Richie Hawtin: «Nei club non deve esserci spazio per i telefoni» | Rolling Stone Italia
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Richie Hawtin: «Nei club non deve esserci spazio per i telefoni»

Il dj e producer arriva a Milano per City Echoes per presentare il nuovo show ‘DEX EFX X0X’. È stata l'occasione per parlare di com’è cambiato il dancefloor, che dovrebbe essere «un luogo sacro», e di Berlino (da cui è fuggito)

Richie Hawtin: «Nei club non deve esserci spazio per i telefoni»

Richie Hawtin

Foto: Joey Cultice

Mr. Hawtin si collega in videocall con dietro uno sfondo che sembra uno di quelli di default. Quelli tipo bellissimi con un giardino da sogno o una spiaggia caraibica: nel suo caso, una stanza bianca, luminosissima. Decisamente troppo soleggiata per essere Berlino a novembre. Scatoloni qua e là tradiscono in qualche modo un trasloco, per cui alla fine glielo chiedo. «Sono a casa, in un ufficio improvvisato perché stiamo ancora facendo dei lavori, dato che ora vivo a Lisbona», risponde con la consueta gentilezza alla mia curiosità da ficcanaso. «Ci siamo trasferiti qui un anno fa da Berlino. Sto cambiando un po’ di cose nella mia vita».

Una in particolare riguarda DEX EFX X0X, il suo show live presentato in anteprima al Movement di Detroit nel 2024 e che ora sta facendo il giro del mondo, ma con la calma che si conviene a un artista cinquantenne che onestamente di aerei ne ha presi parecchi nella sua vita e magari ora si vuole godere un pochino di sole portoghese. Non si ferma mai, comunque: sabato 22 novembre, lo show che si basa sulla sua serie di compilation Decks, EFX & 909 del periodo 1995-2005 ma che utilizza «tutti gli strumenti di performance disponibili oggi» arriverà per la prima volta in Italia, all’Alcatraz di Milano, portato da Polifonic nel contesto della Milan Music Week. Sarà prima di tutto un’occasione per godersi uno show che, dice il suo creatore, «vuole riportare al centro il suono e non i visual». E che anzi, è molto più buio di quelli a cui siamo abituati. Così, se tiri fuori il cellulare, sappi che starai disturbando gli altri. Ed è proprio questo che Richie vuole: meno cellulari sul dancefloor. E come dargli torto.

Oh, wow. Sembra che tutti si stiano trasferendo a Lisbona in questo momento.
Penso che sia uno dei posti di tendenza. Alcune persone stanno iniziando a trasferirsi ad Atene, ma c’è sicuramente un po’ di esodo da Berlino.

Ma pensi che abbia una correlazione con lo stato di polizia che stiamo vedendo a Berlino?
Beh, sai, credo ancora che Berlino sia una delle città più speciali del pianeta. Penso che abbia un’incredibile diversità e un’incredibile abbondanza di vita notturna e cultura, e non conosco un’altra città del genere al mondo. Ma è cambiata. Credo ci sia un atteggiamento un po’ diverso, una specie di cambio generazionale in questo momento. Ci sono ancora molti giovani che vanno a Berlino per la loro prima esperienza in un club, alcuni della mia generazione che si sono trasferiti lì negli anni 2000 vogliano anche vedere cos’altro c’è nel mondo.

Parlando dello show, è la prima e unica volta in Italia per questo spettacolo specifico?
Sì, lo è. Questa è la prima volta che portiamo DEX FX X0X in Italia. Negli ultimi 20 anni ho fatto molti esperimenti su come portare la cultura dei club su un main stage. Nel tempo ci sono state esperienze diverse. Quando ho fatto cose come il live show di Plastikman, tra il 2008 e il 2010 era uno spettacolo molto visivo, con me in una gabbia. Stavo esplorando la sincronicità tra visual dei concerti e musica techno. Questo show è un po’ l’opposto. Ora viviamo in una società che è eccessivamente visiva. Guardiamo gli schermi continuamente, tutti cercano di catturare la nostra attenzione visivamente, tanto che in realtà non ascoltiamo nemmeno più come una volta. Il DEX FX X0X è ancora un’esperienza da concerto, ci sono io sul palco, in un ambiente molto più cupo. È uno spettacolo che parla di ombre e luci; sto cercando di riportare l’attenzione sul suono.

Mi sembra inattaccabile.
Sto cercando di far sentire il suono come in un club e non tanto come un concerto, pur essendo ancora presentato come un concerto. Sono molto consapevole che le persone sono attratte dalla musica molto di più che dai visual. E io sto cercando di riportare più oscurità, di creare una situazione in cui le persone inizino a perdere il mezzo visivo e magari inizino a dedicare più tempo a concentrarsi sulla parte dell’esperienza sonora.

Oltretutto, specialmente agli inizi del movimento rave, le persone non fissavano nemmeno il dj.
Esatto. Nel migliore dei casi il dj era un’ombra nell’angolo. Non so se torneremo mai completamente a quei giorni, perché il dj è una rock star ed è centrale nell’esperienza per molte persone. Ma penso che sia positivo cercare di ricordare alle persone che il dj in realtà non è la star. Il dj è il canale di tutte queste diverse musiche, tracce e produttori. È una sorta di rappresentante dei produttori che è lì per portare nuova musica alle persone sulla pista da ballo. DEX lo sta concretizzando, lasciandomi in ombra. In realtà, una delle uniche cose che si vedono sullo schermo sono i nomi delle tracce che stanno per arrivare, per evidenziare il fatto che un dj è bravo solo quanto la musica che sta suonando.

Sì, in modo che tu non debba prendere il telefono e shazammare.
Sì, esattamente. Spero che sia troppo buio per guardare il telefono. Sento che alcuni della generazione più giovane si stanno rendendo conto che la pista da ballo è un luogo sacro e che i telefoni lì non ci stanno bene. Ci separano solo ulteriormente e non ci permettono di avere questa sensazione comunitaria con tutti quelli che ci circondano. Questo è qualcosa che penso ci manchi. La pista da ballo è uno spazio sicuro, un luogo dove esprimersi, perdersi nella musica, e avere ricordi impressi unicamente nel tuo cervello, o condivisi con le persone intorno a te. Quando stai guardando il live attraverso il tuo schermo, e puntando le luci negli occhi delle persone, perdi tutto questo.

Richie Hawtin: DEX EFX X0X - Sónar 2024 - ARTE Concert

Ma c’è stato un tempo in cui credevamo nel telefono per aumentare l’esperienza. Ad esempio nel 2019 hai lanciato una tua app chiamata Closer.
Sì, Closer era stata concepita per poter guardare un concerto da diverse angolazioni, ma si trattava più di poter guardare uno spettacolo senza essere lì. A essere onesti, negli spettacoli di Plastikman del 2010 c’era un momento in cui usavi il telefono per ottenere informazioni e manipolare alcune delle mie macchine. Ho esplorato un punto dove il telefono aveva ancora un potenziale non dannoso. Ma negli ultimi dieci anni devo dire – e sarò molto onesto – che non penso che abbia un posto sulla pista da ballo.

Sì, eravamo molto più ottimisti 10 anni fa riguardo ai telefoni.
Dieci anni fa i telefoni non avevano ancora invaso le nostre vite nella misura in cui lo fanno ora. Tutto ciò che facciamo, che si tratti di comprare un biglietto, chiamare i nostri amici, scorrere i social media, mandare un’email, controllare il conto in banca, tutto è con il telefono. La club culture, il perdersi su una pista da ballo, riguardava l’allontanarsi dalla tua realtà normale per trovare questa realtà alternativa, esprimersi in modo diverso, o dimenticare la realtà e semplicemente fare un’esperienza che riducesse lo stress, dove incontravi nuovi amici, un nuovo amore. Quindi penso che ora che la tecnologia è così pervasiva nella nostra vita quotidiana, sia ancora più importante che la pista da ballo diventi un po’ meno guidata dalla tecnologia. E specialmente se è vero che i nostri telefoni stanno ascoltando quello che diciamo, li sfido a provare ad ascoltarci quando ci sono 120 decibel là fuori. È l’unico posto in cui possiamo davvero non essere ascoltati (ride).

L’intero spettacolo è basato sulla tua serie di compilation dei primi anni 2000, DEX FX & 909, ma non ci sono 909 (drum machine della Roland, nda) fisiche. È completamente digitale, giusto?
Non c’è una 909 fisica, ma DEX FX & 909 ha creato il prototipo per il modo in cui suono come dj, che è sempre stato incentrato su musiche, piatti (decks), effetti, delay, riverberi e suoni di batteria 909. Questo è ancora lì, ma in una forma diversa e digitalizzata, quindi ha continuità con quel concetto originale. E questo è anche il motivo per cui lo chiamo X0X, è molto da “smanettone” perché sono sempre stato un amante degli strumenti Roland, che sono tutti chiamati con numeri diversi: 101, 202, 303, 909. Alcuni di quei numeri sono suoni di batteria, alcuni sono suoni di sintetizzatore. Quindi nella nuova versione di X0X ho entrambi: sintetizzatori e suoni di batteria che si sovrappongono e aumentano la musica che sto suonando. Si basa sulla mia consuetudine di voler distorcere e piegare la musica il più possibile. Come lo faccio? Sono lì per creare questo spazio immaginario. Un luogo dove le persone si uniscono su questa pista da ballo e sentono suoni e canzoni che in qualche modo riconoscono, ma non è esattamente come suona normalmente quando lo ascoltano su Spotify a casa o da un altro dj. È questa speciale atmosfera-Hawtin che sto cercando di creare. Non voglio replicare la vita normale; non voglio replicare l’ascolto di quella traccia techno su una playlist di Spotify. Voglio creare qualcosa che sia unico e disponibile solo nella nostra immaginazione, mentre siamo insieme per quell’una o due ore.

E a proposito del tuo lato smanettone, immagino tu stia suonando con il tuo mixer Model One.
Sì, il Model One. Ci sono un sacco di script personalizzati in esecuzione in modo da poter programmare la batteria e avere probabilità per renderla più interessante. Il mixer Model One è ancora il cuore e il fulcro del mio modo di suonare, perché quel mixer e il modo in cui ho più canali attivi creano anche un suono unico, caldo e molto speciale che fa parte del mio stile.

Questo lato è sempre stato parte della tua natura, come l’imprenditore, oltre alla musica.
Sì. La mia fascinazione per la musica elettronica e la cultura del djing riguarda il nostro uso della tecnologia e come diversi tipi di tecnologia sblocchino diverse idee creative. Con certi mixer o sintetizzatori, che abbiano quadranti o manopole o fader, interagiamo in modi diversi. Girare un filtro su e giù suona diverso. Si sente diverso. A volte, quando non riesci a trovare un pezzo di tecnologia che funziona nel modo in cui immagineresti, allora cerchi di crearlo. Lo spirito creativo è lo stesso, sia che io stia creando musica in studio, sia che stia facendo un dj set, sia che mi venga un’idea per un pezzo hardware come un mixer per dj o uno script speciale. Questi sono solo modi diversi per esplorare come creatività e tecnologia interagiscono.

Questo è un po’ un atteggiamento punk, il fai da te, il DIY.
Sì, penso che provenga proprio da dove sono nato. Sono cresciuto guardando mio padre smontare registratori a bobina e costruire cose con schede a circuito. Una delle cose che ho sempre amato della musica elettronica è che, sebbene ora ci siano molti tutorial su YouTube, per me è sempre stato eccitante il fatto che non ci fossero risorse e che dovessimo capirle da soli.

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