Conor Oberst: «Loro hanno stronzate tipo Kanye e Kid Rock, noi abbiamo la magia della musica» | Rolling Stone Italia
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Conor Oberst: «Loro hanno stronzate tipo Kanye e Kid Rock, noi abbiamo la magia della musica»

Le canzoni del nuovo EP dei Bright Eyes ‘Kids Table’ e la voglia di salvaguardare l’esperimento americano: intervista al musicista che da oltre 20 anni ci strazia e ci cura

Conor Oberst: «Loro hanno stronzate tipo Kanye e Kid Rock, noi abbiamo la magia della musica»

I Bright Eyes, da sinistra Nate Walcott, Conor Oberst, Mike Mogis

Foto: Mario Heller

L’ultimo anno è stato bello intenso per Conor Oberst. A settembre del 2024 ha pubblicato l’undicesimo album in studio dei Bright Eyes Five Dice, All Threes. Era il primo vero disco del gruppo che condivide con Mike Mogis e Nate Walcott dal comeback album del 2020 Down in the Weeds, Where the World Once Was. Un paio di giorni prima dell’uscita Oberst ha però avuto seri problemi alla voce dopo alcuni concerti di riscaldamento e la band è stata però costretta a cancellare tre date.

«Mi sembra siano passati tipo 10 anni», racconta Oberst dalla sua casa a Omaha, Nebraska. Non riesce a capacitarsi che invece sono trascorsi solo 12 mesi. «M’hanno spiazzato i messaggi che ho ricevuto qualche giorno fa: “Buon anniversario del disco”. Cosa?! Pazzesco. È stato tipo un secolo fa».

Se l’uscita di Five Dice, All Threes sembra lontana è anche perché nel frattempo i Bright Eyes hanno fatto un lungo tour di successo (che continuerà in Asia a novembre) pieno di canzoni cantate in coro dal pubblico inframmezzate da prese di posizione a sostegno dei diritti fondamentali di persone trans e immigrati. E a fine settembre hanno pubblicato l’EP di otto canzoni Kids Table.

Avete sempre avuto l’intenzione di fare un EP dopo l’album o vi siete ritrovati per le mani troppe canzoni?
È una cosa che abbiamo sempre fatto… Prima di Lifted e di Cassadaga abbiamo pubblicato degli EP. All’epoca avevamo la nostra etichetta e ci inventavamo sul momento le regole da seguire. Registravamo sempre più canzoni di quante ne finivano sull’album e ogni EP aveva cinque canzoni extra, oltre a una che sarebbe poi finita nell’album. Ora abbiamo fatto sostanzialmente la stessa cosa, solo che l’EP è uscito dopo. È una specie di reverse engineering delle nostre vecchie abitudini.

Bright Eyes - Dyslexic Palindrome (feat. Hurray for the Riff Raff) [Official Video]

Com’è che queste canzoni son rimaste fuori da Five Dice, All Threes?
A volte ci sono canzoni come Shakespeare in a Nutshell, a cui avevamo iniziato a lavorare prima dell’album, che prendono una direzione troppo strana o semplicemente non sembrano adatte al disco. Che poi Kids Table, 1st World Blues e Dyslexic Palindrome erano tutte candidate a entrare nel disco. Anzi, Kids Table poteva essere un singolo visto che è una delle più accessibili, ma l’abbiamo volutamente tenuta da parte sapendo che avremmo poi fatto l’EP. A me piace Victory City. Avrei voluto metterla nell’album, ma non si trovava la giusta collocazione. Facciamo ancora dischi con l’idea che le persone li ascoltino dall’inizio alla fine. Siamo dinosauri. E avendo l’esperienza dell’etichetta, dobbiamo anche pensare a quanti minuti di musica si possono mettere su un vinile.

Tutto cambia ed evolve continuamente, specialmente nell’industria musicale. È quasi irriconoscibile rispetto a 25 anni fa. Bisogna farci i conti. La mia definizione di successo è: longevità. Ho visto tantissimi musicisti di talento, smettere e trovarsi impieghi normali. Il fatto che io possa ancora fare il musicista scrivendo le mie piccole canzoni è già una vittoria.

Nell’EP c’è una cover emozionante di Sharp Cutting Wings (Song to a Poet) di Lucinda Williams. Era importante registrarla?
Quando sono tornato a casa dopo i problemi che ho avuto alla voce, ho sentito il bisogno di rimettermi a cantare, sì, ma cosa? M’è venuto in mente quel pezzo. Lo canto da 25 anni per me e per i miei amici e adoro Lucinda sia come persona che come artista. L’ho cantato tantissimo, ma non l’ho mai registrato. Mi sembrava un buon punto di ripartenza. Lo considero il pezzo centrale dell’EP.

Bright Eyes - Sharp Cutting Wings (Song To A Poet) [Official Visualizer]

1st World Blues è la versione dei Bright Eyes di un pezzo ska. Com’è stato avventurarsi in quel sound?
Immagino non si capisca dalla musica che facciamo, ma da ragazzi amavamo ska e punk-rock. Ci dicevamo: stiamo facendo punk, ma con le chitarre acustiche e le fisarmoniche. Per noi era comunque punk anche perché l’etichetta indie mi sembrava descrivesse il modo in cui la musica viene pubblicata, non il sound. E poi secondo me i Bright Eyes sono unici anche perché fanno molti tipi diversi di musica. Scrivo principalmente pezzi folk e la mia voce e il songwriting hanno un certo tono, ma una volta che le hai composte, puoi vestire le canzoni come preferisci. È come entrare in un grande guardaroba e prendere un abito. Così facendo, allarghi i tuoi orizzonti creativi. Ma non è che vogliamo iniziare una nuova carriera come band ska…

Ti preoccupi mai delle reazioni del pubblico quando fai cose del genere?
È curiosa questa cosa perché mi considero uno che cerca di piacere agli altri. Detesto i conflitti. Ma sfortunatamente, o forse fortunatamente, c’è una parte dei fan che non ama la nostra musica non appena la pubblichiamo. Poi di solito si ricredono, ma ci vogliono più o meno cinque anni prima che avvenga. È una cosa che è successa per molti nostri album. Chi è legato alla band da tempo sa da dove veniamo e cosa cerchiamo di fare. Credo sia positivo sfidare il pubblico a uscire dalla propria zona di comfort e addentrarsi un po’ nella follia di ciò che facciamo. Abbiamo un catalogo così vasto che, se ti ci vuoi immergere, è bene che tu sappia trattenere il respiro a lungo.

Forse la longevità della band è dovuta anche alla voglia di provare cose nuove senza timori.
Parlo da fan: se qualcuno fa un album incredibile, non voglio che dopo cerchi di farne uno simile perché la maggior parte delle volte esce una copia meno bella. Abbiamo cercato di non cadere in quella trappola. I’m Wide Awake, It’s Morning è il nostro album più commerciale e anche quello è stato un po’ un colpo di fortuna. Stavamo cercando di fare un album folk anni ’70, alla Jackson Browne o Neil Young. Anche quello era un esperimento, tutti i nostri album lo sono. Molto semplicemente, I’m Wide Awake è riuscito a catturare lo zeitgeist.

Quest’anno quell’album e Digital Ash in a Digital Urn compiono 20 anni e Fever and Mirrors ne fa 25. Il tema del passaggio del tempo è presente nel nuovo EP. Ci avete pensato?
A me il passare del tempo e la morte ossessionano fin da quando ero bambino. E sono temi presenti in tutta la mia musica. Ma capisco cosa intendi quando parli degli anniversari. Ho visto suonare i Grandaddy a L.A. e facevano i pezzi dell’album che avevano pubblicato quando ci hanno portati in tour con loro, ed era il 2000. Mi sembrava d’avere le allucinazioni, facevano esattamente la stessa cosa di quando avevo 20 anni. In quanto ai Bright Eyes, cerchiamo di mettere nelle set list sia i pezzi nuovi, sia quelli rappresentativi della nostra storia. Così facendo, il confine fra essere nostalgici e stare nel presente diventa meno netto. A volte mi fermo a pensare: wow, queste canzoni sono rilevanti anche se hanno 20 anni.

Quale canzone ad esempio ti dà quest’impressione?
Durante il tour raccontavo la storia di Old Soul Song (For the New World Order). L’ho scritta nel 2003 prima della guerra in Iraq. Era un brutto periodo, molta gente ha perso la vita inutilmente a causa di quella guerra. Ora è peggio. Stanno distruggendo le fondamenta dei valori del nostro Paese e i pilastri democratici del nostro governo, che una volta sembravano immutabili. È dieci volte più pericoloso che nel 2003, ora lottiamo per salvaguardare l’esperimento americano che dura da centinaia di anni.

Bright Eyes - Victory City (Official Visualizer)

I Bright Eyes non hanno mai smesso di schierarsi, specialmente nell’ultimo tour.
Ovunque andassimo, abbiamo cercato di diffondere un messaggio: ogni persona sulla Terra ha la stessa dignità. Si tratta di far sì che le persone si comprendano l’un l’altra e capiscano che quando attacchi qualcuno, specialmente se è in grande svantaggio rispetto a te, stai solo ferendo te stesso. Ti fai del male moralmente. Fai del male alla tua anima. Fai del male alla società. Peggiori le cose. Non vado certo a prendermi per mano coi MAGA, ma dobbiamo capire che tutto si riduce all’umanità e al riconoscere l’umanità di ogni singola persona sulla Terra. Questo è ciò che, a modo mio, ho cercato di dire dal palco.

Vendevate magliette con su scritto “Deport Conor Oberst” per raccogliere fondi per il National Immigration Law Center e avete lanciato la Poison Oak Foundation per finanziare organizzazioni LGBTQ+. Perché è importante per voi?
Per le persone trans a cui voglio bene. E perché attaccare gli immigrati o i trans è l’esempio perfetto di quanto in basso è arrivata la nostra politica. È solo crudeltà e va denunciata come tale. M’intristisce. Mi fa venire voglia di piangere. Non abbiamo una piattaforma potente, ma cerchiamo di usare quella che abbiamo per alcune cose semplici e indiscutibili. Oltre a raccogliere fondi, che sono disperatamente necessari soprattutto per la difesa legale contro questa legislazione assurda che rende possibili azioni illegali e incostituzionali, si tratta di far sapere a quelle comunità che non sono sole, che ci sono persone che le sostengono. Dovremmo farlo tutti. Dovremmo schierarci con qualunque voce, piattaforma, denaro o risorsa abbiamo, è la cosa giusta da fare. Forse dovrei incazzarmi di più, ma cerco di essere un cittadino attivo e di dire almeno ciò che penso sia giusto o sbagliato. C’è una frase in Shakespeare in a Nutshell che dice: “Fai quel che riesci o fai quel che non riesci”. Intendo dire che a volte, quando pensi di non potercela fare, lo fai comunque.

La musica non può risolvere problemi del genere, ma può dare un po’ di conforto nell’affrontarli.
A me capita come ascoltatore. È uno dei trucchi che abbiamo, o meglio, che ha chi ha ancora un cuore e non vuol far soffrire il prossimo. Un trucco che noi abbiamo e loro no è la magia. La musica è magia, la musica è medicina, e noi ce l’abbiamo. Loro hanno stronzate tipo Kanye e Kid Rock, ma non sono niente rispetto alla vera magia.

Da Rolling Stone US.

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