Continuo a pensare che Giorgia dovrebbe avere una squadra. Per sanare gli sbagli dei giudici, sto pensando di incatenarmi all’Allianz Cloud finché non mi ridanno MilleAlice. Tra le migliori prove della serata, viene eliminata per una valutazione strategica demenziale e miope. I Plastic Haze, invece, pagano i capelli bianchi. In un paese gerontofilo, si son trovati davanti l’unico giudice, anzi l’unico essere umano con passaporto italiano, che punta sui giovani.
Alfredo Fiore esce per uno che dovrebbe fare la pubblicità di un dentifricio, altro che X Factor. Ridatemeli entro giovedì, e nessuno si farà male. Mi offro come quinto giudice. Se non c’è spazio lì, possono stare a casa mia. Cantano via Zoom.
Delia Buglisi
10
Bizet, la Carmen in siciliano. A X Factor. E lei quasi si giustifica con una dichiarazione d’amore, di guerra, di coraggio: “quella sono”. In questa ragazza è come se Carmen Consoli e Janis Joplin si picchiassero e amassero contemporaneamente. E selvaggiamente. Il suo talento ha qualcosa di divino, di sfacciatamente naturale, lo capisci quando suona con una mano e con l’altra aizza il pubblico, suona l’aria, su un pezzo difficilissimo. Come quei calciatori che fanno con irriverente facilità quello che agli altri costa anni di allenamento. L’unica vera artista di questa edizione.
Mayu Lucisano
9,5
What about Mayu? Se Delia Buglisi è l’unica vera artista, lei è la performer più (in)credibile. Probabilmente a volte ti lascia freddo, ma quando prende il pezzo, ha ragione Achille Lauro, sembra suo. E se fai alzare dalla sedia per una standing ovation i tre che vorrebbero tu fossi altrove perché stai per rubargli il sogno della vita, riesci in un miracolo. Come Maradona applaudito dagli avversari. Deve trovare una sua identità, perché quando sei così brava, paradossalmente, devi diventare qualcosa in fretta se non vuoi diventare calligrafica. E qui potrebbe aiutarla, tanto, proprio Giorgia.
Piercesare Fagioli
9,5
Come Mayu, ma al maschile. E questo Zarrillo – certi cantanti e certe cover servono a ricordarci che alcuni cantautori li abbiamo sottovalutati, mannaggia all’elefante e la farfalla – non è la cosa migliore che ci ha fatto sentire. Ma se frigniamo pure in questo caso, allora è tutto merito suo. Ha ragione Paola, potrebbe vincere. Pur essendo emotivo, quando canta sembra inscalfibile. E in Gabbani ha un giudice solido che non farà danni ma anzi saprà aiutarlo a crescere.
Alice Mascritti
9

Foto: Virginia Bettoja
Incomprensibile, quando si tratta di fare le squadre, Paola Iezzi almeno una (l’anno scorso pure due) deve topparla alla grande. Con la sua Ti voglio – sì, ti voglio MilleAlice, ovunque: Sanremo, Festivalbar, premio Tenco, sagra delle cerase, Coachella, Glastonbury, giriamo il mondo in 80 concerti insieme – si mette dentro Vanoni, Elodie e Ditonellapiaga e le porta a spasso con sensualità, un controllo della vocalità totale e modulato su vari registri – compreso quello ironico – e non ha alcun senso che non sia ai live. Ha tutto: il talento, la voce, la presenza scenica, tutto. Paola, vattene a bailar, va.
Roberta Scandurra
8,5
Pezzo difficile Heads Will Roll, quasi impossibile. Ma te lo dimentichi quando comincia: lo fa senza sbavature, non lo snatura eppure lo porta a sé e anche la cosa più melodica che ha cantato qui diventa pop punk. Sembra una ragazzina spaurita quando non canta, una cantante dall’esperienza decennale quando lo fa. Ha molte cose che gli altri non hanno: un’identità fortissima, una tecnica sicura e completa, un’idea di musica precisa ma non ideologica.
Plastic Haze
8,5

Foto: Virginia Bettoja
Pagano l’età, ma se fossero arrivati ai live sarebbero stati la classica band che faceva legna alla grande e con lacrime, sangue, sudore e rock sarebbe arrivata in finale. Sono capitati con il giudice sbagliato, uno che pensa a vincere più che alla musica. Loro erano all’occasione di una carriera che evidentemente non è stata generosa come meritavano. Ce l’avrebbero messa tutta e ci saremmo divertiti parecchio. Mi mancherete, maledetti.
Alessandro Tomasi
8
Come sceglie le canzoni lui, pochissimi. Nessuno vuole essere Robin di Cesare Cremonini è un capolavoro. E ti dici però che quel carico di consapevolezza che ci vuole anche solo a pensarla questa canzone, a partire dal titolo geniale, come fa ad averla uno che è più di un bambino? Ha già vissuto 60 anni in quel corpo magro e nervoso. Non c’è altra spiegazione, la canta con una pienezza formate e di contenuto devastante. Nel senso buono. Quindi la spiegazione è una sola: Benjamin Button esiste. Ed è lui.
Giorgio Campagnoli
7,5
Ho un dubbio, che il voto sia così alto perché amo il pezzo che ha scelto: Pastello bianco dei Pinguini Tattici Nucleari. Pinguini che io venero, sappiatelo, ero all’ultimo concerto all’Olimpico e l’ho urlata così a lungo che una ragazzina si è girata sorridendomi e dicendomi “nonno, anche meno”. Durante un’altra ho ballato e saltato così tanto, pur con un infortunio al menisco e la capacità di danzare di Teo Mammuccari a Ballando con le stelle, che con un braccio mosso sconsideratamente ho provocato un trauma cranico a mia moglie. Tornando a Giorgio, non parte sul ritornello, ma è il suo stile. E ci vuole coraggio e bravura per comunicare quell’emozione prendendo la strada più lunga. Poi lui mi piace, sa non concedere nulla allo spettacolo, alla paraculaggine televisiva, e a prendersi il palco lo stesso.
Jake La Furia
7,5
Il migliore tra i giudici ieri sera. Per le scelte decise e giuste, per le battute, anche per la generosità con cui commenta i colleghi. Come sempre capisce più di musica di quello che vuole far credere – basta vedere i pezzi che canticchia per capirlo –, ma sa affidarsi all’istinto. Ha la squadra più equilibrata (per tenere Delia e Alessandro, bei rischi, ma calcolati, si tiene la sicurezza Amanda invece della scommessa Vicky). Non so se ha la migliore, perché come spesso accade gli danno in sorte i finalisti più deboli. Ma non è detto che gli underdog per uno come lui non siano la scelta migliore.
Gabriele Bernabò
7
Diavolo di un Androgynus, ma perché ci hai messo così tanto a tirar fuori il tuo te. Battiato, con violino e cinghiale bianco, è il tuo. Anche qua hai l’impressione che fare entrambe le cose – cantare e suonare (questa volta divinamente) – sembri insostenibile per lui, ma in realtà è una percezione dovuta all’altissima qualità della performance allo strumento. Va detto che uno così lo devi sentire per venti minuti, il format del pezzo tagliato (e rimontato da altri) per lui è stato più penalizzante che per altri. Sono andato a sentirmelo e fuori da X Factor è decisamente meglio. Sì, l’ho fatto su suo stesso suggerimento, è decisamente migliore e più sportivo delle sue fan stalker. Davvero un artista molto dotato. In tutti i sensi.
Amanda Bottini
6,5
La amo. Però, però. Se vuoi fare Everybody’s Changing devi spettinarti molto di più. Una scelta al limite dell’autosabotaggio e infatti probabilmente entra per il rotto della cuffia. “Mi hai fatto un po’ incazzare”, quello che gli ha detto Jake, è la recensione migliore della serata. Detto questo, si sporchi un po’, che a X Factor le soliste hanno vita difficile, finiscono per assomigliarsi tutte se non prendono a morsi il talent.
Valerio Viscardi
6
Belli i balletti, bella la scelta di vestirsi sobriamente, bella pure la scelta del pezzo più difficile (per lui) di Mary J. Blige, Family Affair. Bravo è bravo, ma non mi fido. Sa di essere un virtuoso e se la sta giocando creando un personaggio, del simpatico di talento e ha usato le last call per dire a tutti che non è solo “soul”. La porta a casa perché è un professionista, ma è stato fondamentalmente freddo. Non è mai riuscito a entusiasmarmi, solo a intrattenermi. E poi ormai lo vedrò e penserò che Alice, la mia Alice, non andrà ai Live pure per colpa sua. Aliceeeeeeeeeee. Ah no, quella era Adriana.
Francesca Dinale
5,5
La concorrente che si sgonfia, ormai dopo tanti X Factor le riconosciamo. Iniziano alla grande, poi non reggono la tensione e forse neanche fisicamente. Non sono abituate a tenere alta la concentrazione, l’adrenalina per settimane. Fa pure bene La Rappresentante di Lista, ma non abbastanza da essere una delle tre. Quel tanto da farti dire “peccato”, ma a bassa voce e un po’ per cortesia, perché meritava di arrivare fin qua, ma non oltre.
Pagoda Universe e Nelav
5
Hanno anche qualche buona idea i Pagoda, tipo questa Fuori dal tunnel dark demoniac, ben arrangiata vocalmente e musicalmente. Però non gli credi mai abbastanza, è la classica band in cui dovresti salvarne un paio e mandarne a casa un altro paio e poi fonderla con un’altra band. I Nelav, per dire, che invece sbagliano arrangiamento e vocalmente – peccato perché lui è bravo, anche se è sempre a un passo dal frontman adolescenziale rock dell’occupazione del Tasso – e tradiscono sul più bello. Però questo doppio 5 ci ricorda che qualche regola va cambiata (e non in peggio, si è sentita tanto la mancanza degli home visit). Una di queste potrebbe essere appunto che arrivati alla last call alcuni possono “unirsi”, mischiare le carte, unire forze e fragilità. Pensate, che so a una girl band con Vittoria Sofia, Francesca Dinale, Sakina Sanogoh e Vicky J. Della Peruta. Altro che Spice Girls.
Vicky J. Della Peruta
5
Se fai Miley Cyrus che fa la pole dance, allora falla tutta e vai di palla gigante come in Wrecking Ball. Detto questo quel guanto tolto con nonchalance con un morso ancora mi turba, mentre la posa plastica e sensuale finale sembrava più un ictus. Poteva rischiarsela in una delle tre performance e provare a sembrare (anche) altro. La popstar latino-partenopea dalla canna superinternazionale affascina – non ricordo qualcosa di simile prima da queste parti -, ma sembra saper fare solo questo. E soprattutto quasi in un modo esteticamente caricaturale. La gonna da collegiale corta, il body attillato, la malta viola al posto del rossetto, tutto bellissimo, ma sembra quasi un fumetto. O una ballerina uscita dal video di Despacito. Sento che ci mancherà, ma se fosse passata ce ne saremmo pentiti. Sì, lo so, mi sono capito da solo.
Sakina Sanogoh
5
Dopo aver tendenzialmente sbagliato un po’ il primo pezzo, parecchio il secondo, azzecca il terzo. Ma non basta, dimostra così di essere adatta a un solo genere, con il quale peraltro non spacca, pur essendo formalmente quasi perfetta. Look da 10, ma ti rimane poco di quello che fa. E del come.
Michelle Lufo
4,5
Continuo a non capirla. A partire da l’autotune, tutti parlano di una chiara idea musicale, addirittura Paola della sua Fai rumore parla di un’interpretazione “superinteressante”. Difficile essere d’accordo, il pezzo di Diodato, dopo l’Arena di Verona vuota durante il lockdown, deve riempire il cuore e l’anima di tutti. Lei invece lo devitalizza, come un dente che fa male, facendolo diventare “sintetico”. Ci casca pure Jake, pazzesco.
Abat-Jour
4,5
Sono una band normale. Sanno suonare bene, il cantante pur avendo un solo registro e una sola tonalità, sa cantare. Ma nulla è giusto. Né l’atteggiamento strafottente, che non sanno neanche recitare bene, né il sound che è bidimensionale. Se gli altri gruppi in una cantina, in una scuola occupata, in un concerto di provincia potrei applaudirli, loro faccio fatica a capire dove li vedrei volentieri. Oltre che fuori da X Factor, si intende.
Achille Lauro
4

Foto: Virginia Bettoja
Vincerà e dovrò rimangiarmi tutto. Ma fa una squadra stitica. Se l’eliminazione dell’acerbo Di Fiore per colpa del “falsetto bastardo” era sacrosanta, quella di Fiore (Alfredo) è tutta sbagliata. Artisticamente ma pure emotivamente perché prima lo chiama maestro, poi quando il ragazzo si sbaglia ad alzarsi dalla sedia gli dice che gli è preso un colpo” e poi però lo manda via. Tra Layana Oriol e Vittoria Sofia Donda (due prove da 6 o 6,5) probabilmente sceglie quella sbagliata – talento simile, ma la prima è davvero troppo “bloccata”, la seconda non ha spaccato, ma ha comunque fatto bene i Pixies – per tenersi Damiano Caddeo (4, il suo Brunori Sas è irritante, poi per fare la cover di Per due che come noi devi aver vinto almeno un Grammy, lo so sono sempre più d’accordo con Gabbani, che paura) manda a casa appunto (di fatto) Alfredo Fiore (che riscrivendo Post Malone fa un passetto indietro, ma meritava di passare, era comunque da 7). E poi non contento il già sbagliato x pass dato ai Copper Jitters lo conferma portandoli ai live dopo una performance imbarazzante, facendo fuori i Plastic Haze. Vincerà, perché quelli come lui – lo dice con la battuta “tanto Paola non vinci” – hanno l’istinto animale per prendersi con buone o cattive i trofei. Però la musica è altra cosa.
Kokomò
4
Questo è il classico cattivo voto che dai temendo di aver preso una cantonata. Ma mentre senti Bitter Sweet Symphony cantata, suonata, distorta da loro pensi che se fossi in una cantina di Barcellona compreresti pure un loro cd, ma qui appena annuisci soddisfatto, ti delude una delle tante scelte di rottura che mettono in fila in eccessiva quantità. Hanno ragione, eliminando loro, si è eliminato un pezzo di musica che non è rappresentato mai in questo talent. Però per essere alfieri unici di un genere, devi avere le spalle più larghe.
Pietro Cardoni
3
Sono solo canzonette, cantata come una canzonetta. Eddai. Le basi, Mazzoli. Bennato è il re dei cantautori punk, se esiste la categoria, quella è la sua. E tu che fai, la svuoti di ogni significato, la fai come al teatrino. Ha ragione Jake, è posticcio dall’inizio alla fine. Ha provato a fregarci in tre modi diversi e non ci è mai riuscito, con e senza chitarra.
Diego Colombo
2
Amico mio, hai i capelli e il nome di D10S. Sono naturalmente incline a volerti bene, a darti voti alti. Ma tu prendi un capolavoro come Anima fragile, lo sbagli sui toni bassi, lo stecchi su quelli alti (che peraltro avevi dimostrato di domare finora) e soprattutto non capisci che per affrontarlo devi essere Vasco Rossi o un attore come Elio Germano, che ogni volta che rivedo La nostra vita di Daniele Luchetti nella scena in cui la canta al funerale della moglie piango tutte le mie lacrime e pure quelle di mia moglie e dei vicini di casa. Quel pezzo è dolore, amore, passione, abisso e cielo. Se la fai, non basta farsi uscire qualche lacrima. Devono rianimarti, come minimo.
Tommaso Vulpio
1
Non sei un fenomeno e canti Elisa. A naso, non sei sveglissimo. E fa peggio che sbagliarla, la rende inoffensiva e innocua. Va detto che per il sottoscritto, il buon Tommaso ha fatto almeno un passaggio di turno di troppo. Più simpatico che bravo. Non ha carisma, ha una voce normale, non sa stare in scena. E si lamenta pure che Jake gli ha fatto sudare la sedia, Jake. David Dunning e Justin Kruger, avete sempre ragione.













