanc-heads – in chiesa, in senso letterale e figurato (tutto il cast è perfetto, ma noi mettiamo al primo posto O’Connor e Close a pari merito). Johnson sa anche come far risuonare un sermone sullo sfondo silenzioso del suo giallo, e a differenza di Glass Onion, che a volte cadeva vittima di messaggi un po’ troppo espliciti sui ricchi e famosi, Wake Up Dead Man gioca più sul sicuro.
Eppure, si potrebbe notare che Wicks è un leader di una setta a tutti gli effetti. Non fa esattamente appello al lato buono delle persone e tratta il suo desiderio di imporre un programma pericolosamente reazionario come se gli fosse stato dato un mandato da Dio. Come molti degli indizi rivelatori che aiuteranno Blanc a risolvere il caso, la somiglianza con qualcuno di molto reale è nascosta in bella vista. E anche se questo è concepito come un film di puro intrattenimento, c’è il sospetto che, alla fine dei conti, i creatori di questa scatenata rivisitazione del giallo religioso vorrebbero che gli spettatori capissero come funzionano certi tipi di manipolazione e si svegliassero, cazzo!













