Sean “Diddy” Combs condannato a 4 anni di carcere | Rolling Stone Italia
La condanna

Sean “Diddy” Combs condannato a 4 anni di carcere

Il rapper sconterà 50 mesi in prigione per l'accusa di abusi sessuali e sfruttamento, ora la difesa punterà sul ricorso e la grazia del presidente Donald Trump

Sean “Diddy” Combs condannato a 4 anni di carcere

Sean Combs nel 2012

Foto: Getty Images

Sean “Diddy” Combs, icona dell’hip hop e imprenditore miliardario, è stato condannato a quattro anni e due mesi di carcere da un tribunale federale di Manhattan. La sentenza, pronunciata dal giudice Arun Subramanian, chiude uno dei processi più seguiti degli ultimi anni negli Stati Uniti, che ha messo in discussione la figura di uno dei personaggi più influenti della cultura pop americana.

Il verdetto arriva dopo che la giuria, lo scorso luglio, aveva assolto Combs dalle accuse più gravi di tratta di esseri umani e associazione a delinquere, ma lo aveva ritenuto colpevole di due capi di imputazione legati al traffico finalizzato alla prostituzione. Secondo i procuratori, Combs avrebbe esercitato pressioni su due ex partner, costringendole ad avere rapporti sessuali sotto l’effetto di sostanze e con la presenza di escort.

Il giudice Subramanian ha definito la pena “necessaria” per sottolineare la gravità dei reati commessi: «Si tratta di abusi che hanno segnato in maniera irreparabile la vita delle vittime. La condanna deve servire da monito agli autori di violenze e allo stesso tempo come messaggio di ascolto per chi le subisce».

Durante il processo, la procura aveva spinto per una condanna a 11 anni e 3 mesi, sottolineando la “pericolosità sociale” dell’ex star. Gli avvocati della difesa, invece, avevano chiesto una pena massima di 14 mesi, considerando il tempo già trascorso in custodia cautelare e l’impatto devastante che il caso ha avuto sulla carriera del loro assistito. Se le accuse più pesanti non fossero cadute, Diddy avrebbe rischiato l’ergastolo. La condanna a 50 mesi rappresenta quindi una via intermedia, ma comunque ben più severa delle attese della difesa.

Nelle ore precedenti alla sentenza, Combs aveva inviato una lettera al giudice, sostenendo di aver vissuto in carcere un “reset spirituale”: «Il vecchio me è morto dietro le sbarre, oggi è nato un uomo nuovo. Non cerco più fama o denaro, voglio solo la mia famiglia». Un mea culpa ribadito in aula, definendo “disgustoso” il proprio comportamento. Parole che non hanno però convinto il tribunale. Anche la voce dei figli del rapper, che hanno preso la parola per chiedere clemenza, non è bastata a mitigare la decisione finale.

Il team legale di Combs ha già annunciato l’intenzione di presentare ricorso in appello. Parallelamente, i sostenitori del rapper stanno intensificando il pressing politico per ottenere un gesto di clemenza da parte di Donald Trump, al quale il team legale di Diddy aveva già chiesto ufficialmente la grazia lo scorso agosto.

Resta quindi aperto il capitolo politico di una vicenda che, oltre a travolgere la carriera di uno degli artisti più ricchi della scena musicale, rischia di diventare un nuovo terreno di scontro nell’America in piena campagna presidenziale.

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