La Corte Suprema degli Stati Uniti sta discutendo sulla conversion therapy, e non è una buona notizia | Rolling Stone Italia
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La Corte Suprema degli Stati Uniti sta discutendo sulla conversion therapy, e non è una buona notizia

E nonostante la comunità scientifica l'abbia da tempo definita inutile e dannosa. Sta succedendo a partire dal Colorado, e tutto ha a che fare con la fede religiosa

(da USA) conversion therapy

Una dimostrazione contro la conversion therapy davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti, il 7 ottobre 2025

Foto: Andrew Caballero-Reynold/AFP/Getty Images

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Le leggi che vietano le terapie di conversione per i minori in oltre 20 Stati federali americani sono sotto minaccia, a causa di un caso davanti alla Corte Suprema che mette in discussione la legislazione del Colorado contro questa pratica sulla base della libertà di espressione. Il 7 ottobre, la Corte Suprema ha ascoltato le arringhe orali nel caso Chiles v. Salazar, in cui Kaley Chiles, una terapeuta autorizzata del Colorado, di fede cristiana, sostiene che la legge statale del 2019 che proibisce la terapia di conversione per i minori violi i suoi diritti garantiti dal Primo Emendamento. Si tratta della prima volta che un caso legato alle terapie di conversione — una pratica screditata che tenta di modificare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di una persona — arriva davanti alla Corte Suprema.

Chiles ha intentato causa nel 2022, sostenendo che lo Stato le impedisse di lavorare con pazienti che desiderano vivere una vita «coerente con la propria fede» — cioè individui LGBTQ+ che cercano una terapia per diventare eterosessuali o cisgender. È rappresentata dall’Alliance Defending Freedom, un’organizzazione anti-LGBTQ+ che il Southern Poverty Law Center ha classificato come gruppo d’odio.

Nel frattempo, lo Stato del Colorado — rappresentato da Patty Salazar, direttrice esecutiva del Colorado Department of Regulatory Agencies — sostiene che l’obiettivo della sua legge sia quello di regolamentare i terapeuti autorizzati vietando una pratica che è stata scientificamente screditata e associata a gravi danni. La legge del Colorado prevede un’esenzione religiosa per i terapeuti non autorizzati «impegnati nella pratica del ministero religioso».

Nel corso di un’udienza di 90 minuti, i rappresentanti di Chiles hanno sostenuto che la legge del Colorado lede la sua libertà di espressione, mentre l’avvocato dello Stato del Colorado ha ribattuto che è responsabilità dello Stato proteggere i cittadini da terapie mediche dannose. La decisione della Corte è attesa per giugno 2026.

«Una questione-chiave in questo caso è se uno Stato possa regolamentare le terapie di conversione volte a cambiare l’orientamento sessuale o l’identità di genere di un giovane, così come regolamenterebbe altri tentativi dannosi da parte di operatori sanitari», afferma Suzanne B. Goldberg, professoressa di diritto e direttrice del Sexuality and Gender Law Clinic alla Columbia Law School. «Come ha spiegato l’avvocato del Colorado, i professionisti sono autorizzati dallo Stato, e il pubblico deve poter contare sul fatto che esercitino nel rispetto degli standard di cura stabiliti e senza arrecare danno».

Sulla base delle domande poste dai sei giudici conservatori, la Corte sembra orientata a pronunciarsi a favore di Chiles. «Diversi giudici hanno espresso scetticismo riguardo alla legge del Colorado, anche attraverso domande sul fatto se il Primo Emendamento proibisca agli Stati di regolamentare il discorso in base al punto di vista di chi parla, anche se si tratta di un terapeuta autorizzato», spiega Goldberg.

Ciononostante, Casey Pick, direttrice del settore legale e delle politiche del Trevor Project — la più grande organizzazione non profit al mondo dedicata alla prevenzione del suicidio e all’intervento in situazioni di crisi per i giovani LGBTQ+ — resta fiduciosa che, dopo le argomentazioni odierne, «i giudici ascolteranno le prove chiare e abbondanti» che dimostrano i pericoli delle terapie di conversione, ha dichiarato in un comunicato inviato via email a Rolling Stone. «I trattamenti di salute mentale, come quelli medici, devono essere neutrali, competenti e basati su evidenze».

Douglas C. Haldeman, PhD, psicologo clinico che ha iniziato a lavorare con i sopravvissuti alle terapie di conversione nel 1983, non è altrettanto fiducioso riguardo all’esito. «Viviamo in un’epoca di opposizione senza precedenti alla scienza, alla realtà, alla verità, e se si dice che si possono iniziare a creare politiche pubbliche basate su pregiudizi o bias, allora siamo già perduti in partenza», dice a Rolling Stone US. «Non sono ottimista su quale sarà l’esito con questa Corte Suprema».

L’attuale consenso medico è che la terapia di conversione non funziona e provoca danni. Secondo una risoluzione del 2021 dell’American Psychological Association, la terapia di conversione è associata a un’ampia gamma di conseguenze sociali ed emotive di lunga durata, tra cui depressione, ansia, tendenze al suicidio, abuso di sostanze, varie reazioni post-traumatiche, sentimenti di rabbia e dolore, perdita di connessione con la comunità, rapporti familiari danneggiati, auto-colpevolizzazione, senso di colpa e vergogna. Allo stesso modo, una ricerca del Trevor Project pubblicata sull’American Journal of Public Health ha rilevato che quando i terapeuti di conversione spingono i giovani LGBTQ+ a cambiare identità, questi hanno più del doppio delle probabilità di tentare il suicidio.

«(La terapia di conversione, nda) spesso ricorre al senso di colpa, alla coercizione e al trauma in un inquietante tentativo di far credere a una persona di valere meno semplicemente per ciò che è», ha dichiarato in un comunicato Kelley Robinson, presidente della Human Rights Campaign. «Queste pratiche spaventose possono distruggere le famiglie, peggiorare le condizioni di salute mentale e privare le persone delle loro comunità di fede».

Haldeman ha visto in prima persona i danni delle terapie di conversione nei più di 30 anni in cui ha avuto uno studio di consulenza psicologica a Seattle, dove ha trattato i sopravvissuti. «Una delle cose che ho notato, e che le rendeva così difficili, è che non solo i (pazienti, nda) non riuscivano a cambiare il proprio orientamento sessuale, ma si sentivano ancora peggio con sé stessi perché non ci riuscivano», racconta. «Ed era una doppia vergogna che portava molte persone a diventare fortemente suicidarie».

Le argomentazioni odierne arrivano a quasi quattro mesi dalla decisione della Corte Suprema, con sei voti contro tre, di confermare una legge del Tennessee che vieta le cure di affermazione di genere per i minori in U.S. vs. Skrmetti.

In Skrmetti, la Corte aveva stabilito che un parlamento statale potesse vietare una forma di assistenza sanitaria — le cure di affermazione di genere — basandosi sulla propria interpretazione delle prove mediche. La giudice Ketanji Brown Jackson ha richiamato questo precedente durante il procedimento. «Mi chiedo perché la regolamentazione qui in discussione non sia in realtà semplicemente l’equivalente funzionale di Skrmetti», ha chiesto a un avvocato dell’amministrazione Trump, che si è schierata con Chiles. «Mi sembra strano che potremmo arrivare a un risultato diverso in questo caso».

Goldberg è d’accordo. «Qui, lo Stato del Colorado ha vietato la terapia di conversione per i minori sulla base di prove molto solide del fatto che sia dannosa», spiega. «Sarebbe presumibilmente incoerente permettere ad alcuni Stati di vietare specifiche forme di cure di affermazione di genere perché le ritengono dannose, e allo stesso tempo impedire ad altri Stati di vietare la terapia di conversione perché la ritengono dannosa». Quando la Corte deciderà a giugno, oltre a pronunciarsi a favore di Chiles o dello Stato del Colorado, i giudici potrebbero anche optare per rinviare il caso a un tribunale di grado inferiore affinché riveda le ragioni del Colorado per vietare la terapia di conversione ai minori, spiega Goldberg.

«Se la Corte emettesse una sentenza limitata e rinviasse il caso a un tribunale inferiore per valutare gli argomenti dello Stato a favore della legge, questo indicherebbe che gli Stati possono continuare a prendersi seriamente la responsabilità di valutare gli standard di cura utilizzati dai loro operatori sanitari autorizzati», afferma Goldberg. «Se invece la Corte annullasse la legge del Colorado perché interferisce con la libertà di espressione di Chiles, ciò rischierebbe di minare l’autorità degli stati nel proteggere i propri cittadini da pratiche dannose da parte di terapeuti autorizzati».

Haldeman ritiene che una sentenza della Corte Suprema a favore di Chiles sarebbe disastrosa. «Ci sono più di 20 stati e numerose giurisdizioni locali che vietano la terapia di conversione da parte di professionisti autorizzati», afferma. «Tutte queste ordinanze verrebbero contestate e probabilmente non avremmo più quelle tutele. E quando quei guardrail vengono rimossi, è di nuovo stagione di caccia aperta, e torniamo indietro di 50, 100 anni».

Come sottolinea Goldberg, è importante ricordare che i divieti sulla terapia di conversione non sono una questione di partito. «Sono stati sostenuti sia da Repubblicani che da Democratici, convinti dalle ampie prove professionali che dimostrano come la cosiddetta terapia sia inefficace e dannosa, e dalle testimonianze di giovani e delle loro famiglie che hanno condiviso storie strazianti di sofferenza causata da terapeuti che cercavano di cambiare il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere», spiega. Indipendentemente dalla decisione della Corte Suprema in questo caso, Haldeman afferma che non è il momento di scoraggiarsi.

«Oggi più che mai è fondamentale che tutte le persone emarginate, e in particolare i membri della comunità LGBTQ+, mantengano il focus sulla cura di sé, sulla solidarietà, sulla resistenza», afferma Haldeman. «Non arrendersi, non lasciarsi sopraffare e cadere nella depressione, ma cercare di ricordare che arriverà un momento in cui riusciremo a superare tutto questo».

Da Rolling Stone US